Molteno, salumificio Riva: importiamo dall'estero, ma la lavorazione del cotto avviene qui. Fanno la guerra a noi, ma diamo lavoro a 100 persone
"Siamo rimasti male per la protesta di Coldiretti perchà© non crediamo di meritarci questo trattamento. Abbiamo sempre cercato di lavorare al meglio e si è innescata questa guerra fratricida quando ci sono aziende che hanno spostato l'intera produzione all'estero". E' amareggiato il commento di Umberto Riva, titolare del Salumificio Fratelli Riva, quando gli chiediamo un commento rispetto alla recente protesta indetta da Coldiretti fuori dai cancelli di via Rossini.

Il salumificio Riva di Molteno
Un'amarezza subito scacciata da un repentino moto d'orgoglio: "Venga, le faccio vedere come lavoriamo". Cammina speditamente Umberto Riva, con la solerzia tipica del brianzolo più a suo agio con il lavoro che con le parole, per condurci all'interno dello stabilimento.
Le misure sanitarie sono rigorose e non si scappa, anche noi dobbiamo sottoporci alle procedure igieniche per poter entrare. Camice, cuffia, sovrascarpe, sterilizzazione delle parti scoperte e registro d'ingressi.
Lo stabilimento è vasto un'area di 8 mila mq complessivi in cui quotidianamente lavorano oltre 100 dipendenti. Le cose col tempo sono cambiate.
Quel salumificio nato nel 1969 per iniziativa dei fratelli Luciano e Umberto che copriva tutto il ciclo lavorativo delle carni, dalla macellazione alla produzione, è diventato oggi un'impresa specializzata che ha dismesso l'attività di macellazione focalizzandosi nella produzione del prosciutto cotto, prodotto leader del mercato italiano.

Le cosce arrivano crude e appena macellate e all'interno dello stabilimento avviene l'intero processo di trasformazione. E proprio queste cosce sono state l'oggetto della protesta di Coldiretti: "assedio straniero al prosciutto italiano".
"E' vero" ha risposto Umberto Riva "le cosce che lavoriamo sono per lo più danesi e olandesi. Ma l'intero ciclo di trasformazione avviene qui. Le cosce fresche vengono disossate, pressate, cotte e confezionate in questo stabilimento realizzando un prodotto tradizionale. Anche l'infusione di aromi viene fatta qui secondo una nostra ricetta segreta quindi si può dire che sia un prodotto italiano a tutti gli effetti, solo la materia prima è estera ma questo non avviene solo da noi".
Come ci spiega il titolare infatti, la maggior parte dei produttori di prosciutto cotto utilizza carni estere perchà© di taglia più piccola e soprattutto più magri. A determinare questa situazione è il mercato.

La protesta di Coldiretti davanti ai cancelli del salumificio Riva
"Noi produciamo un prodotto che chiamiamo Prosciutto Cotto Nazionale, realizzato al 100% con cosce di suini italiani" ci spiega Umberto Riva. "Lo stiamo spingendo molto sul mercato ma il consumatore non lo vuole perchà© è troppo grasso. Per questo motivo spesso la materia prima è d'importazione. Ma tutto è in regola, niente sotterfugi non inganniamo il consumatore, ogni pezzo di carne, oltre ad aver marchiata a fuoco la nazionalità di origine, è contrassegnato da un codice che lo rende perfettamente rintracciabile risalendo al macello".
Rintracciabilità ma non provenienza, questo il fulcro della protesta di Coldiretti che lamentava il buco legislativo che consente la dicitura "prodotto italiano" anche quando la materia prima è estera.
"Adesso per legge è prevista solo la rintracciabilità attraverso l'indicazione del numero di lotto. Nel momento in cui la legge ci chiederà di indicare sull'etichetta anche la provenienza della materia prima lo faremo anche perchà© non l'abbiamo mai tenuto nascosto, siamo assolutamente d'accordo" conclude il titolare. "Diamo lavoro a oltre 100 dipendenti, la nostra azienda è cresciuta molto e continua ad investire in tecnologia e risorse, abbiamo sempre cercato di lavorare al meglio" aggiunge il consulente Enrico Viganò. "Quello che ci rattrista è vedere che viene fatta guerra a noi quando ci sono aziende che trasferiscono l'intera produzione all'estero".
Marta Mazzolari