Molteno: il sistema pensionistico in Italia. La storia delle riforme e ipotesi sul futuro

Un sistema fondato sul patto generazionale, in cui sono i giovani a sostenere i più anziani. Si basa su questo presupposto il nostro attuale sistema pensionistico, al centro di una serata promossa dall'associazione L'asino di Buridano con il patrocinio del comune di Molteno.
A parlarne, dopo l'introduzione del presidente Simone Galimberti e il saluto del sindaco Giuseppe Chiarella, è stato Riccardo Puglisi, professore di economia all'università di Pavia e redattore de "lavoce.info", che ha messo in chiaro come occorrerebbe creare una maggiore consapevolezza finanziaria nella popolazione: sono ancora forti i pregiudizi verso i mercati finanziari e spesso non si possiedono le basi per poter compiere le giuste valutazioni.

Il nostro sistema pensionistico pubblico è detto a ripartizione, vale a dire che la produzione annuale di reddito dei lavoratori serve per finanziare le pensioni dei pensionati attuali. Una parte del reddito passa quindi da chi lavora a chi è in pensione, ma è una quota senza "tesoretto": manca infatti il capitale. Nel sistema a capitalizzazione, invece, i lavoratori sono obbligati ad accantonare una parte del reddito che viene pagata come contributi. Queste risorse vengono accumulate in un montante, che andrà a crescere sui mercati finanziari al fine di ottenere una rendita mensile. "C'è la convinzione diffusa che il nostro sia un sistema a capitalizzazione, ma non è corretto - ha precisato il docente - Qui non c'è il capitale. Il patrimonio dell'Inps vale 30 miliardi di euro: se l'ente vende tutto, paga le pensioni per un mese e mezzo, poi finisce il patrimonio. Se c'è un problema demografico con meno persone che lavorano e più persone che ricevono le pensioni, va in crisi il sistema pensionistico perché salgono le uscite e scendono le entrate. Si può quindi intervenire rendendo meno generose le pensioni o aumentando i contributi, ma sono riflessi meno belli. La soluzione consiste nell'aumentare l'età pensionabile".
Il professore ha poi preso in analisi le differenti riforme che da anni si affacciano nel panorama pensionistico italiano, dando vita a una produzione legislativa che rincorre i cambiamenti. A fronte di pensioni più generose e flessibili per il sistema di calcolo retributivo, ci sono state riforme più aggressive che hanno introdotto un metodo contributivo, ma anche forme intermedie come il sistema di calcolo misto. Il ministro Brodolini nel 1967 introdusse un sistema a ripartizione, poi arrivarono negli anni '90 le riforme Amato e quella firmata da Lamberto Dini nel 1995. Ci sono poi state le riforme Maroni, la Damiano che ha introdotto le quote per arrivare alla nota riforma Monti-Fornero, che ha inserito un meccanismo in base al quale i contribuenti vengono tutti assoggettati a un sistema di calcolo contributivo. Ci sono poi state la riforma Renzi e quota 100. "Il sistema, per non sconquassare i conti pubblici, è stato stabilito come temporaneo e dura tre anni. Vediamo se si tornerà alla riforma Fornero o se si trova riforma graduale. Questo è un tema di finanza pubblica rilevante di cui si occuperà governo Draghi". Sulle ipotesi di intervento il professore ha specificato che "lo sbaglio è comune e non raro. Si andrà nella direzione di tornare alla riforma Fornero che è un meccanismo contributivo. Si tornerà gradualmente al sistema precedente con età di pensionamento a 67 anni e non lo si farà per specifiche attività lavorative ritenute usuranti. Stiamo andando nella direzione buona di aumentare l'età pensionabile".
Proprio per un meccanismo sempre più orientato alla contribuzione, si fanno frequenti le ipotesi di integrazione del sistema pubblico con quello privato.

"Con riferimento al settore in cui sei impiegato oppure volontariamente, decidi di risparmiare in maniera coercitiva di più: sono i sistemi a capitalizzazione. Il meccanismo pubblico è di deduzione fiscale - ha aggiunto Puglisi - È un sistema iniquo perché risparmia di più chi ha un'aliquota più elevata, però si dà una spinta forte perché le persone risparmino, quindi ci sono parecchi fondi aggiuntivi che possono essere riutilizzati in funzione macro economica. Le persone dovrebbero educarsi alla saggezza finanziaria: conta l'educazione finanziaria per prendere scelte su consumo e risparmio".
Sul futuro che ci aspetta, il docente si è detto fiducioso in quanto la valutazione deve essere compiuta dal punto di vista dell'andamento futuro delle entrate e delle uscite del sistema pensionistico. "Il sistema è reso più sostenibile dalla sequenza delle riforme passate, che rendono sostenibile il sistema, tagliando la "gobba": non c'è un incremento della spesa pensionistica, perché c'è un aumento dell'età pensionabile e si risparmia. La possibilità di uno sconquasso è molto bassa". Una riforma, quindi, deve essere sostenibile e contenere una valutazione previdente che permetta di evitare troppe spese pensionistiche a fronte di pochi contributi.
M.Mau.
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