Missaglia celebra San Vittore. Messa con Monsignor Stucchi e rogo del pallone

Domenica 9 maggio i fedeli di Missaglia si sono riuniti in occasione della festa di San Vittore, patrono della basilica. I festeggiamenti hanno preso il via alle ore 10 con la messa presieduta da Monsignor Luigi Stucchi, alla presenza delle autorità cittadine: il sindaco Bruno Crippa, l'assessore Paolo Redaelli ed una rappresentanza dell'associazione nazionale carabinieri con sede in paese.

Da sinistra don Andrea Scaltritti, Monsignor Luigi Stucchi, don Bruno Perego e don Stanislao Brivio

Proprio in ricordo del santo (morto decapitato dopo atroci torture e una fuga rocambolesca dopo le prime catture, e celebrato dall'inno vergato di proprio pugno da Sant'Ambrogio, all'epoca in cui era stato acclamato Vescovo di Milano), prima della liturgia è stato bruciato il pallone affisso al soffitto della parrocchiale.

La messa solenne - che ha visto come prima lettura proprio un estratto della vita del santo che, per difendere la sua coerenza morale, sino all'ultimo, ha subito i più incivili tormenti - si è aperta con le parole del parroco don Bruno Perego. Nel ringraziare Monsignor Luigi Stucchi per la sua presenza, il sacerdote ha invitato i numerosi fedeli a rivolgere un preghiera al patrono, per domandargli la grazia e pregarlo di essere come lui, testimoni nella speranza e nell'amore di Dio.

L'omelia, tenuta proprio da Monsignor Stucchi, ha ripreso le parole di don Bruno. ''Mi sento piccolo in profondità, piccolo in questo intreccio di comunità cristiana e civile, piccolo dentro la grazia, luce della parola e di Dio e di questo grande mistero, il martirio, tanto presente in tanti luoghi ma poco presente nella coscienza attuale dei cristiani. Anche in questa solennità mi sento piccolo, ma grato e riconoscente per essere qui, per vivere questo annuncio permanente della presenza di Cristo''.

Il religioso ha poi approfondito la simbologia del fuoco, segno di sacrificio (basti pensare alle offerte sacrificali nei tempi antichi, che si svolgevano proprio bruciando l'intero animale in favore delle divinità). ''Dovremmo coltivare il desiderio di essere bruciati e consumati, per raggiungere nel profondo Dio''.

''Siamo chiamati ad offrire la vita, come nel martirio, per raggiungere qualcosa di più grande. Sono felice di essere qui con don Bruno, la sua chiamata mi ha reso felice, perché proprio sua, che ha vinto la prova del Covid. La prova è sempre difficile da interpretare, perché il suo significato è qualcosa di più grande, legato all'amore di Dio. E, in tema di prove, cosa ci sta succedendo oggi? Per quale motivo? Se superiamo questa prova, come e quanti saremo? Quale sarà la vera vittoria? Perché noi non siamo direttamente chiamati a passare per le forche caudine della prova diretta del martirio? Tali riflessioni sono ancor più importanti, nella ricorrenza odierna, celebrando un santo morto giovanissimo per dare senso alla cristianità. Certamente non potremmo evitare la morte, perché è essa stessa parte della vita, e fine della vita medesima. Quindi, come vincere la morte? È proprio il martirio la grande trasformazione del senso della morte. Sono quindi tante le domande, ma è una sola la risposta, e il cristiano la conosce: il crocifisso di Dio risorto'' ha detto il religioso.

Le autorità civili e militari intervenute alla liturgia

''Vincere la morte è vincere le conseguenze del peccato, e chi chiarisce tutti gli enigmi della vita e dà senso alle domande è il Signore Gesù, crocifisso e risorto. I martiri, nonostante tutte le atroci sofferenze patite, addirittura cantavano, perché custodivano la loro vita per donarla al Risorto. La festa di San Vittore, pertanto, non è solo una festa esteriore, ma è la manifestazione della presenza viva di Cristo, che ci invita a donare noi stessi per Lui. Allora, è proprio il martirio la prova della nostra forza di fede. Così, i nostri corpi diventeranno incorruttibili: il martire non tollera una fede sbiadita e inquieta, ma accetta unicamente una fede viva, fatta di coerenza, condivisione, gioia e generosità. Spero pertanto che la festa patronale susciti un vero sentimento cristiano, dai più grandi ai più piccoli''.

I volontari all'esterno della basilica per il menu d'asporto

Prima di congedare i fedeli - attesi da un servizio di ristorazione da asporto a cura dei volontari della comunità, con vitello tonnato e branzino in menù - un pensiero è stato rivolto anche a tutte le madri. ''Oggi è anche la festa della mamma, che donano la vita come madri di vita, consapevoli della bellezza del loro dono'' le parole conclusive di Monsignor Stucchi.
Marina Temperato
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