Sirtori: Mariagrazia Calandrone ospite della Biblioteca e Rifugio


Il linguaggio poetico è tornato al centro dell'attenzione durante l'ultimo incontro online organizzato dal gruppo giovani di Sirtori, Ri.fu.gio in collaborazione con la Biblioteca Comunale, che insieme hanno invitato a parlare del suo nuovo libro l'autrice romana Mariagrazia Calandrone. Un'artista poliedrica, scrittrice, poetessa, regista e autrice molto nota anche nel panorama del giornalismo italiano, la cui fama è sicuramente accresciuta dopo la pubblicazione del suo "Splendi come vita", edito da Ponte alle Grazie e candidato al premio Strega 2021. "Un caso letterario" è stato definito dal poeta Franco Buffoni non solo grazie al suo successo mediatico ma anche perché si tratta di una storia che nasce dall'incontro di vita e arte, di prosa e poesia. Nella serata di lunedì 17 maggio, collegati in videoconferenza, ci sono stati dunque i moderatori dell'evento, la bibliotecaria Gloria Serratore e il rappresentante di Rifugio Aziz Sawadogo, insieme al sindaco di Sirtori Davide Maggioni e al consigliere Francesca Mauri, i quali hanno dato il benvenuto e ringraziato la poetessa per aver accettato l'invito. La storia che Mariagrazia racconta è potente e magica e a tratti quasi inverosimile tanto che il lettore potrebbe facilmente dimenticarsi che si tratta in realtà di un racconto autobiografico, dove il linguaggio della letteratura si mischia fin da subito con il linguaggio della cronaca. Il libro si apre infatti con un articolo di giornale del 1965 dove viene riportata la notizia di una madre suicida nelle acque del Tevere che abbandona la figlia nei giardini di Villa Borghese a Roma.

La bambina è ovviamente Mariagrazia, ma la descrizione di questo abbandono non è comunque il fulcro della narrazione, che invece si sviluppa attorno alla scoperta del concetto di "disamore", che la scrittrice stessa ha spiegato meglio nel suo intervento: "Ho scoperto che il disamore è una reazione molto comune dei genitori adottivi, i quali si sentono mancanti in qualcosa rispetto al genitore biologico. Mia mamma mi disse infatti all'età di 4 anni che lei non era la mia vera madre e una volta che mi ha reso consapevole di ciò ha cominciato a credere che questo mio sapere mi avrebbe portato inevitabilmente a distaccarmi da lei. Il disamore nasce quindi da questo grande equivoco che è partito quando lei ha iniziato a diffidare del mio sentimento di affetto e di amore nei suoi confronti, una situazione che con l'adolescenza è diventata più tesa. Con la morte di papà, che era la colonna emotiva della famiglia, si apre poi un nuovo capitolo della mia vita che nel libro ho intitolato Inferno e che racchiude il significato intenso di questo disamore. La notizia dell'adozione in sé era infatti un nonnulla, una notizia che per me non cambiava le regole del gioco, ma che al suo interno portava comunque i germi di qualcosa che sarebbe poi diventato più grave, fino ad assumere una forma rinnovata e matura dopo la giovinezza". Per poter maturare il modo corretto di parlare della propria storia, Mariagrazia ha detto di averci praticamente messo la vita intera, fino a quando ad un certo punto ha semplicemente capito che era arrivato il tono giusto con cui poterla scrivere, che le consentisse di far diventare la sua esperienza universale, archetipica e trasversale. Lo scopo non era difatti quello di scrivere meramente un'autobiografia, ma di portare con sé il lettore in un viaggio alla scoperta dei lati più intimi e misteriosi dell'essere umani grazie al linguaggio della poesia, che è lo strumento per eccellenza per creare un dialogo collettivo con la parte più incandescente dell'anima. Quindi, ripercorrendo alcune emozioni e sensazioni dell'intelligenza amorosa dell'infanzia prima e dell'adolescenza poi, l'autrice racconta anche alcuni episodi che riguardano direttamente anche chi legge.

Lo stile, definito da Mariagrazia stessa come prosa musicale, aiuta anche in questo senso a coinvolgere il lettore grazie al suo andamento ritmico e attraverso degli accapo inattesi che catapultano ancora una volta nel linguaggio universale della poesia. "Come si fa a rovesciare il sentimento di disamore in amore?" ha chiesto qualcuno nel corso della serata, e la risposta dell'autrice non è stata esitante: avendo molta fiducia. Rivivendo la propria storia Mariangela ha infatti detto di aver compreso che questo amore in realtà c'è sempre stato, ma era nascosto dietro a una sorta di gioco di ruolo e di dinamiche cristallizzate che rendevano difficile vedere oltre l'apparenza. Quest'ultima è infatti non a caso una delle principali funzioni della poesia e della scrittura in generale, che cerca di scardinare la superficie per far emergere i vari punti di vista, fino a raggiungere il più ampio punto di vista possibile. "Grazie alla fiducia si può recuperare tutto l'amore che si cela dietro questo grande scherzo" ha concluso l'autrice, rispondendo poi al seguito delle domande che i partecipanti le hanno rivolto a turno.
M.B.
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