Missaglia: Palamara, Sallusti, Uggetti (ex sindaco di Lodi) a confronto sulla giustizia

''Può esserci una giustizia imparziale?''. La domanda posta dall'onorevole Maurizio Lupi sul palco del salone polivalente dell'oratorio di Missaglia, ha fatto da filo conduttore all'intera serata di lunedì, quando incalzati dall'esponente di Noi con l'Italia - già sottosegretario e ministro nel Governo Renzi - tre relatori illustri hanno parlato di giustizia nell'incontro organizzato dalla Fondazione Costruiamo il Futuro.

Da sinistra Simone Uggetti, Luca Palamara, Maurizio Lupi e Alessandro Sallusti

A fornire lo spunto al dibattito è stato il libro ''Il Sistema'' scritto a quattro mani da Luca Palamara (ex presidente dell'ANM - associazione nazionale magistrati) e Alessandro Sallusti, neo direttore di Libero. Un'opera editoriale che ha già fatto parecchio discutere, trattando un argomento tanto delicato quanto controverso: il potere della magistratura e l'influenza che ha avuto sulla politica italiana. Il tutto ''letto'' dal punto di vista di un personaggio che negli ultimi anni si è fatto conoscere al grande pubblico soprattutto nei salotti tv, dove - dopo essere finito al centro di polemiche accese - ha spesso rivendicato la necessità di una magistratura autonoma e indipendente, degna aspettativa di quello che dovrebbe essere un Paese democratico.

Invece, secondo Palamara, la realtà sarebbe ben lontana da tutto questo. Spesso infatti, con la complicità di polizia giudiziaria e ''certa stampa'' e complice la debolezza della classe politica, la magistratura e i suoi protagonisti rischiano di diventare il vero centro di potere del sistema italiano, alterando il normale equilibrio tra i rapporti dello Stato.
A testimoniare la tesi sostenuta dagli autori del libro, un esempio in carne e ossa: Simone Uggetti, ex esponente del Partito Democratico ed ex sindaco di Lodi, finito nel 2016 al centro di un'indagine per turbativa d'asta chiusasi con l'assoluzione in Appello ''perchè il fatto non sussiste''.

''La condanna più forte per me è stata quella al silenzio, perchè per cinque anni non ho potuto dire la mia. Mi è stata di fatto impedita questa possibilità'' ha detto, aggiungendo di essere stato bersaglio di un ''massacro mediatico pesantissimo''.
L'ex primo cittadino del capoluogo lombardo ha raccontato la sua vicenda giudiziaria, con l'arresto quella mattina di un lustro fa, sfociato nella traduzione a San Vittore dove è rimasto per una decina di giorni, entrando a contatto con gli altri detenuti. ''La parte più dura per me sono stati i venticinque giorni ai domiciliari perchè sapevo di avere agito nell'interesse della mia comunità e desideravo dimettermi dall'incarico da uomo libero. I sindaci troppo spesso sono l'elemento più esposto e sensibile della classe politica'' ha aggiunto, ringraziando il fratello che gli è sempre stato accanto e confessando l'enorme sofferenza provata.

Uggetti si è poi definito vittima di un connubio incestuoso di potere, quello dato dall'alleanza fra Procura, stampa (non tutta) e politica, con gli ultimi due che a suo dire sarebbero dotati di scarso coraggio, limitandosi a dare per buone le tesi accusatorie, prima ancora che l'indagine venga portata a termine.

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''Ero accusato di aver favorito una società, peraltro partecipata del Comune. Un affare da 5mila euro, su un bilancio di 100milioni di euro qual era quello della città di Lodi. Dobbiamo far sì che si fermi la caccia all'amministratore pubblico che deve avere per forza degli interessi, ridando invece dignità al ruolo di sindaco'' ha aggiunto Uggetti, auspicando che la propria storia possa insegnare qualcosa. ''Perlomeno la mia vicenda ha contribuito ad accendere un dibattito politico su questo tema''.

Il saluto di don Bruno Perego, parroco di Missaglia e ''padrone di casa''

Nel rivendicare quanto sia importante continuare a nutrire fiducia nella giustizia, l'onorevole Lupi ha ceduto la parola ad un altro protagonista della serata: Luca Palamara. Nel raccontare come è avvenuto l'incontro con Sallusti, l'ex presidente dell'ANM ha spiegato di essersi chiesto più volte negli ultimi tempi quale fosse il ruolo della magistratura e se il sistema attuale - a settant'anni dall'entrata in vigore della Costituzione - sia ancora credibile. La risposta che si è dato, non è stata incoraggiante. ''Purtroppo molto spesso l'indagine penale diventa motivo per strumentalizzare o agevolare una parte politica, alterando le regole dello stato democratico. In questo libro ho raccontato una storia vera, inserendo tutto quello che potevo documentare, rivolgendomi all'intera magistratura e ai cittadini'' ha detto.

Ha fatto invece autocritica, da giornalista, Alessandro Sallusti, puntando il dito contro ''certa'' stampa, che permetterebbe alla magistratura di fare quello che vuole. E a testimonianza di questo fatto, l'attuale direttore di Libero ha evidenziato come molti colleghi non abbiano scritto nulla del libro confezionato insieme a Palamara, nonostante l'enorme successo ottenuto in termini di vendite. ''Spesso i giornali danno per vera una tesi accusatoria ancora tutta da dimostrare e se questo ancora non basta, serve un partito che stia al gioco e che la sostenga'' ha aggiungo, ritenendo che nella vicenda del sindaco Uggetti ci fossero tutti gli elementi che metterebbero in luce la distorsione del sistema giudiziario: una magistratura giovane e una stampa complice. Con un ulteriore affondo generale, riferendosi alla Procura e ai suoi rappresentanti: ''in alcuni PM e giudici vige il convincimento che per fare carriera bisogna finire sui giornali per attirare l'attenzione del sistema, possibilmente mettendo sotto indagine qualche sindaco'' ha detto Sallusti, che ha poi dato il merito a Palamara di aver contribuito con le sue accuse, a smuovere le acque, anche nella politica.

Un libro, quello presentato ieri sera, che tocca - e non in maniera indolore - diversi temi: la separazione delle carriere, l'obbligatorietà dell'esercizio dell'azione penale, l'assetto del Consiglio superiore all'interno della magistratura. Tutti argomenti sui quali serve - a detta dei due autori - una riflessione che non metta mai in discussione l'autonomia e l'indipendenza della politica dalla giustizia. E viceversa.
G. C.
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