Garbagnate: colleghi sul monte Rosa nel giorno della tragedia a due ragazze

Un'amicizia nata dopo il lockdown, una passione comune, un allenamento costante e il sogno è riuscito. Alessio Rigamonti, 29 anni di Garbagnate Monastero e il collega Mauro Sesana, 45 anni hanno raggiunto, lo scorso fine settimana, la capanna Margherita, nel gruppo del Monte Rosa, a 4.550 metri di altitudine. Lo hanno fatto lo stesso giorno in cui le due amiche piemontesi, sorprese da una bufera, hanno perso la vita assiderate. Della disgrazia, i lecchesi hanno però appreso solo al rientro dalla via alpina.

Alessio e Mauro in vetta


La loro amicizia è sorta spontaneamente: dopo il lockdown hanno iniziato a coltivare un rapporto al di fuori dell'attività lecchese dove sono impegnati per l'intera settimana lavorativa.
"Ci siamo trovati l'anno scorso scoprendo la comune passione e, un po' per gioco, ci siamo dati l'obiettivo del monte Rosa: siamo molto soddisfatti di quanto abbiamo fatto" racconta Alessio, che ha iniziato a costruire lo scorso anno una buona esperienza. "Mi piaceva la montagna ma non avevo mai praticato perché non ho mai trovato nessuno con cui andare. Prima facevo corsa, palestra e crossfit ma poi il Covid ha interrotto tutto e ho cercato un modo per uscire dagli allenamenti classici. Il lockdown mi ha invece portato questa occasione. Se non ci fosse stato, avrei continuato a fare gli altri sport ma non avrei mai portato a casa soddisfazioni: quello che vedi a 4.000 metri non lo vedi se rimani nelle pareti della palestra".
L'allenamento è partito da itinerari classici vicino a casa come Resegone, Legnone e il gruppo delle Grigne. "Mauro mi ha proposto diverse uscite: all'inizio pensavo di non farcela, ma non è stato così. Abbiamo fatto tutto con gradualità, con sentieri sempre più impegnativi, qualche ferrata, uscite con i ramponi per prepararci a una via alpinistica. Tutto è stato organizzato per migliorare la praticità di andare in montagna: ci sono situazioni in cui devi arrampicarti, usare l'attrezzatura. Quando arrivi a certe quote c'è la soddisfazione, ma cerchi di puntare in alto sempre con la testa. L'allenamento poi è importante: abbiamo mantenuto la costanza e sviluppato la resistenza".

A fine giugno i due amici hanno fatto un'uscita di prova per valutare l'acclimatamento, raggiungendo la vetta del Castore, oltre 4.000 metri. "Personalmente non ero mai arrivato a certe altezze ed effettivamente ho avuto un mal di testa fortissimo - racconta Alessio - Ci siamo svegliati presto e abbiamo fatto la cresta, cercando di capire come andava fisicamente. Camminavamo con il sole, il tempo di imbragarsi ed è arrivata subito l'aria che ha portato in breve a un cambio di condizioni meteo: pur essendo attrezzati e coperti, il tempo sa essere molto rigido, soprattutto si sente quando c'è il vento e sei fermo per una pausa".
Superata l'uscita di prova, la coppia ha preparato tutto l'occorrente per il primo fine settimana di luglio. Sabato 3 luglio, dalla funivia Stafal, hanno raggiunto la capanna Gnifetti (3.647 metri) dove si sono fermati per una sosta. "Siamo arrivati qui al pomeriggio e il tempo ha iniziato bruscamente a peggiorare. Lo avevamo già in programma ma in queste condizioni era comunque impossibile proseguire. Domenica mattina, verso le 4.30, siamo partiti insieme agli altri gruppi. Arrivati alla capanna Margherita alle 9, il rifugista ci ha informati che verso mezzogiorno il tempo sarebbe cambiato, quindi siamo scesi quanto prima, ma sulla via di rientro abbiamo trovato brutto tempo: era impossibile vedere il sentiero e la neve copriva le tracce. Abbiamo trovato una guida e ci siamo aggregati a quel gruppo".
Una volta raggiunta la funivia per tornare a valle hanno saputo quanto accaduto il giorno prima a Paola Viscardi e Martina Svilpo, le due giovani morte assiderate. È stato quindi chiaro il motivo per cui avevano sentito l'elisoccorso in volo: "Siamo dispiaciuti perché potrebbe succedere a tutti: erano partite per un fine settimana allegro, in compagnia. Chi si aspettava questo epilogo? - confessa il giovane garbagnatese - Purtroppo non si sa mai cosa possa succedere e anche il tempo gira velocemente. Lo abbiamo vissuto anche noi: è fondamentale per questo ascoltare guide e rifugisti che sanno dare indicazioni precise. Anche noi stessi eravamo indecisi se essere accompagnati una guida: la fortuna è averle trovate sul sentiero perché quando il tempo è cambiato si sono perse le tracce del sentiero e anche i ghiacciai hanno crepacci che il professionista conosce. Ci siamo resi conto che il pericolo esiste. La guida è una sicurezza in più: nessuno rende indietro la vita".

La coppia è riuscita a raggiungere la meta ambita: "È stata una bella esperienza sportiva e di amicizia - dice Alessio - Ci siamo trovati per caso e, uniti da una passione comune, ci siamo spalleggiati durante le difficoltà ma anche divertiti. Avevamo puntato la vetta, ci siamo allenati per questo: ora appenderemo lo zaino per qualche mese e ripartiremo in autunno".
Per l'anno prossimo le idee ci sono già: "Vorremmo andare sul monte Bianco. La difficoltà è fattibile ma deve esserci dietro un allenamento costante. Non è impegnativa a livello tecnico, ma come resistenza. Da questa esperienza abbiamo sicuramente capito che ci faremo accompagnare da una guida".
M.Mau.
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