Maresso: l'addio a Fabio Angeloro, vittima di un incidente in moto. Don Francesco, 'custodiamo la vita, che è fragilissima'

L'uscita del feretro del trentenne dalla parrocchiale maressese

''Anche Gesù ha pianto, perchè non voleva morire. Noi siamo fatti per la vita. La morte è contro natura, ma con essa si apre un orizzonte positivo sull'eternità''. Nella sua omelia don Francesco Motto, sacerdote salesiano originario di Contra, è stato schietto e sincero: non è giusto piangere un ragazzo di soli trent'anni. Un giovane ancora nel fiore dell'età come Fabio Angeloro, vittima del tragico sinistro stradale avvenuto una settimana fa esatta a Brienno, in provincia di Como.

In tanti questa mattina hanno preso parte alle esequie funebri celebrate nella parrocchia dei Santi Faustino e Giovita di Maresso, frazione nella quale l'artigiano viveva da sempre con la sua famiglia. Una chiesa che in una decina di giorni, dopo la scomparsa a soli sei mesi della piccola Camilla Casiraghi, si è resa cornice di una seconda liturgia altrettanto densa di dolore, per dare l'estremo saluto ad un'altra giovane vita.
Ci ha provato don Francesco a dare una speranza ai familiari: a mamma Lucia e a papà Pino, ai fratelli e alla fidanzata Gloria che in un attimo hanno perso il loro Fabio, senza avere nemmeno la possibilità di salutarlo per un'ultima volta.

Fabio Angeloro

''Ci sono due parole che ripetiamo spesso: arrivederci e addio. Di solito la prima la pronunciamo quando abbiamo la speranza di poterci vedere presto, mentre la seconda è un saluto diverso, definitivo. In questo caso diciamo a Fabio arrivederci, perchè noi che crediamo, possiamo affermare che ci rivedremo nell'eternità, nell'aldilà. Saremo ancora insieme'' ha detto il religioso, ricordando che anche il secondo termine è perfettamente azzeccato per l'occasione perchè deriva dal latino ''a Dio'', con la vita del trentenne affidata al Signore.

''Non è una partenza definitiva la sua, ma provvisoria. Certo, la fede consola ma è difficile accettare una morte giovane e tragica....le parole di speranza e fiducia non rendono meno pesante la sofferenza che appesantisce il nostro cuore e la nostra mente. Noi tutti soffriamo insieme a voi'' ha aggiunto don Francesco rivolgendosi direttamente ai familiari del giovane. ''E allora, non c'è una soluzione? Vi chiederete voi. La fede non è una scorciatoia per eludere il dolore, ma è l'unica risposta che possiamo dare, che ci permette il addolcirlo e rendere le nostre lacrime gioielli di speranza''.
Un giovane pieno di vita Fabio Angeloro, che da solo si era costruito una professione, che amava la sua famiglia e la sua fidanzata, ma anche quella moto in sella alla quale ha purtroppo trovato la morte mentre stava tornando a casa. Lungo la strada Regina, che costeggia la sponda comasca del Lario, l'impatto improvviso del giovane contro un muro a margine della carreggiata che non gli ha lasciato scampo.

E' deceduto sul colpo Fabio, lasciando dietro di sè tanto dolore, ma anche tanti ricordi positivi in chi lo aveva conosciuto, come è stato fin troppo chiaro questa mattina, notando le tantissime persone che hanno voluto manifestare vicinanza e affetto ai suoi cari in un momento così duro.
''Quale messaggio ci lascia Fabio? Che dobbiamo custodire la vita, che è fragilissima e in un secondo può cambiare tutto come ci ha dimostrato anche la pandemia, questo Covid che ha distrutto gran parte delle nostre speranze. La sua è stata un'esistenza breve ma piena d'amore perchè ha amato ed è stato amato. Non c'è vita senza amore'' ha concluso don Francesco.

Al termine delle esequie il feretro ricoperto da un tappeto di girasoli ha lasciato la parrocchiale per avviarsi al tempio crematorio. Prima però - in un silenzio rotto soltanto dalle lacrime - il lungo abbraccio della sua famiglia, stretta sul sagrato, occupato in parte dalle motociclette degli amici. Una passione, quella per le due ruote, che ha riempito tanti momenti felici della vita di Fabio Angeloro.
G. C.
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