Barzago: Suor Natalina di ritorno dal Congo racconta le novità sui progetti della missione

La missionaria Natalina Isella è tornata in Italia da pochi giorni e come di consueto, in suo onore, è stata organizzata una serata per aggiornare la comunità di Barzago - da sempre sostenitrice dei suoi progetti di aiuto nella Repubblica Democratica del Congo - rispetto alle novità della missione. La religiosa, da più di 40 anni in Africa e ormai un punto di riferimento per le popolazioni locali, è stata infatti ospitata nella serata di lunedì 6 settembre presso la chiesa parrocchiale di Barzago, dove le è stato dato il benvenuto in primis dal parroco don Giovanni Colombo e in seguito anche dal sindaco Mirko Ceroli.

Suor Natalina Isella

Suor Natalina è a capo del centro Ek'Abana a Bukavu, un luogo che accoglie bambine e bambini in forte difficoltà e che cerca di aiutarli attraverso l'educazione professionale, la responsabilizzazione di loro stessi e l'insegnamento di buone pratiche di socialità utili per la convivenza con gli altri membri della società. In questi anni la comunità di Barzago è stata molto attiva nell'aiutare la missionaria con il regolare trasferimento di fondi per i progetti in Congo e con l'organizzazione di iniziative, come quella dell'Albero di Natalina, pensate dal gruppo Da Donna a Donna ODV.
"I volontari da soli non potrebbero fare molto, ciò che conta è anche e soprattutto il supporto di una comunità" ha affermato la barzaghese ringraziando tutti i presenti, il Comune e la Parrocchia per l'invito e per l'aiuto offerto da lontano anche durante il difficile momento della pandemia.

La missionaria ha quindi cominciato a parlare della scuola di Ek'Abana partendo da un filmato realizzato direttamente da uno dei ragazzi del centro con la passione per il video-making, nel quale si vedono momenti di vita quotidiana di donne e bambini, alle prese con il lavoro e l'insegnamento. Tante le novità apportate in questi ultimi mesi alla struttura, relative soprattutto all'offerta formativa, ad esempio all'introduzione dell'informatica di base. Un triste trend che si è registrato negli ultimi tempi e che ha reso l'azione missionaria ancora più necessaria è stato quello della disgregazione delle famiglie, causata dall'allontanamento degli uomini dai villaggi verso la città dove però, invece di trovare lavoro, sono stati reclutati nelle miniere di oro e coltan dove i loro diritti di lavoratori di esseri umani vengono puntualmente violati fino a decretarne il non ritorno da moglie e figli, quest'ultimi per lo più abbandonati.

"Se ai giovani non gli si insegna un mestiere prenderanno inevitabilmente un fucile" ha commentato Natalina con lo scorrere dei fotogrammi e dei filmati, portando la testimonianza cruda e vera della realtà spesso violenta e ingiusta presente a Bukavo. Nel 2012 sotto la guida della barzaghese è poi nato il centro professionale vero e proprio che ha rappresentato fin da subito una speranza per questi bambini senza famiglia, e nonostante abbia faticato ad avviarsi è ora diventata una struttura imprescindibile per evitare che i più giovani si avvicinino al pericoloso lavoro nelle miniere o impugnino un'arma.

Il centro, dedicato a San Giuseppe, accoglie ragazzi e ragazze che vogliono imparare diverse attività manuali, come ad esempio la lavorazione del legno, la costruzione di abitazioni e negozi, la tessitura, l'attività di parrucchiere, la formazione meccanica, per poi diventare autonomi nella società. Il centro ha assunto una certa importanza perché è diventato una sorta di unicum nella periferia della città e se dovesse continuare ad avere esiti positivi potrebbe diventare anche il centro pilota della zona per spingere altre realtà locali ad implementare progetti simili di formazione professionale e manuale.
Tanti, infatti, sono stati i giovani che hanno realizzato proprie attività commerciali, altri si sono uniti tra di loro formando delle congregazioni e quindi, complessivamente, l'effetto sortito è stato esattamente quello sperato.

Il sindaco Mirko Ceroli e il parroco don Giovanni Colombo

La missione di Natalina, però, non si è limitata a prendersi cura dei più giovani perché gli animatori del centro hanno anche cercato di raggiungere i genitori in difficoltà cercando di spingerli a cercare una strada migliore per il loro futuro e a responsabilizzarsi in modo da ricongiungersi con i propri figli.
Un altro importante aspetto innovativo è l'introduzione di corsi e di attività dedicate ai bambini con ritardi mentali, i quali sono spesso oggetto di abbandono da parte delle famiglie che non sanno come gestire propriamente il loro sviluppo e la loro crescita. L'obiettivo è quello di sensibilizzare sul tema anche altre parrocchie della zona, così da creare la consapevolezza che anche questi bambini sono parte integrante della società e, con le giuste cure e attenzioni, rappresentano una risorsa importante in termini di capitale umano.

Altre iniziative sostenute dalla missione di Natalina durante i periodi di lockdown sono stati poi quelli della scuola con la radio, proposta dall'Unicef per permettere ai bambini di seguire le lezioni anche da remoto, e l'educazione agricola alle donne per rendere migliori le proprie produzioni e il raccolto e diventare così economicamente indipendenti. Proprio nella comunità delle donne si è sviluppata anche una rete di mutua solidarietà nella quale ci si aiuta vicendevolmente e alla fine dell'anno si dividono equamente i proventi dei raccolti e delle vendite, creando un meccanismo di commercio funzionale ed efficace per l'economia locale.

Un impegno, quindi, che è stato portato avanti da Natalina e la sua missione con dedizione, coraggio e intraprendenza ormai da anni e che ha già permesso a molte persone di prendere in mano la propria vita e diventarne il vero protagonista grazie ad un percorso educativo-formativo sicuro e stimolante.
Martina Besana
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