Cassago vs Casciago: dove è stato in realtà Sant'Agostino? L’intervento di Luigi Beretta

Non è un mistero che in Brianza si tramandi che Agostino di Ippona, tra il 386 e il 387 d.C. proprio prima della sua conversione al Cristianesimo, abbia soggiornato nella villa dell'amico Verecondo a Cassago. Tuttavia, nel Varesotto, la storia è sottilmente diversa: Agostino sarebbe stato a 70 km da Cassago, più precisamente nella ridente Casciago. La somiglianza tra i due toponimi è effettivamente straordinaria e i documenti storici che collocano Sant'Agostino in una o nell'altra località sono stati scoperti e scritti principalmente nel corso del 1800. Abbiamo chiesto al professor Luigi Beretta, presidente dell'associazione cassaghese Sant'Agostino, cosa attestassero le fonti a noi pervenute.

Scena del cenacolo agostiniano cassaghese in un dipinto di Fiorentino Vilasco

È il 1843 quando l'illustre Alessandro Manzoni semina il dubbio tra le attestazioni storiche. Infatti, fino a quel momento l'unico paese citato nelle opere che riassumevano la vita di Sant'Agostino era Cassago. Ne abbiamo riscontro in Tristano Calco nel 1490, in Giuseppe Ripamonti e negli scritti del cardinal Federico Borromeo. La situazione cambia quando nel 1843 il francese Jean Joseph François Poujoulat, mentre stava scrivendo un libro sulla vita del santo, chiede a Manzoni quale fosse la località in cui soggiornò prima del suo battesimo. L'autore dei Promessi Sposi risponde osservando che esiste una tradizione che lo colloca a Cassago, ma essendo questa molto recente, nutriva qualche dubbio a riguardo. La spiegazione del Manzoni insiste soprattutto sull'evoluzione fonetica di Cassiciacum, per cui, dal suo punto di vista, sarebbe stata molto più probabile la sua evoluzione in Casciago, il paese nel Varesotto, invece che in Cassago. Oltre alla spiegazione squisitamente linguistica, Manzoni adduce un'altra spiegazione che vedrebbe Agostino a Casciago. Lì, infatti, ci sarebbe un fiume che ben si addice a quello che Agostino descrive in un passo del De Ordine, mentre a Cassago non c'è alcun corso d'acqua. Infine, la vista sul monte Rosa che si può godere da Casciago, fece propendere lo scrittore a ritenere che questo fosse il paese in cui Agostino passò gli ultimi mesi prima del battesimo ad opera di Sant'Ambrogio.

Il presidente dell'associazione Sant'Agostino, Luigi Beretta

A margine della lettera, Manzoni ammette che tuttavia non è mai stato né a Cassago né a Casciago, per cui le sue asserzioni si basavano su deduzioni. L'opinione del professor Beretta su quanto dichiarato dal Manzoni è netta: "la sua ipotesi non avendo il suffragio della documentazione, è pienamente discutibile soprattutto per le scoperte fatte successivamente". Nella difesa di Beretta, si fa riferimento anche questa volta all'evoluzione fonetica dei due toponini: in due pergamene del 1100 si parla di Casciago con il nome di Castiacum, mentre di Cassago con quello di Cascaciacum, quest'ultimo molto simile al Cassiciacum di cui parla Agostino.
Rispetto al fiume invece preso come elemento prioritario da Manzoni, Beretta osserva che flumen, in latino, non significa solo fiume, ma viene utilizzato per indicare un qualsiasi corso d'acqua e nel passaggio del De Ordine in cui viene fatta un'allusione a questo corso d'acqua, la sua descrizione è talmente marginale che non si riesce a capire quale fosse la portata del torrente.
Lo storico francese Poujoulat, non avendo obiezioni da fare a un intellettuale come Manzoni, accetta per veritiera la sua lettera e nella prima edizione della Storia di Sant'Agostino afferma che il santo si sarebbe ritirato a Casciago.

I ruderi dell'ex Villa Visconti, sede della Cittadella Agostiniana

Nonostante l'altisonante opinione di Manzoni, un paio di anni dopo Monsignor Luigi Biraghi, direttore dell'Ambrosiana, fondatore dell'istituto delle suore Marcelline e scopritore del corpo di Sant'Ambrogio, studia più approfonditamente la questione, scandagliando l'archivio cassaghese, e pubblica su L'amico cattolico in sette puntate una storia intitolata "Sant'Agostino a Cassago Brianza sul milanese in ritiro di sette mesi". In queste ricerche, il prelato mette alla prova diversi argomenti in cui dimostra che Agostino è stato a Cassago. A questo punto il testo viene inviato allo stesso Manzoni - testo che è ancora presente nella sua casa milanese - il quale, a sua volta, informa Poujoulat delle nuove scoperte. Quest'ultimo, quindi, nella terza edizione della vita di Sant'Agostino cambia idea e scrive che il santo è stato a Cassago Brianza. A chiudere il dietrofront manzoniano si aggiunge anche del gossip targato 1875 circa. Infatti, sull'Osservatore Cattolico compare un'annotazione in cui il parroco di Cassago dell'epoca sostiene di aver ricevuto durante una festa che si svolgeva a Renate le pubbliche scuse di Alessandro Manzoni, attraverso il figlio, "per aver avvalorato delle opinioni ignorantemente false".

Un gruppo di studenti peruviani in visita a Cassago sulle orme di Sant'Agostino

Al termine della ricostruzione storica, il professor Beretta spiega che non esistono documenti che accertino al 100% che Sant'Agostino sia stato a Cassago, ma facendo un'analisi complessiva delle prove arrivate a noi, si possono tirare delle conclusioni abbastanza sicure. Innanzitutto, è necessario che il paese sia stato un insediamento romano, a Cassago sono stati riscoperti sul territorio alcuni reperti romani, mentre a Casciago non vi è alcuna traccia. In secondo luogo, la tradizione milanese è unanime nel riconoscere Cassago luogo agostiniano. Si aggiunge a queste prove l'evoluzione del toponimo Cassago, dal latino all'italiano. Quindi, Luigi Beretta è abbastanza sicuro nel confermare che il luogo in cui Sant'Agostino è stato corrisponde a Cassago Brianza.

La recente intitolazione a Sant'Agostino di una via, alla presenza del sindaco Roberta Marabese

"A Casciago che mi risulti non c'è nessuna associazione dedicata ad Agostino, solo nel 1930 è stata costruita una chiesa ed è stata dedicata a lui, altrimenti il santo venerato è Sant'Eusebio. L'unico episodio recente che ha coinvolto anche Casciago si ha nel 1986, quando la Diocesi di Milano, per la realizzazione di alcuni convegni sulla conversione di Agostino, ha invitato piladescamente sia dei rappresentanti di Cassago che quelli di Casciago", ha asserito il professor Beretta. Nei pochi incontri avuti con i colleghi di Varese Luigi Beretta afferma che gli elementi che portavano ad avvalorare la loro posizione erano sempre gli stessi e molto deboli, perché si potesse aprire un vero e proprio confronto tra le posizioni e i documenti. A meno di straordinarie scoperte, il dubbio accompagnerà sempre i cassaghesi e i casciaghesi, che da tempo immemore si contendono il luogo che ha alimentato la vocazione cristiana di Sant'Agostino così profondamente.
Martina Bissolo
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