Garbagnate: Stefano Proserpio racconta la sua esperienza di volontariato ad Haiti

Un'esperienza di volontariato missionario nel 2021. Stefano Proserpio è un giovane cittadino di Garbagnate Monastero che a 29 anni ha scelto di vivere un anno all'estero: ad Haiti per la precisione.
La sua non è stata una scelta presa sull'onda dell'emotività ma, dopo diverse settimane di volontariato estivo, ha riflettuto e ha deciso di volare dall'altra parte dell'oceano. La partenza, in realtà, era attesa già dallo scorso anno ma la pandemia ha rallentato i piani e l'esperienza è cominciata lo scorso giugno. Ci siamo messi in contatto a distanza pochi mesi dal suo arrivo nel paese caraibico per conoscere le prime impressioni: nonostante per questa intervista ci siamo mossi già ad agosto, la la comunicazione attraverso l'oceano Atlantico non è così immediata: la proponiamo quindi in questo inizio d'autunno.

Stefano Proserpio ad Haiti

-Breve presentazione di te. Età, data di partenza, dove ti trovi, per quanto tempo rimarrai ad Haiti e con quale associazione sei partito.
Mi chiamo Stefano ho 29 anni, vivo a Garbagnate Monastero e il 18 giugno sono partito per fare un esperienza come volontario missionario ad Haiti per un anno. Sono partito tramite e grazie all'associazione Papa Giovanni XXIII. Qui sono in una casa famiglia, vivo con una famiglia Italo haitiana composta da Valentina, Segui e 6 bimbi. Già il solo condividere le giornate con loro è una grande esperienza. Qui in casa poi offriamo l'acqua alle persone grazie alla pompa che abbiamo la fortuna di avere, aiutiamo alcune famiglie con l'iscrizione alla scuola per i bambini; e ogni mese distribuiamo ad alcune famiglie un sacchetto con riso e alcuni beni essenziali.

-Di che cosa ti occupi ad Haiti?
Collaboro con un gruppo di ragazzi del posto facendo attività sportive e dopo scuola in un centro comunitario. Lavoro anche nella scuola elementare dove affianco le maestre che lavorano con ragazzi che hanno alcune disabilità e anche nella materna dove faccio alcuni piccoli momenti sportivi con i bimbi.

-Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a partire?
Ma le motivazioni sono varie e per lo più personali, di sicuro non è stata una scelta semplice, ma sicuramente tanto pensata e valutata.

-Arriviamo dal 2020, un anno complicato i cui strascichi stanno condizionando ancora le nostre vite eppure nemmeno questo ti ha frenato. Hai mai pensato di posticipare la partenza? Hai avuto timori e dubbi?
A dir la verità sarei dovuto partire proprio i giorni in cui è iniziata la pandemia, quindi era da più di un anno che aspettavo la partenza. Un tempo di attesa non facile ma che mi ha dato l'opportunità di confermare la mia scelta e anche scoprire molte cose nuove di me, come molti hanno fatto in tempo di pandemia. Non è la prima volta che vengo ad Haiti, ho fatto negli anni passati due piccoli campi estivi, esperienze per me fondamentali per arrivare poi a questa scelta.

-Che cosa ti ha colpito di questo paese appena sei arrivato?
Cosa mi ha colpito? Sicuramente il come alcune cose ormai siano quasi entrate nella normalità della vita come i molti sequestri che ormai non fanno più notizia, così come le varie manifestazioni che ci sono per le strade che rendono molte volte difficile la vita di tutti i giorni come il poter andare a scuola.

-Aspetti positivi e negativi della tua permanenza.
In una scelta come questa non me la sento di dire aspetti positivi o negativi, sto semplicemente cercando di prendere tutto quello che è, quello che sto vivendo come una grande opportunità di crescita personale e spirituale.

-Veniamo ai recenti accadimenti, il terremoto del 14 agosto (l'intervista è cominciata lo scorso mese, ndr), a distanza di undici anni dall'altro evento catastrofico che colpì il paese. Lo hai vissuto in prima persona? Raccontaci la situazione e le sensazioni che emergono tra gli abitanti.
Riguardo al terremoto io ero in casa con la famiglia, abbiamo sentito questa forte scossa e siamo scappati fuori di casa. Lo spavento è stato grande, soprattutto negli occhi di chi alcuni anni fa ha vissuto il terremoto che ha messo in ginocchio il Paese.Qui non ha fatto danni mentre più a sud la situazione non è tuttora semplice. Gli aiuti molte volte faticano ad arrivare sia per la difficoltà delle reti di comunicazione sia per le varie bande di delinquenti che si appostano sulle strade.

-Cosa vorresti lasciare al termine del tuo impegno?
Stesso discorso (degli aspetti positivi e negativi, ndr) vale per la domanda "cosa vorrei lasciare". Io cerco semplicemente di mettere me stesso in quello che faccio, qualche volta magari con più fatica di altre come nella vita di tutti i giorni. Semplicemente questo, poi non so cosa potrei lasciare: io cerco di dare me stesso e di riceverlo in cambio migliore. Cosa che penso sarebbe da fare in qualsiasi occasione e in qualsiasi posto.

Michela Mauri
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