Galgiana: Covid, DAD e gli effetti sui più giovani. In oratorio il pedagogista Novara

"Il futuro non è a distanza: aiutiamo i nostri ragazzi a ripartire": è questo il titolo dell'incontro formativo che si è tenuto ieri sera a Galgiana, in occasione della chiusura della festa degli oratori, e che ha riunito nel salone dell'edificio adulti e genitori da tutte le frazioni del paese.
A condurlo, in compagnia della dottoressa Marta Versiglia, il dottor Daniele Novara, pedagogista, scrittore e direttore del CPP (Centro PsicoPedagogico per l'educazione e la gestione dei conflitti) di Piacenza. Ospite per la prima volta in questo oratorio, il professionista ha trattato, con una graffiante ironia ma anche un approccio particolarmente analitico e scientifico, le problematiche legate alla didattica a distanza, agli adolescenti in generale e al loro rapporto con i genitori.

Il dottor Daniele Novara

L'incontro si è aperto, manifestando il legame con la festa dell'oratorio, con le parole di don Andrea Perego, presente alla conferenza insieme al parroco don Antonio Bonacina. "L'incontro di questa sera idealmente chiude tutte le attività del mese di settembre, attività di ripresa della vita dei nostri oratori: in questo incontro si parla di futuro, si parla anche di speranza e di coraggio, ed è quello di cui abbiamo più bisogno per continuare a educare e a fare educazione" ha spiegato, "la speranza per il futuro a partire già da oggi è che poi contageremo chi incontreremo con quello che il dottor Novara ci lancerà come messaggio questa sera".
La parola è poi subito passata al dottor Novara, che ha iniziato la conferenza con il tema che oramai più sta a cuore agli studiosi, agli adulti e soprattutto ai ragazzi stessi: la pandemia. "Usciamo da un periodo di contrazione sociale, ma non siamo ancora tornati alla normalità: basti pensare che, anche nella tradizione cristiana, il volto è tutto e non ci può essere incontro senza questa dimensione, e le mascherine, per quanto necessarie, la limitano, portando i ragazzi a una sofferenza psichica" ha spiegato, "se a questo uniamo la permanenza del distanziamento e il fatto che molte attività sono limitate, è facile rendersi conto del fatto che i nostri ragazzi stanno male".
Il tema della sofferenza ha poi permesso all'ospite di collegarsi con gli effetti più evidenti che la pandemia ha avuto nelle vite dei ragazzi e con le conseguenze, in particolar modo, dell'isolamento sociale. "Non c'è niente di più contro natura, per un adolescente, che essere chiuso in casa, perché essa rappresenta la "mamma", il nido materno, e quindi cioè tutto ciò da cui, alla sua età, vuole fuggire, cercando la propria indipendenza. Per questo, allora, si rifugia nella tecnologia, negli schermi e nei videogiochi, causando però danni non indifferenti alla propria psiche".

A sinistra la dottoressa Marta Versiglia

Con un approccio chiaro e lineare, allora, il dottore ha quindi proseguito nella spiegazione dei cosiddetti "danni da isolamento sociale". Primo fra tutti è sicuramente la normalizzazione del ritiro dovuta proprio alla pandemia. "L'isolamento oramai è diventato la norma, ma non c'è nulla di più dannoso per un adolescente che per natura come priorità ha quella di crearsi un gruppo che possa considerare famiglia" ha detto, "Se i ragazzi non stanno fra di loro, subiranno danni durante la crescita".
Il secondo danno individuato dallo studioso deriva, come si accennava prima, dall'eccessivo utilizzo di dispositivi virtuali, che rappresentano l'unica via di fuga dai genitori. "L'uso prolungato di questo genere di passatempi innesca nel ragazzo gli stessi meccanismi che la droga attua nel tossicodipendente, perché, superate le due ore di utilizzo, vengono compromesse le medesime aree del cervello sulle quali agiscono le sostanze stupefacenti" ha infatti spiegato, "l'astinenza notturna, ovvero la necessità, per esempio, di controllare lo smartphone come prima cosa appena svegli, è un chiaro segnale di dipendenza. Non si tratta allora di pigrizia né di altro, bensì di uno stato di malessere che affligge i nostri ragazzi.". Seguono poi i danni in ordine allo sviluppo cognitivo, particolarmente preoccupanti se si parla di futuro e di responsabilità nei confronti della società, e i danni da regressione psico-evolutiva, che rendono i ragazzi, tra le altre cose, capricciosi e vogliosi di tornare a uno stato evolutivo precedente.

Parlando dunque della necessità del confronto con i coetanei, del separarsi dall'ambiente familiare e del compimento di particolari fasi per conseguire un corretto sviluppo psicologico, non si poteva non citare la didattica a distanza, ovvero il più grande sostituto della socializzazione fra adolescenti. "La DAD non si può definire scuola, è semplicemente un surrogato. Non vuol dire che non si possa fare, ma è necessario investire in corsi di formazione per insegnanti e organizzarla nella maniera adeguata, altrimenti, dati i processi di cognizione già scarsi dei ragazzi, si rischia solo di avere un grande fallimento" ha esordito, a questo proposito, Novara.
L'argomento della didattica a distanza e delle capacità di apprendimento dei giovani sono serviti da trampolino di lancio per parlare del cervello dell'adolescente, della sua composizione, delle fasi che è necessario compia e del suo funzionamento, soprattutto in relazione a se stesso e ai genitori. "Il periodo dell'adolescenza è molto delicato dal punto di vista evolutivo. Si parla di un momento della vita del ragazzo in cui egli ha la maggior capacità di apprendimento ma non è sintonizzato sui suoi obiettivi, ha le più grandi possibilità di esprimere se stesso ma è distratto, si guarda attorno ed è mosso dalla curiosità, che è sinonimo di vitalità. È un'età in cui il senso del pericolo è basso, in cui l'autorità familiare viene vista solo in senso opportunistico. Per quanto sia difficile per i genitori, è però giusto che l'adolescente faccia l'adolescente, e ciò che è importante è cercare di lavorare con lui per la sua crescita e il suo sviluppo" ha poi aggiunto.

Ci sono, infatti, numerosi metodi per approcciarsi a un adolescente nel modo migliore, diffusamente trattati nei libri pubblicati dal dottor Novara. Tra questi accorgimenti sono stati ricordati, in particolare, la predilezione dei principi organizzativi sulle parole e l'adozione di un atteggiamento genitoriale diverso da quello tipico dell'infanzia.
"Il dialogo, anche solo etimologicamente, è un concetto estremamente filosofico, mentre con l'adolescente serve essere pratici. Se ti chiede che ore sono, non spiegargli come funziona l'orologio. È necessario preferire le comunicazioni di servizio alle lunghe chiacchierate, mantenendo dunque la giusta distanza educativa, e non l'atteggiamento materno caratteristico invece dell'età infantile" ha dichiarato il pedagogista.
Ma l'accorgimento più utile, per trovare un compromesso fra l'autorità del genitore e la ricerca di libertà e indipendenza del ragazzo è, secondo Novara, quello della cosiddetta "negoziazione". "Un ottimo metodo per approcciarsi al ragazzo è quello di mettere dei paletti, ovvero di lasciare un margine di libertà nella presa delle decisioni: per esempio, se la richiesta è di portare fuori il cane, si lasci scegliere al ragazzo il momento migliore per farlo; se la domanda è di iscriversi a un corso extrascolastico, si dia al ragazzo la possibilità di scegliere quello di maggior gradimento; se la paghetta settimanale è fissata a una determinata cifra, si lasci decidere al figlio il giorno più adatto per riceverla".

Sempre in ambito di comunicazione con i figli adolescenti, Novara ha poi elencato, prima di concludere la serata, tre tecniche particolarmente efficaci: quella "del gatto", che prevede di non inseguire né assillare il ragazzo ma di lasciare che parli con i suoi tempi; quella del non prendere mai nulla alla lettera, perché si tratta di un'età in cui non tutti i comportamenti sono volontari e soprattutto non tutto ciò che si dice è realmente creduto (come la volontà di andarsene di casa), e infine la tecnica del "silenzio attivo", ovvero la sospensione delle comunicazioni in caso di superamento di qualche limite. L'accorgimento più importante, tuttavia, è quello di non attaccare mai l'adolescente, e di non metterlo mai a confronto con altri.
La parte conclusiva dell'incontro, infine, è stata dedicata alle domande da parte dei presenti, particolarmente stimolati dalla conferenza.
Si chiude con questo incontro il mese dedicato ad attività introduttive e di ripresa presso gli oratori della comunità pastorale di Casatenovo, con l'augurio di ricominciare l'anno con il giusto approccio.

Giulia Guddemi
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