Costa: nasce dai pazienti 'positive people Villa Beretta onlus' per sostenere il centro

Una squadra di positivi, come il nome scelto per dare vita alla onlus. Sono persone che ti guardano con il sorriso, nonostante la malattia li abbia chiamati a un compito difficile: riflettere e cambiare il proprio sguardo sulla vita.
"Positive people": il nome contiene già in sé le finalità di quest'associazione nata in questi giorni a Villa Beretta di Costa Masnaga dalla volontà di alcuni pazienti ed ex degenti. Duplice lo scopo: creare una rete diffondendo il messaggio di positività ma anche sostenere l'ospedale, eccellenza in campo riabilitativo, acquistando strumenti e macchine in uso nelle palestre.

Da sinistra Enrico Raimondi, Gabriele Montecalvo, Salvatore Petrucci e Anna Rivolta

I soci fondatori sono Enrico Raimondi, Gabriele Montecalvo, Salvatore Petrucci e Anna Rivolta. Sono stati poi subito coinvolti Gabriele Zanfrini, Alessia Fretta e Olga Naumouva.
L'idea è sorta qualche settimana fa e si è concretizzata in breve tempo con la costituzione ufficiale di una onlus: "È nata quasi per gioco. Nella stanza 210, abbiamo iniziato a indossare questo braccialetto - dicono Gabriele Montecalvo e Salvatore, compagni di stanza nel periodo di degenza mentre mostrano un bracciale in spugna con il tricolore - Lo tenevamo anche in palestra e diverse persone hanno iniziato a chiederci il motivo: è molto semplice, dicevamo, siamo gente positiva. Abbiamo coinvolto Anna e Gabriele e poi altri fino a quando il primario, una mattina, è arrivato in camera dicendoci che era felice di ascoltare una storia positiva".
Interpellati dai degenti, il direttore Franco Molteni e le suore infermiere dell'Addolorata - guidate dalla madre superiora Suor Bernardetta - hanno ben volentieri accolto il progetto di questo gruppo.
"Non ci piaceva il fatto di uscire da qui senza che il legame creatosi a Villa Beretta andasse a finire: qui dentro, condividendo intere giornate, conosci una persona quanto fuori in una vita. Si creano rapporti più veri, genuini, basati sull'umanità e non sull'interesse" spiegano i fondatori.

In piedi a sinistra Alessia Fretta e, a destra, Olga Naumouva

Per farsi conoscere, il quartetto ha deciso di cominciare da uno dei momenti spirituali di vita ospedaliera: l'animazione della messa festiva che viene trasmessa anche in diretta streaming per chi non può accedervi. A causa del Covid, la celebrazione della domenica nella cappella dell'ospedale ha due appuntamenti: uno alle 9.30, aperto agli esterni, e un altro alle 10.30, rivolto soltanto agli ospiti della struttura.
"L'idea era quella di coinvolgere i pazienti durante la messa, animandola con le letture e creando occasioni per infondere positività a chi pensa non ci sia possibilità di uscita: abbiamo infatti voluto coinvolgere i pazienti che non si sentono di leggere". In questa occasione possono esprimere un pensiero o una riflessione che intendono condividere con chi, come loro, sta attraversando un periodo della vita che non era nei piani. Durante queste messe si osserva un'ampia presenza e una sincera partecipazione. "Il clima è poi mutato anche nei reparti e in palestra dove si è instaurato un rapporto differente con gli operatori. Il cambiamento c'è stato sia da parte dei degenti ma anche del personale, che gioca un ruolo da protagonista".

L'associazione si propone anche di organizzare alcuni eventi che saranno sia un momento di incontro per gli ex pazienti, ma che serviranno anche a sensibilizzare la popolazione: verrà infatti coinvolto anche il comune di Costa Masnaga, dove trova sede Villa Beretta. Si partirà con manifestazioni di carattere sportivo, che porteranno a Costa dimostrazioni di scherma e tiro con l'arco per diversamente abili. Attraverso iniziative simili si cercherà di raggiungere l'obiettivo di donare all'ospedale uno strumento all'anno.
"Il braccialetto lo diamo a gente positiva, a persone che in palestra danno l'anima per lottare, perché possano insieme a noi diffondere la positività, facendo capire che la vita non finisce con la malattia" spiegano i fondatori. La riflessione fa parte di questo cammino: "Non so come uscirò da qui nel corpo ma una cosa è certa: qui ad essere cambiata è l'anima". Sono le parole di chi si è trovato a fare i conti con una malattia che, congenita o acquisita, dona nuovi occhi con i quali guardare dentro e fuori da se stessi.
M.Mau.
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