Rogeno: 4 Novembre con i bambini delle classi quarta e quinta elementare

Il ricordo del primo conflitto bellico e dei caduti tragicamente in quella guerra. I bambini di quarta e quinta elementare di Rogeno, nella mattinata di ieri, hanno celebrato il 4 Novembre insieme ai rappresentanti dell'amministrazione comunale e il parroco don Gianni Dell'Oro, i reduci combattenti, le forze armate, le autorità civili e religiose e i volontari della protezione civile.

Per la commemorazione dell'anniversario della vittoria nel primo conflitto mondiale, e dell'unità nazionale e delle forze armate, un corteo si è recato al monumento dei caduti di Casletto, dove si è ricordato anche un altro importante anniversario che ricorre in questo 2021: il centenario dell'onoranza al Milite ignoto le cui spoglie riposano a Roma nell'altare della Patria.

Qui si è tenuto il discorso del sindaco Matteo Redaelli, che ha aperto con queste parole: "Come 100 anni fa tutto il Paese ha salutato la salma a lato dei binari del treno che da Aquileia si recava a Roma con la presenza simbolica di una madre anche noi oggi vogliamo accompagnare idealmente il Milite nelle stesse ore in cui anche il presidente della repubblica gli rende omaggio. Un giovane coetaneo dei tanti Rogenesi che oggi ricordiamo, un militare di cui non conosciamo l'identità, ma che ha dato tutto sé stesso per la sua Nazione, per vedere unita la sua Nazione. Oggi siamo qui a fare memoria, memoria che sarebbe puro ricordo di fatti se non ci lasciassimo interrogare di fatti accaduti anni fa".

Quali sono gli interrogativi che ci si pone oggi? "Qui di fronte al monumento di chi si è donato per la patria non possiamo non interrogarci sul senso e il valore del dono oggi. Il dono è l'energia che costruisce le comunità e che le rende più forti. E poi non possiamo non pensare alla libertà che ci è stata donata dal sacrificio di questi uomini - ha proseguito il sindaco - E oggi che parliamo anche di unità (nazionale) dobbiamo ricordare che la libertà non è divisibile, mai. Non c'è libertà personale senza la libertà del vicino, non c'è libertà se accanto a noi c'è sfruttamento o dipendenza o servitù. La libertà non è scontata, non viene conquistata con la guerra e rimane intatta, la libertà va riguadagnata ogni momento e non data per scontata perché, ed è vero non solo per la libertà, che tutto ciò che non si rigenera, degenera. E cosa quindi ci permette di riottenere e salvaguardare la libertà. Degar Morin dice: "L'unica cosa in grado di proteggere la libertà è la presenza costante nello spirito dei suoi membri della loro appartenenza solidale a una comunità. E di un sentimento di responsabilità nei confronti di questa comunità".

La protezione della libertà è quindi un compito di ognuno di noi quale parte di una comunità. E per conseguenza oggi non possiamo non interrogarci su quanto ognuno di noi si senta parte di una comunità, parte attiva della comunità, co-costruttore della comunità".
Il primo cittadino ha voluto ringraziare i caduti e ricordare i loro famigliari "affinché si ravvivi in noi questo senso di comunità e di Patria che anche loro ci hanno indicato con la loro stessa vita e che questa diventi per noi la coscienza con cui ogni giorno agiamo e costruiamo".

Il corteo ha in seguito raggiunto il monumento di viale Piave a Rogeno, dove si è reso omaggio ai caduti e si è tenuto un breve momento di educazione civica, ricordando la festa delle forze armate (comprende l'Arma dei Carabinieri, l'aeronautica militare, la marina militare e l'esercito) e i simboli dell'unità nazionale, a partire dalla bandiera tricolore la cui festa ricorre il 7 gennaio (il simbolo nazionale è richiamato nell'articolo 12 della Costituzione) e dall'Inno d'Italia composto da Goffredo Mameli nel 1847. Il sindaco ha poi spiegato l'emblema dello stato rappresentato da uno Stellone (presente già dall'antica Grecia e ricordo della fondazione di Roma), un ulivo simbolo di pace, una quercia per rappresentare la forza e la ruota dentata per ricordare che quella italiana è una repubblica democratica fondata sul lavoro.

Infine, il Vittoriale o altare della patria di Roma, monumento nazionale a Vittorio Emanuele II, re sotto il quale si ebbe l'unificazione del Regno d'Italia e il Saccello del Milite Ignoto.
M.Mau.
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