Garbagnate: relazione tra inquinamento ambientale e tumore al seno con la Lilt

Inquinamento ambientale e tumore al seno. Questo tema, che emerge proprio nei giorni della Cop26, è stato al centro dell’incontro promosso dalla Lilt, in collaborazione con l’amministrazione comunale di Garbagnate Monastero, in occasione della campagna nazionale Nastro Rosa per la prevenzione dei tumori femminili. Relatrice dell’incontro la dottoressa Silvia Villa che, con la consueta competenza e chiarezza espositiva, ha sviscerato un argomento di attualità.



Già dal 2010 inquinamento e odore sono inclusi nell’elenco dei cancerogeni certi per l’uomo, per esempio, come dimostrato da studi americani, il particolato ha un effetto cancerogeno certo. Il nesso tra inquinamento dell’aria e rischio di cancro è dimostrato: dove c’è maggiore inquinamento, c’è più possibilità di avere il cancro. Le polveri sottili, in particolare, hanno un impatto sul tumore del polmone, altre forme tumorali come tumore al seno e fegato e sulla salute di pazienti oncologici, che risentono in modo negativo dell’inquinamento dell’ambiente sulla possibilità di guarigione o sopravvivenza. L’inquinamento dell’aria è una minaccia per la salute di anziani, malati, donne in gravidanza (nelle placente sono osservate sostanze tossiche tra le donne che vivono in paesi maggiormente inquinati) e bambini.



Ci sono però altri fattori ambientali che causano il cancro: fumo, alcool (i danni causati dall’alcol non si sommano, si moltiplicano), obesità, inattività fisica (circa il 70% delle persone che in Italia non fanno attività fisica, intesa come mezz’ora al giorno tra camminate e salire le scale), eccessiva esposizione al sole (è consigliato mettere la crema anche ai neonati e mentre tutti, anche d’inverno, dovrebbero mettere la crema solare sotto la crema di bellezza), dieta ad alto contenuto di zuccheri e carni rosse o processate e dieta a basso contenuto di fibre vegetali o legumi. Il consumo di cibi meno sani e stili di vita come fumo e alcol vanno ad aumentare questa tendenza.



All’origine della malattia, oltre ai fattori ambientali, c’è il DNA. Il tumore insorge dove c’è un danno del DNA, a livello di cromosomi e sotto questo aspetto una delle materie più studiate è la genetica, ovvero l’ereditarietà dalle famiglie. Lo scambio nei cromosomi, nel 90% dei casi, però non è ereditario ma portato da altre situazioni. Quale tipo di inquinamento vada a modificare il DNA è ancora in fase di studio, di ricerca, quindi non ci sono risultati certi.



Per quanto riguarda l’incidenza del tumore al seno nel 2012 - anno per il quale sono presenti i dati sull’inquimamento da comparare - ci sono stati 1,67 milioni di nuovi casi al mondo, di cui 788.000 nei paesi sviluppati e 883.000 in quelli in via di sviluppo. Dal 1998 al 2012, le concentrazioni mondiali di particolato atmosferico fine sono aumentate di 0,55 microgrammi/anni (2,1% all’anno), specie nei paesi in via di sviluppo, soprattutto in paesi come Cina e India, dove c’è stata una forte spinta verso l’industrializzazione. Nei paesi in via di sviluppo dove concentrazioni di inquinanti sono elevate, stanno aumentando rapidamente i casi di tumore alla mammella. Quest’ultimo è “il tipo di cancro più diffuso tra le donne che non fumano e i fattori di rischio che conosciamo spiegano solo una parte dei casi - ha spiegato la dottoressa Villa - È dimostrato un aumento del rischio di tumore al seno nelle donne che hanno iniziato a fumare da ragazzine. C’è lo stesso nesso con lo smog? A questa domanda hanno risposto vari studi, tutti usciti dopo il 2018. Dove c’è l’inquinamento, tutti gli studi hanno dimostrato la stessa cosa, ovvero che aumentano i timori”. Per quanto riguarda i tumori al seno, infatti, solo una percentuale tra il 5 e il 15% trova origine in cause genetiche, mentre quasi l’80% è causato da fattori terzi, esterni.


 
Veniamo agli studi: quello californiano, effettuato su 57.000 donne, ha dimostrato che c’è una relazione non significativa tra l’inquinamento dell’aria e il tumore al seno, ma un’associazione tra esposizione e aumento della mortalità. Uno studio canadese ha rilevato l’aumento dei tumori con l’aumento dell’ossido di nitrogeno (scarichi auto), mentre quello giapponese, realizzato nei paesi con i livelli di PM 2,5, ha concluso che le donne hanno un assetto ormonale non perfetto, fattore che influenza la crescita di tumori del seno. Uno studio condotto nello stato di New York ha rilevato l’aumento del rischio del tumore al seno associato all’esposizione a elevati livelli di traffico al momento del menarca. Infine, uno studio a Varese su 2000 donne ammalate per vedere la relazione tra mortalità e livelli di particolato, ha dimostrato un effetto negativo con l’aumento di mortalità tra il 72-85% rispetto alle donne non esposte.



“Servono altri studi perché molti sono i fattori di rischio che influenzano l’andamento della malattia” ha precisato la dottoressa ricordando che è necessario non allentare la presa sulla prevenzione dei tumore tenendo presente che stili di vita, il tipo di mondo da pretendere, i programmi di salute che si desiderano dal nostro servizio sanitario e la ricerca. “Ciascuno può scegliere di prevenire il 40% dei tumori con pochi e precisi cambiamenti negli stili di vita - ha concluso - La comunità scientifica deve lavorare sul restante 60%, a patto che ci siano fondi sufficienti. Impariamo tutti, però, ad avere rispetto per noi stessi e quindi per gli altri”.
M.Mau.
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