Valaperta: il ricovero in ospedale e poi la lunga riabilitazione. Samuele e Marjlena e la battaglia (condivisa) contro il Covid

''E' stata molto dura, ma ne siamo usciti e crediamo che da lassù qualcuno ci abbia aiutati''. Il Covid è un nemico invisibile, ma spietato. Lo sanno bene Samuele Baio e la moglie Marjlena che, a 77 e 75 anni rispettivamente, sono stati messi in ginocchio da quel virus che da quasi due anni ormai, ha rivoluzionato la nostra quotidianità. E proprio in questi giorni, caratterizzati da una risalita nel numero dei contagi, i coniugi residenti a Valaperta di Casatenovo hanno voluto raccontarci la loro storia, non facile, ma che si è chiusa con un lieto fine. Il percorso tuttavia è stato lungo e sofferto, purtroppo - o per fortuna - condiviso.
Sì, perchè entrambi la scorsa primavera hanno contratto il Covid. Il primo ad ammalarsi è stato Samuele, molto conosciuto a Casatenovo anche per il suo ruolo di presidente dell'Università per tutte le Età. Era il 16 marzo scorso quando, portatosi al pronto soccorso è stato rimandato inizialmente a casa. Le sue condizioni di salute sono repetentinamente peggiorate qualche giorno più tardi quando, grazie alle sollecitazioni della figlia, medico di professione, si è ripresentato in ospedale, questa volta a bordo di un'ambulanza, e al Mandic ne è stato disposto il ricovero urgente, nel reparto di pneumologia.

Samuele e Marjlena Baio al loro rientro a casa dopo il ricovero e la riabilitazione, nel luglio scorso


''Il saturimetro indicava un valore troppo basso rispetto al normale...la febbre che non si abbassava è stato un altro chiaro segnale: purtroppo il virus era entrato nelle nostre vite'' ci ha detto il 77enne, la cui esperienza si è incrociata a quella della consorte.
Il 26 marzo anche Marjlena ha varcato l'ingresso del nosocomio meratese. Entrambi sono rimasti nel reparto gestito dal personale Inrca per un mese e mezzo circa, con diagnosi davvero preoccupanti, tanto che entrambi hanno avuto necessità del supporto della Cpap e non solo.
A Samuele Baio è stata diagnosticata un'insufficienza respiratoria acuta dovuta a polmonite da Sars-Cov2. Ancora più gravi le condizioni della moglie, rimasta in rianimazione per nove giorni. I due hanno condiviso dunque il ricovero nella medesima struttura: sono stati giorni terribili, interminabili. ''I medici e tutto lo staff sono sempre stati premurosi e delicati con noi. Certo, era necessaria una buona dose di pazienza perchè le ore non passavano mai, ma complessivamente possiamo dire di esserci trovati bene'' ci hanno raccontato i coniugi qualche giorno fa, nella loro casa di Valaperta. ''Da grande appassionato di montagna, i sanitari mi spiegavano l'evoluzione del mio quadro clinico utilizzando l'analogia della scalata all'Everest: campo base e poi man mano fino alla cima, sino alla tanto sospirata discesa''.
Nello stesso reparto, ma in realtà separati fisicamente: per quaranta giorni i coniugi Baio hanno potuto sentirsi - quando le loro condizioni glielo consentivano - soltanto telefonicamente. Un giorno però, è stato fatto loro un regalo inatteso ma graditissimo, accolto con infinita commozione. ''Quando Marjlena ha terminato il periodo di rianimazione era molto demoralizzata: per incoraggiarla, medici e infermieri si sono prestati a farmela incontrare per qualche minuto, trasportandomi con la carrozzina e la bombola di ossigeno portatile. Abbiamo potuto anche incontrare le nostre figlie che sono venute a farci un brevissimo saluto, naturalmente con tutte le protezioni del caso. Probabilmente pensavano che avremmo potuto non rivederle più''.
Quando i casatesi sono stati dimessi dal Mandic, i medici li hanno definiti due miracolati. Alla visita di controllo la situazione è stata spiegata loro in maniera ancora più precisa, elogiando la loro volontà teutonica di guarire. La strada però, era ancora lunga.....
Usciti dall'ospedale meratese, Samuele e consorte sono stati portati alla RSA Vivaldi di Cantù, una casa di riposo dotata di un reparto per la riabilitazione post-trauma presso la quale lavora come medico, una delle figlie della coppia. Il 77enne ci è arrivato il 5 maggio, la moglie un paio di settimane più tardi. Un'esperienza positiva, segnata da un unico obiettivo: rimettersi in piedi, perchè il Covid aveva debilitato fisicamente entrambi. Una convivenza, quella con gli altri ospiti, che per certi versi li ha choccati: ''vedere il deperimento fisico e mentale di persone anziane e meno anziane è stato sconvolgente e ci ha fatti riflettere molto. Queste strutture meriterebbero più attenzione a livello generale''.
Usciti anche dalla casa di riposo, il 5 luglio Samuele e Marjlena sono rientrati nella loro casa: ad accoglierli, figli e nipoti, che hanno organizzato per loro una bella festa che li ha commossi.
Un ritorno non senza difficoltà: bisognava ricominciare tutto, piano piano, con tutto lo strascico di emozioni provate in oltre tre mesi di ricovero. ''Vivere in quelle condizioni è stato pesante, ma ci siamo dovuti abituare. Se non lo accetti, vai in crisi psicologica e il tutto si fa ancora più pesante. Abbiamo combattuto, sentendo forte la vicinanza e la preghiera di familiari, amici e della nostra comunità di Valaperta. Anche ora, a distanza di tempo, continuiamo ad usare tanta prudenza e attenzione, consapevoli di essere ancora in una condizione di fragilità. Poi ci siamo concessi qualche giorno in una località di mare: respirare quell'aria è stato rigenerante'' hanno aggiunto i casatesi, esortando tutti a vaccinarsi. ''Purtroppo noi non ce l'abbiamo fatta: in quei giorni di marzo stavamo programmando la prima dose ma il virus è stato più veloce. Il vaccino resta però una condizione necessaria per ridurre i rischi, anche se sappiamo che non è ancora sufficiente perchè la scienza è ricerca. Farlo è tuttavia indispensabile per evitare di cadere in quell'inferno che noi, come tutti coloro che hanno avuto la fortuna di uscirne, possiamo testimoniare''.
Gloria Crippa
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