Oggiono: tra passato e presente una serata sul MEAB, il museo del Parco del Monte Barro

"Museo delle differenze culturali", "Museo di società". È così che, con voce decisa e appassionata, il dottor Massimo Pirovano, direttore del Museo Etnografico dell'Alta Brianza, ha definito il luogo in cui ha iniziato a lavorare nel 1991.
Organizzata dall'amministrazione comunale di Oggiono nella sala del consiliare del municipio, l'iniziativa dedicata al MEAB ha preso il via con l'introduzione di Giovanni Corti, assessore alla cultura della città. ''Questa sera la sala avrebbe dovuto essere piena perché quello che presentiamo è l'unico museo che dovremmo mantenere, l'unico museo veramente Nostro. Senza la testimonianza di un luogo come questo, come faremo a raccontare le nostre storie ai nostri nipoti?".

Massimo Pirovano, direttore del MEAB

Sfruttando l'assist dell'assessore, ha preso la parola il dottor Pirovano che, con la precisione di un maniscalco, ha condotto i presenti in un viaggio a cavallo tra passato e presente alla scoperta di una delle perle del Parco del Monte Barro.
La presentazione è partita dagli oggetti: "è stata fatta un'operazione di "etnografia d'urgenza" e questo ha significato recuperare oggetti e salvaguardare ambienti con le loro storie e le storie di chi ne ha usufruito, anche se erano rimasti in pochi".
Il MEAB però, è anche un "museo di gesti" che "si documentano solo con foto e filmati". Tra le molte attività che la struttura realizza ci sono i documentari, alcuni disponibili sul canale Youtube del museo; l'ultimo di questi lavori verrà diffuso entro la fine dell'anno in concomitanza con l'apertura di una mostra sui terrazzamenti nelle Alpi occidentali. Il museo, infatti, organizza degli allestimenti temporanei e fino al 5 dicembre ospita un'esposizione dal titolo "Il cibo di tutti. Etnografie del pane".
''Il nostro è anche un "museo delle voci" perché chi entra sente cantare, raccontare, pregare e un "museo di ambienti" perché la sede era una vecchia abitazione plurifamiliare di contadini diventati operai nel corso del Novecento" ha proseguito il relatore.
Terminata la descrizione, si è passati al significato e a quel punto la passione nella voce del direttore si è alzata di un tono. "Una definizione che mi piace dare del nostro museo è "museo delle differenze culturali" come quelle che separano una madre che ha partorito nel 1954 da una madre che ha partorito nel 2022".
Uno degli intenti della serata era quello di far capire ai presenti che il MEAB non è un "museo storico", ma un museo in cui si studia l'evoluzione nel tempo dei fenomeni culturali che hanno interessato, oggi o decenni fa, un grande numero di persone. Passeggiando per le sale della struttura galbiatese, il visitatore non incontra solo il passato ma cammina sul filo tra "passato e presente".
L'altro intento dell'iniziativa era racchiuso nella seconda definizione, ovvero "museo di società" in quanto ''studia la società'' ma anche perché è composto da ''persone che fanno parte della società, come le guide volontarie, senza le quali chiuderemmo" ha detto Pirovano. Proprio per l'importanza del loro ruolo, il museo è alla ricerca di nuove forze, alle quali viene offerto un periodo di formazione ma soprattutto la possibilità di arricchire il proprio bagaglio di conoscenze personali attraverso la relazione con i turisti. L'impegno richiesto è di mezza giornata al mese.

Il ruolo dei volontari è centrale non solo nell'accompagnamento dei visitatori ma anche nella gestione dei laboratori, che il museo organizza sia per le scuole sia per le famiglie. Agli studenti del liceo, per esempio, il MEAB offre un laboratorio che si intitola "etnografi per un giorno", in cui i ragazzi vengono avviati alla ricerca etnografica sul campo, a partire dall'intervista.
Arrivato alla fine del suo intervento, il dottor Pirovano ha riassunto in tre punti il senso di un museo etnoantropologico: far capire che ogni persona ha una cultura anche se ha un'istruzione limitata; sottolineare che ogni cultura è complessa ed è frutto di un flusso di scambi; mostrare che il dialogo aiuta a comprendere abitudini diverse dalle nostre.
La serata si è chiusa con un rammarico espresso dal direttore del MEAB: "probabilmente morirò senza aver visto, nella regione italiana più ricca di laghi, l'esistenza di un museo etnografico sulla pesca. Questa è una cosa vergognosa secondo me, con quello che ha significato e continua a significare la pesca in Lombardia".
Un messaggio finale rivolto a chi decide come spendere i soldi dei cittadini, a livello comunale e a livello regionale, nella speranza che un giorno nasca una struttura con un valore culturale simile a quello del Museo Etnografico dell'Alta Brianza.

Per tutte le informazioni sulle attività del museo: https://meabparcobarro.weebly.com/

Andrea Besati
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