Monticello, serata su Dante: i canti in italiano e in dialetto

Una serata dedicata a Dante Alighieri quella che si è tenuta venerdì presso il salone polivalente di Monticello, in via Jacopo della Quercia, per celebrare il settecentesimo anniversario dalla morte del poeta fiorentino.
Per l'occasione, infatti, l'assessorato alla cultura del Comune di Monticello ha organizzato e proposto la "Lezion de Dante", un'iniziativa molto interessante durante la quale sono stati declamati alcuni canti, tra i più celebri, dell'Inferno e del Paradiso della Divina Commedia. A recitarli Ernesto Motto e Renato Ornaghi, sia nella nostra lingua italiana sia in dialetto brianzolo, il che è stato definito dai due come una sorta di "esperimento sociale".

Ernesto Motto e Renato Ornaghi, protagonisti della serata

Nel contesto della serata inoltre, sono state esposte alcune interessanti opere realizzate da un gruppo di artisti indipendenti: i Giovani pittori crescono, creatosi ''poiché tutti i componenti condividono la meravigliosa passione per l'arte''.
"In occasione del settecentesimo anniversario dalla morte del Sommo Poeta abbiamo voluto creare un mostra di quadri che ognuno di noi ha realizzato mettendo all'interno la propria personalità e cercando di rappresentare al meglio la grande figura di Dante" ci hanno detto.
La mostra collettiva denominata "Volti di Dante" infatti, verrà esposta a partire dal 22 novembre sino al 19 dicembre presso la biblioteca di Monticello.

Spazio poi alle parole dell'assessore alla cultura Maria Teresa Colombo che ha dato il benvenuto ai presenti. "Questa serata è stata fortemente voluta dall'amministrazione comunale: il nostro scopo era quello di dare vita ad una serata particolare, che lasciasse il segno. Proprio per questo motivo abbiamo deciso di organizzarla in collaborazione con Ernesto Motto e Renato Ornaghi: loro ci leggeranno alcuni canti in lingua italiana ed altri in dialetto brianzolo anche per farci rendere conto di come lingue diverse abbiano un proprio carattere distintivo" ha detto l'amministratrice, lasciando la parola a Renato Ornaghi.
Quest'ultimo, molto contento dell'opportunità concessagli, ha sottolineato nuovamente quanto le diverse lingue abbiano una coloritura diversa e, nonostante si parli della stessa cosa e il concetto sia il medesimo, recitare una poesia o un canto in una lingua diversa fa assumere a questa un diverso sapore, una caratteristica più intima.

"Dante è il padre della nostra lingua: settecento anni fa ha usato una lingua che nel 1200 non era quella ufficiale. Ha deciso di dire delle cose altissime, come quelle contenute all'interno della Divina Commedia, utilizzando il dialetto, il volgare, una lingua utilizzata fino a quel momento per trattare temi ben più quotidiani" ha continuato Ornaghi, spiegando ai presenti che la traduzione in dialetto recitata è stata tradotta da Ambrogio Maria Antonini, dell'Accademia del dialetto milanese.
"Oggi diamo per scontato il fatto che Dante utilizzi quella che oggi è la nostra lingua ufficiale ma dovremmo provare a metterci nei panni dei fiorentini del 1300: per chi la leggeva era una cosa sconvolgente sentire un poema che parla dell'aldilà in italiano. Quest'oggi, ascoltandola in dialetto, abbiamo la possibilità di provare ciò che i fiorentini sentirono a quel tempo: si genererà in voi una sorta di straniamento, lo stesso che i contemporanei di Dante provarono settecento anni fa" ha concluso.

I due si sono dilettati quindi nella lettura di una serie di canti dell'Inferno e del Paradiso, la cui recita - in italiano e in dialetto brianzolo - è stata preceduta da un breve riassunto del tema centrale di ogni canto.
Una bella occasione, come ha ricordato Ornaghi, per "metterci nei panni" dei fiorentini di 700 anni fa e per ascoltare una versione particolare e interessante di una delle opere letterarie più belle mai scritte, direttamente dalla culla della lingua italiana.
S.L.F.
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