Costa: costretto a fuggire dall'Afghanistan, Oryakhel è arrivato in Italia. La sua storia

Una storia che ha regalato emozioni e lacrime quella di Hafeezullah Oryakhel, proprietario di un negozio di dischi in Afghanistan che è dovuto scappare dai talebani, raggiungendo l'Italia in cerca di ''asilo'', nella speranza di trovare una vita migliore.
Ospite alla biblioteca di Costa Masnaga nella serata di venerdì 19 novembre, il giovane è stato accolto con grande calore ed entusiasmo dal pubblico, estremamente interessato alla sua storia.

Hafeezullah Oryakhel e la giornalista Marta Frigerio

Ha aperto l'incontro l'assessore alla cultura Anna Cazzaniga, ringraziando l'ospite e tutti i presenti. ''Siamo felici di avere nella nostra biblioteca Hafeezullah che parla perfettamente l'italiano anche se lui dice di non essere molto bravo. E' arrivato da noi perché gli avevano detto che gli italiani sono molto accoglienti: sarà lui a dirci se è stato davvero così'' ha detto l'amministratrice.
Alla presenza di Marta Frigerio, giornalista di ''Radar Magazine'', Hafeezullah è riuscito a raccontare la sua storia davvero intensa, che ha emozionato tutti. A partire dalla sua passione per la musica che lo accompagna sin dalla giovanissima età.
''Quando mi chiedevano cosa volessi fare da grande io rispondevo che il mio desiderio era lavorare con la musica. Sono riuscito ad aprire un negozio di dischi con un amico d'infanzia e insieme eravamo felici, circondati sempre dalla musica che era la nostra gioia'' queste le parole di Hafeezullah che ha raccontato la gioia provata in quegli anni, potendo seguire la propria strada, quella di un ragazzo vicino alla realizzazione dei suoi sogni.

''All'arrivo dei talebani però, tutto è cambiato: misero il divieto di fare musica, bruciarono il mio negozio e uccisero il mio collega oltre che amico. Io sono dovuto scappare'' ha spiegato il giovane uomo con le lacrime agli occhi e tanta rabbia dentro di sé.
I talebani infatti, hanno imposto il divieto di fare musica di ogni tipo. Il solo possedere uno strumento musicale comportava l'uccisione. Era peccato secondo i talebani in quanto distoglieva l'attenzione dalla preghiera e poteva corrompere i fedeli perchè ''se una persona canta è come quando un cane abbaia''.

In Afghanistan infatti è impossibile fare anche le cose più banali come guardare la televisione - che c'è ma trasmette soltanto notizie sui talebani - parlare al telefono e andare a scuola, consentito ma soltanto fino a 12 anni. Chi stava concludendo gli studi in università è rimasto a casa e non può procedere con l'istruzione, mentre ogni diritto civile è stato completamente eliminato senza possibilità di ribellione. Le donne non possono curarsi poichè è proibito farsi visitate da uomini e al contempo alle dottoresse è vietato esercitare la loro professione.

L'assessore Anna Cazzaniga

''Quando sono scappato sono iniziati mesi difficili: prima in Iran dove sono stato in carcere senza cibo ne acqua se non avanzi, poi dopo varie avversità di ogni tipo, e dopo aver perso durante il viaggio tanti compagni per strada sono entrato in Turchia dove sono stato picchiato e torturato e infine sono riuscito a sentire uno zio che abita in Austria e ad andarci. Lui aveva un contatto a Lecco e sono arrivato facendo subito richiesta di asilo'' ha aggiunto Hafeezullah, tralasciando i dettagli più crudi del suo viaggio.
''Cosa vedi tu nei prossimi anni in Afghanistan?'' gli ha chiesto la giornalista Marta Frigerio. ''Non vedo niente, solo buio. I talebani non hanno fatto nulla di buono, hanno solo disseminato terrore e ora non riesco nemmeno più a contattare spesso la mia famiglia, nè a mandare dei soldi perché le banche sono chiuse. Vedo tutto nero'' ha risposto l'ospite con amarezza.

Ora Hafeezullah sta lavorando come saldatore, continua a studiare l'italiano e vive con la sua fidanzata. Dopo tanta sofferenza il suo cuore è riuscito a trovare un po' di pace, ma la strada per favorire l'integrazione è ancora lunga a causa delle leggi e delle persone che spesso giudicano senza sapere il vissuto di una persona e tendono a puntare il dito contro il ''diverso''. E' necessario con queste storie trasmettere messaggi di inclusione per vivere tutti in una società dove chiunque possa sentirsi davvero accettato.
M.T.
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