Oggionese: serata per rompere il muro di silenzio sulla violenza contro le donne

Ascolto. È questa la parola chiave di una dinamica di cui non si parla mai abbastanza: quella della violenza contro le donne, ma anche dell'esperienza di quattro figure che quella situazione la conoscono profondamente e che l'hanno voluta condividere con alcuni cittadini di Rogeno e dei comuni limitrofi nella serata di ieri.
Presso la scuola primaria Regina Teodolinda, si è infatti tenuto l'evento ''Impossibile capire - necessario conoscere, Rompere il silenzio contro la violenza sulle donne'', organizzato dalle amministrazioni comunali di Annone Brianza, Castello di Brianza, Colle Brianza, Dolzago, Ello, Garbagnate Monastero, Molteno e Rogeno.

Da sinistra Monica Beretta, consigliere delegato all’istruzione del comune di Rogeno, Elisa Pirovano, vice coordinatrice Comunità
Mamma Bimbino di Seregno, la psicologa Tiziana Gilardi, Adele, donna vittima di violenza, Giuseppina Panzeri, ex presidente
di Telefono Donna Lecco, Sara Brenna, assessore di Molteno e Matteo Redaelli, sindaco di Rogeno


Il compito di rompere il ghiaccio è stato affidato a Giuseppina Panzeri di Telefono Donna, ''uno spazio al femminile, dove ci sono volontarie che, pur diverse, hanno una compassione e una competenza comune, costruita attraverso l'esperienza di altre donne'' ha affermato l'ex presidente del sodalizio, oggi volontaria, che ha proseguito spiegando come, ancora prima del mettere a disposizione le competenze di avvocati e psicologi, il compito dell'associazione, parte della rete dei centri antiviolenza della regione Lombardia, è ascoltare. Proprio per offrire la possibilità ad un numero ancora maggiore di vittime di raccontare e raccontarsi, Telefono Donna ha recentemente aperto tre nuovi sportelli nei consultori di Lecco, Calolziocorte e Mandello del Lario.

Elisa Pirovano

''E' con il racconto di sé che le donne in difficoltà fanno il primo passo per incominciare a costruire la loro storia e per capire che cosa vogliono dalla loro vita'' ha sottolineato la volontaria che poi ha ribadito: ''per noi la donna è protagonista della sua vita e delle sue scelte, è il centro del progetto''.
Allo stesso modo, la donna che subisce violenza è diventata la protagonista della serata. Quando la signora Adele ha preso la parola, il silenzio nella sala si è fatto d'improvviso più pesante. ''Non c'è niente di vergognarsi nell'essere stata vittima di violenza, è il persecutore che dovrebbe vergognarsi'' ha attaccato la donna e le parole con cui ha raccontato la sua storia, rese pesanti dal ricordo dell'esperienza, hanno via via costruito un messaggio. L'invito agli spettatori a passare il numero dell'associazione Telefono Donna (0341.363484) a chiunque si creda vittima di violenza ha reso chiara l'intenzione di inviare questo messaggio molto al di là delle mura dell'atrio della scuola. Il soggetto principale di questo messaggio è di nuovo l'ascolto.
"Dovesse mai capitarvi di essere avvicinati da una persona che intuite avere dei problemi, lasciatela parlare e non date dei giudizi. È la cosa più deleteria che potreste fare con una persona che subisce violenza". "Il senso della vergogna mi pesa ancora sulla bocca dello stomaco. Le mie colleghe hanno avuto il merito di non giudicare, soprattutto dopo che è venuto fuori tutto".

Tiziana Gilardi

Adele ha sottolineato più volte il concetto dell'ascoltare senza giudicare come prima forma di aiuto ad una donna vittima di violenza nel suo percorso verso il momento in cui sarà pronta per prendere una decisione. Per scegliere di dire basta.
La testimone ha toccato poi un altro tema molto importante, ovvero il ruolo della famiglia, evidenziando come non tutte le donne vittime di violenza benificiano della fortuna che ha avuto lei, quella di potere contare sull'aiuto dei suoi familiari. "Uscire da un bozzolo malato e non avere un punto di appoggio è molto dura, soprattutto quando ci sono problemi economici" ha ribadito Adele.
Alla famiglia si lega la condizione dei figli e su questo tema è intervenuta la psicologa Tiziana Gilardi che ha affermato: "i bambini a volte vengono dimenticati ma nel momento in cui assistano ad una violenza rischiano di essere traumatizzati e se non li aiutiamo pensano che quello che hanno visto sia la normalità".

Si parla di bambini come vittime, quindi come persone a cui dedicare attenzione e ascolto, ma si parla di bambini anche come fonte di speranza e di forza. Dopo che Adele ha indicato nel coinvolgimento della figlia in un alterco sopra le righe il motivo che la ha spinta a scappare, i bambini ritornano in questa veste nella lettera letta da Elisa Pirovano, vice coordinatrice della Comunità Mamma Bimbino dell'Istituto Pozzi di Seregno. L'autore di questa missiva è una donna libanese vittima di violenza che vive nella comunità in cui opera la relatrice. "Ho messo nella mia testa di non mollare, di affrontare questa malattia perché ho tre bambini piccoli che hanno bisogno della mia presenza nella loro vita" ha scritto la donna.

Giuseppina Panzeri

''Attraversa il tuo dolore, arrivaci fino in fondo, anche se sarà pesante come sollevare il mondo. E ti accorgerai che il tunnel è soltanto un ponte e ti basta solo un passo per andare oltre" cantava Simone Cristicchi nel 2019 durante il festival di Sanremo. Parole di speranza con cui si può sintetizzare un percorso che, per una donna vittima di violenza parte dal raccontarsi, dallo spostare il disagio dallo stomaco al cervello secondo la dottoressa Gilardi. Una volta che si abbandonano gli "occhiali dell'emozione", una volta che si trova il coraggio di uscire dal tunnel, dalla "trappola costruita da un manipolatore" secondo Adele, si può andare incontro a una vita normale. "Da queste situazioni si può uscire. Io oggi ho una vita normale, ho un compagno meraviglioso e una figlia che è un fiore di ragazza. Si può uscire'' ha affermato la testimone guardando gli spettatori dritti negli occhi. Sta ad ognuno di noi fare la propria parte per aiutare le donne vittima di violenza ad uscire dal tunnel. Innanzitutto, ascoltando.
Andrea Besati
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