Casatenovo: riparte la stagione teatrale in Auditorium con una commedia goldoniana

Un ritorno in grande stile quello del teatro in Auditorium a Casatenovo: un nutrito pubblico ha riempito la platea della sala per poter assistere alla grande riapertura del sipario casatese che con l'altra sera ha dato solo un assaggio della grandiosa stagione teatrale in programma la prossima primavera.

Gli attori sul palco a fine serata per salutare il pubblico

Dopo più di seicento giorni di chiusura il palco del cine-teatro parrocchiale è stato calcato da attori già conosciuti agli appassionati della sala casatese, che hanno messo in scena "Smanie per la villeggiatura" di Carlo Goldoni. Stefano De Bernardin, Laura Graziosi, Stefano Tosoni e Stefano Artissunch sono gli artisti che hanno portato in scena questa meravigliosa piece teatrale di fine Settecento, mettendosi davvero alla prova: quattro attori per undici personaggi.

Un momento della conferenza stampa

"Questo spettacolo è nato durante il Covid cogliendo l'occasione di riunire degli attori che si conoscevano da tanto tempo come noi. Abbiamo fatto in modo di apparire tutti protagonisti, circostanza resa possibile grazie alla grande confidenza scenica che ci lega. Ma questo non era abbastanza'' ci ha raccontato Stefano Artissunch, che in questa occasione ha svolto anche il ruolo di regista. ''Infatti con la vittoria del bando pubblico proposto dalla regione Marche, abbiamo voluto metterci in difficoltà sul palco. Cosa che ci è riuscita perfettamente. In quattro attori, avremmo dovuto mettere in scena questa commedia dove di attori ne erano previsti undici. Abbiamo accettato la sfida e dobbiamo riconoscere che è stata una fatica, quasi una guerra, metter in scena questo spettacolo giocando con il teatro e con la nostra abilità di riuscire ad incarnare diversi personaggi".

Ma ora vogliamo concentrarci sullo spettacolo e sul suo ideatore: Carlo Goldoni. Questo commediografo e stato in grado di riportare al centro del teatro il mondo, la società con le sue infinite varietà, con i suoi tic, le sue debolezze, i suoi vizi e le sue storture, ma anche, in qualche modo, le sue virtù. Goldoni osservava mentre gli altri operavano nella loro vita: la natura, ben osservata gli pareva più ricca della fantasia, nella natura vi riconosceva l'arte.

Goldoni è sempre strato legato alla grande tradizione della commedia dell'arte che avevano girato tutta europa rendendo famoso il teatro delle maschere. Goldoni da lì parte avviandosi per una strada che comincia timidamente tra gli anni Trenta e Quaranta del Settecento, per poi definirsi negli anni Cinquanta del medesimo secolo quando inizia la stagione aurea del teatro goldoniano.
La riforma di Goldoni si basa su due importanti punti, elementi essenziali della sua ispirazione: il mondo ed il teatro. Il mondo per Goldoni è la società, palcoscenico reale da cui trarre spunto continuo per vicende, situazioni e personaggi; il teatro è dove la società può essere resa unica per quanto ripetibile ogni sera. Uno spazio in cui la società si teatralizza, ma nel contempo, il teatro si socializza: la reiterazione delle vicende sociali non ha solo la funzione di rispecchiarle, ma le vuole restituire ad un pubblico che Goldoni vuole chiamare ad una presa di coscienza, che vuole rifletta sulle proprie abitudini ed il proprio modo di essere.

Goldoni con la sua riforma parte dalla comicità del teatro dell'arte, ma non si rifà più ad un semplice canovaccio, ma stabilisce per iscritto tutta la commedia, ridando centralità all'autore rispetto all'attore: la commedia dell'arte si basava sull'abilità di improvvisazione mimica e gestuale degli attori, Goldoni ricentra l'attenzione sul messaggio autoriale, sul testo letterario piuttosto che quello scenico.

L'attore deve mettere al servizio le proprie doti per un progetto condiviso con l'autore, la sua moralità deve interagire con il teatro, prestando il proprio corpo, i propri gesti e la propria inflessione della voce a dei veri e propri personaggi, non più di maschere. Il personaggio goldoniano viene messo in relazione con gli altri personaggi, vive nel contesto e in tali relazioni.
Tutti questi elementi si possono ritrovare nella prima opera della trilogia sulla villeggiatura di Carlo Goldoni, ovvero nella piece teatrale che ha avuto scena lo scorso 24 novembre. Questa opera parla di due famiglie borghesi che si devono recare in villeggiatura. Con questo termine si vuole intendere il viaggio verso le campagne dei grandi proprietari terrieri che tra Sei e Settecento, vi si trattenevano per il tempo del raccolto, quindi tra maggio ed ottobre di ogni anno. Questo doveva servire a sovraintendere i lavori di raccolta e, soprattutto, di guadagno per i padroni.

Verso la fine del Sedicesimo secolo, però, la villeggiatura borghese da opera di controllo dei lavori, si cominciò a considerare come occasione di svago e divertimento. Questo cambiamento lo si riconosce anche nelle stesse ville di campagna dove, se prima prevedevano grandi spazi dedicati ai contadini e agli spazi di lavoro, in questa nuova fase i guadagni dalla vendita dei prodotti spesso non erano sufficienti per sostenere lo stile di vita degli abitanti della villa. Proprio questa è la situazione dei protagonisti dello spettacolo: vivono sopra le loro possibilità, tutto per poter apparire e non essere oggetto di scherno da parte del resto della borghesia cittadina, anzi, smaniano di far morire di invidia tutti gli altri in qualche modo.
Il messaggio che viene trasmesso è di estrema attualità: l'importanza predominante dell'apparenza. "Il rapporto d'amore tra alcuni personaggi non è il fulcro della commedia, lo è una follia di ricercare a fare quello che fanno tutti, ovvero andare in villeggiatura" ha voluto ribadire il regista.

I quattro attori che si sono esibiti lo scorso mercoledì sera si conoscono da molto tempo, ma la compagnia Synergie Teatrali che ha organizzato questo spettacolo, è nata nel 2006 e raggruppa diversi attori professionisti che, in questo spettacolo ha visto ritrovarsi interpreti che si conoscono da anni essendo anche tutti originari della stessa zona. "Questa è stata una vera e propria sinergia: tutti hanno unito le energie trovando un passato che abbiamo vissuto insieme. Ognuno ha portato del suo tendendo possibile questo spettacolo, anche in tempi più brevi e difficili, accettando dei compromessi, che però ha portato ad un grande risultato" ha sottolineato il regista, Stefano Artissunch che insieme agli altri artisti ha voluto ringraziare la produttrice, Danila Celani, oltre che tutti coloro che hanno collaborato per realizzare in tutti i suoi dettagli la rappresentazione: la costumista Maria Chiara Torcolacci, la sarta Maria Amurri ed il direttore delle luci Ignacio Maria Coccia.

Infine abbiamo voluto chiedere come sia stato interpretare più personaggi nel medesimo spettacolo: tutti si sono trovati concordi nel dire che è il più grande divertimento che un attore può avere durante una rappresentazione: "Questo è il massimo gioco dell'attore. Anche il momento di passaggio tra un personaggio e l'altro è assai divertente. La parte difficile è quella iniziale, quella di ricerca del personaggio e la sua costruzione. trovando quello che li rende unici e veri, vivi e credibili. Una volta trovati il passaggio tra uno e l'altro viene naturale" ha detto Stefano Artissunch. "A volte vi è un refolo di normalità che rischia di ingannarci per farci tornare in uno, ma poi, grazie alla nostra esperienza siamo in grado di mantenere il personaggio, oppure di mutarlo senza incorrere in errori" ha concluso Stefano De Bernardin.

Un grande spettacolo ed un'apprezzata compagnia teatrale che ancora una volta ha sorpreso il pubblico dell'Auditorium congedandosi con uno scrosciante applauso.

Contributo fotografico: Guglielmo Pennati
Giovanni Pennati
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