Dolzago: in oratorio uno spettacolo contro la violenza di genere

In occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne la sala dell'oratorio di Dolzago si è tinta di rosso ospitando la rappresentazione teatrale dal titolo "Inferno" a cura del gruppo permanente lecchese Il Filo Teatro. Le scene ed i dialoghi di violenza si sono susseguiti con grande intensità lasciando gli ospiti presenti in sala commossi e sopraffatti dalla drammaticità e complessità di questo triste fenomeno purtroppo ancora largamente diffuso.

"L'inferno è una voragine dalla quale non è possibile uscire da soli. Come Dante che si lascia guidare dal suo maestro Virgilio, così le donne che subiscono violenza non possono essere lasciate sole" ha spiegato la regista Daria Panettieri che nella sua opera ha raccontato la storia di Silvia, succube di un compagno feticista dell'anoressia, di Donatella, vittima del massacro del Circeo, di Franca, che racconta lo stupro subito, di Fiorella, che durante il processo per le violenze di cui è stata vittima diventa la prima accusata e di Carolina, che vede in rete le foto intime inviate al suo ragazzo.

Molteplici gli spunti di riflessione con il proposito di toccare ogni aspetto della violenza di genere e le determinazioni culturali che da sempre hanno alimentato dinamiche di esclusione, discriminazione e umiliazione per le donne. La violenza che emerge nella rappresentazione non è dunque solo fisica, ma ricomprende ogni abuso emotivo, mentale o verbale volto a lederne la dignità e l'identità della persona. Trova spazio anche la violenza simbolica, quella esercitata indirettamente tramite l'imposizione di una visione, di un ruolo o di un costrutto sociale, che si imprime e lascia ferite profonde tanto quanto quella fisica.

"Storicamente la donna è sempre stata considerata una proprietà dell'uomo, dapprima del padre, poi del marito. Il dominio si esercitava su tutte le sfere della vita, dalla sociale e lavorativa, a quella più intima, che fosse fisica o psicologica. Le conquiste ottenute nel secolo scorso hanno solamente
mutato la forma del potere esercitato per limitare l'autonomia della donna: non più possesso, bensì controllo. Controllo sul corpo, impedendo alla donna di gestirlo liberamente, tramite le convenzioni sociali sul ruolo della stessa, controllo psicologico, impedendo la piena realizzazione della donna tramite una disparità salariale e di opportunità tesa a ribadire la dipendenza della donna dal suo uomo" ha detto la regista spiegando le diverse scene che paiono slegate tra loro ma che presentano un chiaro denominatore comune: la violenza.

"Il teatro -ha continuato- è un atto liturgico nel quale spazio e tempo sono concentrati e si dispiegano nel suo rituale. Inferno è una liturgia del dolore in cui il racconto delle donne è lo sforzo di ognuna per continuare a essere nel mondo. Le scene sono brevi, con una narrazione incisiva e vissuta alternativamente in prima ed in terza persona".
Il gruppo è speranzoso di aver posto un focus sulla tematica lasciando al pubblico molti spunti su cui riflettere, facendo si che ogni persona, con la propria sensibilità, cogliesse un dettaglio diverso della rappresentazione.

Presente in sala il primo cittadino dolzaghese Paolo Lanfranchi che ha ricordato l'importanza di fare propria questa giornata trecentosessantacinque giorni l'anno, con un'attenzione costante e quotidiana al fenomeno. "Cerchiamo di scardinare, nella nostra quotidianità, ogni comportamento o consuetudine che alimenta questa cultura tossica affinché drammi come questi vengano eliminati definitivamente. Modelliamo le nostre idee e conseguentemente le nostre azioni" ha detto, ringraziando di cuore il gruppo.
Sa.A.
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