Oggiono: nuova finestra dell'arte per Paolo Polli

Un nuovo spazio espositivo per l’artista Paolo Polli che ha aperto una finestra sull’arte in centro a Oggiono, in via Longoni. Professionista di rilievo internazionale è stato insignito nel 2014 a Milano, nel Teatro del Verme, della "Stella al Merito Sociale” e nella carriera ha ottenuto numerosi riconoscimenti, fra i quali val la pena ricordare la presenza alla Biennale di Venezia, un allestimento al Museo Mit di Torino e la scultura di Stefano Casiraghi, campione d'offshore e marito di Carolina di Monaco, perito in gara. Le sue radici rimangono fisse nel territorio, dove esordì nei primi anni Ottanta, nella veste di successore di Paolo Cattaneo, come insegnante della scuola professionale di disegno Renzo Colombo di Oggiono. Proprio alla città di Oggiono ha realizzato il monumento dedicato a Marco d'Oggiono con il contributo di alcune importanti aziende del territorio. Agli inizi, da circa il 1970 e per un decennio, si è dedicato a opere pittoriche figurative, fino agli anni '90, quando è passato a grandi interpretazioni simbolico-surrealiste. Fino al 2006 ha realizzato paesaggi con acrilici. La scultura è diventata un’altra grande passione, sia bassorilievi e i tuttotondo di concezione classica, sia le sculture pubblicitarie e le cosiddette "opere ambientali da esterno", sculture innovative di alto contenuto espressivo e di grandi dimensioni come il Monumento All'Uomo progetto del 1973 realizzato nel 2004 formato da 7 elementi per un'altezza di 6 metri.



Dopo oltre 50 anni di professione parla della sua arte di ricerca: “Sono stati anni spesi ad armonizzare linee e curve, volumi e colori, chiaro scuri, dando luce dove non c’è, una ricerca intensa per il bello, arrecando bugie, come i miei dipinti di terra, dove annullo i cavi che corrono lungo le facciate delle case, dando un calore caldo”.
Un viaggio nell’arte che per lui è continuo: “Come se il tempo si fermasse e non abbia tempo di proseguire, come tutta la mia pittura, passo dai baratri, crepacci, insidie, paura di camminare in questo mondo, la sfatezza della spatola, da l’input, ti butto in faccia il problema, ti faccio vedere come siamo guardati a vista e come gli altri decidono per te: non sai cosa fare o cosa puoi fare”.



Dopo tanti anni di lavoro, riguarda quanto fatto: “C’è di buono è la mia libertà espressiva, non me la ferma nessuno, nè il Covid-19, nè le guerre o tutte le altre pandemie, neppure la morte - prosegue - La mia arte c’è ci sarà sempre, lasciando un solco tangibile indelebile nella mia storia. Quando guardo le mie opere mi convinco sempre più di essere nel giusto”.
Recentemente sono stati collocati dei sassi per completare la scultura di Annone: “Il progetto del 1973 li comprendeva, lo realizzai nell’anno 2.000 lo posizionai nel 2004 e dopo esattamente 48 anni sono stati messi, anche se purtroppo a tutt’oggi non funziona l’illuminazione”. Questo il significato dell’opera attribuito dall’artista, un omaggio alla mente dell’uomo: “La terra, la ghiaia, la roccia, il cor-ten danno un significato alla ricerca del bello, elaborando la memoria, rendendola duttile, come fa la mente umana - aggiunge - L’opera è impetuosa e se la gioca molto bene, l’eleganza espressiva di tutti i sette elementi”.
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