Barzago-Betlemme: 110 figuranti e tanto coinvolgimento al decimo presepe vivente

Un paese nel paese: nella serata di sabato 18 dicembre centinaia di figuranti hanno animato la decima edizione del presepe vivente di Barzago, facendo rivivere ai tanti partecipanti accorsi, alcune scene che annunciano e accompagnano la nascita di Gesù, ambientate tra Nazareth e Betlemme. Il presepe vivente organizzato dalla parrocchia di Barzago si è sviluppato nei suoi spazi esterni.

All'entrata due emissari dell'Impero Romano, che all'epoca regnava su quei territori, censiscono la popolazione - in quegli anni, infatti, l'imperatore Cesare Augusto aveva ordinato il censimento di tutta la popolazione sotto l'egemonia romana - e tanti decidono di lasciare il proprio nome. Sugli scudi dei centurioni compare l'acronimo SPQR, stante in latino per Senatus Populusque Romanus, locuzione che indicava il popolo romano tutto, i patrizi e i plebei insieme.

Una volta superato il censimento iniziale i visitatori si trovano davanti alla scena dell'annunciazione, con l'Arcangelo Gabriele che annuncia a Maria che darà alla luce Gesù. Nella scena accanto vediamo Giuseppe indaffarato nella sua attività di falegname, ignaro dell'annuncio che è stato dato a Maria. Ci troviamo ancora a Nazareth e il viaggio di Maria e Giuseppe verso Betlemme non è ancora iniziato. Un cartello, però, annuncia ai visitatori che Betlemme è appena dietro a una tenda blu.

Passata quest'ultima, ci si trova nel villaggio pullulante di attività, botteghe e cittadini, che presi dalle loro attività quotidiane, cercano di spiegare a tutti la loro attività. Al centro del villaggio un grande falò scalda i passanti. Alcune donne si occupano di lavare e stendere i panni, altri vendono vasi di ceramiche, spezie varie, oggetti in rame, stoffe e cesti in vimini finemente intrecciati. Il mercato è rigoglioso e si vendono anche pani, ortaggi e frutta, oltre a pesce in abbondanza. Attorno al tavolo di una conviviale locanda si trovano a discutere uomini e donne del villaggio.

Quest'anno, a far parte del mercato del villaggio, c'era anche la bottega della cera, che fabbricava dal vivo candele in cera d'ape usando l'antica tecnica e imbevendo lo stoppino di cera. Un passaggio tracciato da due lunghe file di colonne ioniche conduce al palazzo di Re Erode, sfarzosamente arredato. Affiancato dalla moglie, il re siede sul suo trono, mentre due soldati presiedono l'entrata al palazzo e due musiciste suonano la lira.

Accanto al palazzo c'è la sinagoga, dove i fedeli pregano e ascoltano la preghiera del rabbino. Vicino al palazzo, invece, si può ammirare la scena della natività con Maria, Giuseppe e Gesù, quest'ultimo - modernamente - cullato dalle braccia del padre. Alle spalle di Maria e di Giuseppe sono disegnati il bue e l'asinello, ma altri animali in carne ed ossa fanno parte del presepe: sono un gruppo di pecorelle e l'asinello, gentilmente prestati da un pastore della zona.

Giulia Rocca, una delle organizzatrici, ci ha raccontato che rispetto agli altri anni si è voluto accostare lo sfarzo del palazzo con la povertà della capanna della natività per mostrare il contrasto e la distanza tra i due diversi modi di vivere. La frase di Papa Francesco, presente su un pannello accanto alla mangiatoia, è la rappresentazione letteraria del messaggio sotteso a questo accostamento: "Dio non si rivela nella forza o nella potenza, ma nella debolezza e nella fragilità di un neonato".

A vegliare su Gesù e sulla sua famiglia c'è un gruppo di pastori che cantano in coro canzoni natalizie. "Quest'anno possiamo contare su tanti bambini che partecipano al catechismo: davanti alla mangiatoia ci sono i bambini di quinta elementare che cantano, mentre nella sinagoga ci sono i bambini della prima e seconda elementare", ha raccontato Giulia Rocca. Negli ultimi tempi, la consueta riunione settimanale fatta tra i barzaghesi partecipanti si è intensificata per finire tutte le scenografie per tempo. Tutti i figuranti hanno esibito una mascherina nera: è stata l'unica novità in quanto a stile e costumi quest'anno.

Infatti, i costumi dei figuranti sono gli stessi da diversi anni e anche le scenografie, al netto dei tronchi, legni e altri materiali deperibili, verranno conservati in vista delle prossime edizioni. A riprova che anche un presepe con una lunga tradizione alle spalle può dare lezioni di sostenibilità.
M. Bis.
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