Nibionno: Germano Maifreda racconta la storia e la presenza degli ebrei in Italia

“Italya. Storie di ebrei, storia italiana” è il titolo del volume di Germano Maifreda, ospite venerdì 21 gennaio a Nibionno, nella sala dell’oratorio di Cibrone per il ciclo “il mondo di ieri”, la rassegna dei percorsi della memoria organizzata dal Consorzio villa Greppi focalizzata sull’Europa prima del nazismo che ne ha mutato completamente la presenza.
Il professore ordinario di Storia economica all’Università degli Studi di Milano ha guidato alla scoperta di storie quotidiane che hanno per protagonisti uomini e donne di origine ebraica in differenti epoche e luoghi d’Italia. Un volume che sottolinea il legame, il rapporto più che la discriminazione nei confronti degli ebrei.

Al microfono il sindaco Laura Di Terlizzi

La sindaca Laura Di Terlizzi, introducendo la serata, ha sottolineato come questo sia un tema poco affrontato a scuola, ma non solo. “Ho scritto il libro perché, da storico, sentivo che era necessario leggere la storia del nostro paese da un punto di vista di una minoranza. Sempre più oggi facciamo fatica e sempre più ne faremo a definire noi stessi. In passato era più facile: oggi non è facile incasellarsi in una categoria”. Maifreda non ha scritto il volume con gli occhi di una maggioranza perchè sarebbe stato imparziale e nemmeno una storia personale: non è ebreo. Ha quindi raccontato, in qualità di storico, il punto di vista di una minoranza.

“L’Italia ha una storia particolare per la monoliticità confessionale: in Italia essere italiani significava essere cattolici. Fino alla rivoluzione francese si impediva l’aperta professione di una religione che non fosse quella cattolica. Poi ci sono gli ebrei, che sono gli unici non cristiani: nella percezione del nostro paese, gli ebrei non ci sono anche se sono presenti da prima dei romani ma rappresentano solo un esempio di minoranza. Il libro è scritto per ribaltare il paradigma e dimostrare che, nella storia, gli ebrei ci sono e sono un gruppo propositivo: sottolinea la dimensione creativa dei rapporti tra ebrei e cristiani nelle nostre città”. Gli ebrei sono stati presenti nella corte dei Gonzaga, nel ghetto di Venezia, nel Piemonte sabaudo, nella Sicilia risorgimentale, a Ferrara e a Roma.

Germano Maifreda e Daniele Frisco

Gli ebrei sono stati espulsi dallo stato di Milano alla fine del 1500 e sono ritornati in Lombardia con la rivoluzione francese, fatta eccezione per Mantova dove sono rimasti alla corte dei Gonzaga. La loro presenza, dunque, nella città meneghina non viene percepita: manca la storia del ghetto e quindi si presume che anche oggi non siano presenti.  
I ghetti sono quartieri in cui gli ebrei sono obbligati per legge a risiedere: c’è solo un caso fuori dall’Italia, a Francoforte, dove la città costringe gli ebrei ad abitare in una via, ma è comunque ristretto a una sola strada. Il ghetto è un’area della città chiusa da cancelli: il più antico è quello di Venezia nel 1516, poi a Roma nel 1555 e poi ancora nelle altre città tra il Seicento e il Settecento. Con la rivoluzione francese i ghetti vengono abbattuti, ,ma con la Restaurazione, molti vengono ricreati fino a quando, dopo l’Unità d’Italia, vengono smantellati. L’ultimo aperto è a Roma che viene eliminato nel 1870, con la breccia di porta Pia.
Il ghetto, dal momento in cui ha separato, ha in realtà consentito la presenza e dunque l’unione: nonostante la divisione, c’è sempre stata relazione tra l’interno e l’esterno. “Il ghetto è stato una realtà più permeabile e vivibile di quanto ci aspetteremmo - ha aggiunto il docente - Si chiudevano i cancelli ma c’era sempre il modo di uscire anche di notte: a Venezia ci sono casi di innamorati che passano la notte dentro o fuori il ghetto, i commercianti veneziani che la domenica vanno a fare compere. Ci sono anche donne veneziane che vanno a insegnare la Bibbia ai ragazzi ebrei e famiglie cristiane che hanno istitutori ebrei. Il cancello del ghetto aveva due catenacci, uno da dentro e uno da fuori: gli ebrei si richiudevano all’interno nelle occasioni in cui poteva montare l’antisemitismo popolare”.

Dalla curia papale ai porti e alle botteghe, gli ebrei sono stati molto presenti in Italia: sono stati banchieri e sovrane, imperatori e gioiellieri, esorcisti e poetesse, librai e massoni, parlamentari, pittori, ciarlatani e musicisti. Insomma, gli ebrei sono davvero parte della storia italiana e Germano Maifreda lo ha fatto bene emergere nel libro, dando spazio a volti meno conosciuti.
M.Mau.
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