Bulciago: la cultura yiddish raccontata da Roberta Ascarelli nel Giorno della Memoria

Un'ospite d'eccezione ha tenuto una conferenza sulla cultura yiddish mitteleuropea durante la rassegna "Percorsi nella Memoria 2022" del Consorzio Brianteo Villa Greppi. Roberta Ascarelli, professoressa ordinaria di lingua e letteratura tedesca all'Università di Siena, ha ripercorso storicamente la formazione della cultura yiddish, con riferimenti letterari, linguistici e religiosi. La conferenza, svoltasi nella serata di giovedì 27 gennaio nella sala "Sandro Pertini" di Bulciago, è stata aperta dal benvenuto di Lucia Urbano, consigliere del consorzio, e da Raffaella Puricelli, vicesindaco e assessore alla cultura del comune di Bulciago.

Gli amministratori bulciaghesi e i referenti del Consorzio con l'ospite intervenuta alla serata

Proprio quest'ultima ha voluto ringraziare i tanti consiglieri presenti perché nonostante "tante volte la cultura nei consigli comunali sia un tassello che c'è perché ci deve essere", la loro presenza è stata indice della vicinanza alla causa. "Questa sera non vogliamo dimenticare un passato non troppo lontano ma che lentamente comincia ad essere dimenticato. Stasera ricordando questa tragedia dell'umanità vogliamo uscire da questa aula con una coscienza civica che ci spinga ad essere delle persone migliori", ha dichiarato il vicesindaco Puricelli.
Durante il suo intervento l'amministratrice ha voluto informare la cittadinanza anche dello stato di salute del Consorzio Brianteo Villa Greppi, che negli ultimi tempi risulta claudicante. Alcuni comuni infatti - specialmente della provincia di Monza e Brianza - hanno deciso di non far più parte del consorzio, che viene sostenuto anche dalle quote garantite da ciascun comune aderente.

Daniele Frisco

"Fare cultura significa anche uscire dal proprio comune, significa una sera andare a una conferenza a Bulciago e la settimana dopo a Triuggio: invogliamo la gente ad uscire. Fare cultura significa andare oltre", ha spiegato il vicesindaco dispiaciuto per la recente defezione di alcuni comuni.
Successivamente è intervenuto lo storico Daniele Frisco, curatore scientifico della rassegna storica da diversi anni: "il sottotitolo della nostra rassegna è Il mondo di ieri: vogliamo ricostruire con questi appuntamenti l'Europa prima dell'avvento del totalitarismo nazista, che ha cancellato con la sua furia persone, quartieri e città del nostro continente". La parola è quindi passata alla professoressa Roberta Ascarelli, che con estrema lucidità ha sottolineato che i numeri dei morti non aiutano a comprendere cosa sia realmente successo il secolo scorso a danno della popolazione ebraica.
Ascarelli ha voluto invece raccontare la storia e la geografia del mondo ebraico, chi erano gli ebrei che sono stati trucidati da Hitler, "perché si costruisce la coscienza anche attraverso la conoscenza e non solo attraverso le emozioni". La professoressa ha permesso al numeroso pubblico presente di guardare negli occhi il grande e sfaccettato universo ebreo, che fa della diversità la sua forza.

In prima fila anche il sindaco Luca Cattaneo e il consigliere Nicola Corsaro

La professoressa ha iniziato il suo intervento con una citazione di Stefan Zweig, scrittore e drammaturgo ebreo, facente parte del mondo culturale austriaco ed europeo, che fu costretto ad emigrare in Brasile per sfuggire alla persecuzione nazista. Dalle sue parole emerge un'idealizzazione estrema del mondo di ieri, del mondo precedente all'avvento del nazi-fascismo, rappresentando nella sua visione di mondo tutti i valori dell'Europa moderna. Quello dipinto da Zweig è un mondo asburgico che non c'è più, in cui gli ebrei non sono e non vogliono essere concepiti come diversi, ma vengono assimilati al resto della società: ricoprono ruoli di rilievo, sono professori universitari, partecipano al dibattito politico e letterario corrente. In questo caso, gli ebrei vengono assimilati ma al contempo attirano invidie sociali, proprio per la loro preminenza nella società. Sempre a occidente ci sono due grandi gruppi di ebrei: i sefarditi, che, semplificando, vengono dalla penisola iberica, e gli ashkenaziti, proveniente dalla Germania. Per fuggire alle crociate gli ebrei tedeschi si spostano ad oriente, scappando in Polonia e Iugoslavia, ed è proprio qui che nel 1250 si ha la prima attestazione di lingua yiddish, una lingua tedesca medievale.

Lucia Urbano (Consorzio Brianteo Villa Greppi) e Raffaella Puricelli, vicesindaco

  "La tesi più accreditata - ha spiegato la professoressa Ascarelli - la descrive come una lingua mista, originatasi nelle zone tedesche della Bavaria e della Renania". Nel passaggio degli ebrei verso est questa lingua viene contaminata dalle lingue slave, diventando sempre di più una lingua di passaggio e la lingua in cui si esprimono gli ebrei orientali, che cominciano a differenziarsi in modo sempre più evidente da quegli ebrei umanisti e cosmopoliti di cui Stefan Zweig è un illustre esponente. A oriente, quindi, gli ebrei cercano la diversità e la preservazione dei loro costumi. Diversità che passa anche attraverso l'uso dello yiddish, tanto che alcuni filosofi sollevano l'ipotesi che questa lingua, tipicamente parlata per comunicare e capirsi, gli ebrei orientali la usino proprio per assolvere alla funzione contraria: distinguersi dagli altri e per non capirsi.
Intorno al 1700, però, nasce in Polonia Ba‘al Shem Tov, il maestro del buon nome, che getta le basi del chassidismo, una corrente dell'ebraismo ai limiti dell'eresia, che pone al centro del suo credo la contemplazione della natura e una religiosità molto emotiva, in netta contrapposizione con l'ebraismo tradizionale che era diventato regola, norma, razionalità. "Si vive con il rebbe, una specie di santone, ed è un mondo in cui la vita è gioia della religione. La musica chassidica è un tipo di musica che si ripete, che permette in qualche modo di uscire dai parametri della realtà", ha continuato nella sua ricostruzione Ascarelli. A questo punto, quindi, all'occidente ebraico che discute nella università tedesche e si assimila a una cultura diversa dalla sua, si contrappone l'oriente ebraico, che vive del miracolo e della segregazione radicale da tutto ciò che è diverso da sé. A questo punto però, in questo universo dicotomico in cui i mondi sembrano non potersi mai più incontrare, avviene una contaminazione inaspettata. Gli intellettuali ebrei assimilati, sulla scia del nichilismo e della sua radicale sfiducia nel progresso, guardano all'oriente con curiosità e vedono al suo interno la grande poesia di un mondo lontano. Uno di questi intellettuali è Martin Buber. Il filosofo viennese attinge dalla letteratura chassidica, pensando di trovare al suo interno un mondo che ha ancora qualcosa da dire alla modernità. Proprio per questo sceglie alcuni racconti chassidici che traduce in tedesco gothiano adattandolo al mondo culturale moderno e ne produce una meravigliosa sintesi tra il mondo orientale e quello occidentale. "In questo modo il mondo yiddish viene redento perché può dare delle risposte alla modernità", ha spiegato Roberta Ascarelli con un imperturbabile entusiasmo.

Roberta Ascarelli


La cultura e la lingua yiddish dopo lo sterminio tedesco è rimasta in alcune zone del mondo come Parigi, New York e Gerusalemme, tra le altre. L'intervento della professoressa Ascarelli ha permesso di differenziare, conoscere e quindi capire più a fondo una cultura spesso raccontata come univoca, ma caratterizzata da credenze, culture e credo che meritano di essere affrontati nella loro unicità. In questo modo, il raccoglimento del Giorno della Memoria si distanzia dalla narrazione tipica e abbraccia ogni volta un aspetto diverso di quel mondo perseguitato, che così, di anno in anno, non sbiadisce sotto l'effetto del tempo.
Martina Bissolo
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