Casatenovo: Auschwitz, sinti e rom. Se ne parla alla Colombina

Sabato 5 febbraio si è tenuto il penultimo appuntamento della nota rassegna culturale e itinerante Percorsi nella Memoria, organizzata dal Consorzio Brianteo Villa Greppi con l'obiettivo di ricostruire la storia dell'Europa prima dell'avvento del nazismo e della Shoah.

Da sinistra Marta Comi (Consorzio Villa Greppi), l'ospite Eva Rizzin, Daniele Frisco, Enrica Baio (Comune di Casatenovo)

Nella sala polifunzionale "La Colombina" di Casatenovo il consulente storico Daniele Frisco ha dibattuto con Eva Rizzin, Dottore di Ricerca in Geopolitica e responsabile scientifico dell'Osservatorio nazionale sull'Antiziganismo   istituito presso il Centro di Ricerche Etnografiche e di Antropologia applicata "Francesca Cappelletto" (CREAa) dell'Università degli Studi di Verona. 
La conferenza intitolata "Attraversare Auschwitz. Sinti e Rom: le voci del presente, le radici del passato" ha visto anche la partecipazione del vicepresidente del Consorzio Brianteo Villa Greppi Marta Comi e del consigliere Enrica Baio.
Eva Rizzin ha guidato il pubblico presente in sala alla scoperta di un tema che è stato per lungo tempo trascurato, ossia quello riguardante la storia delle comunità Sinti e Rom. Queste comunità sono state perseguitate e discriminate non solo dai nazisti, ma anche da tanti stati europei tra cui l'Italia.

Daniele Frisco

"I Rom sono la minoranza più vasta dell'Unione Europa - ha affermato Eva Rizzin - e vengono considerati come popolo unico, ma in realtà sono una galassia di gruppi e di sottogruppi. I Rom europei, infatti, possono essere suddivisi in cinque grandi gruppi: i Rom, i Sinti, i Manush, i Kalè e i Romanicel. All'interno di questi gruppi troviamo delle differenze rilevanti, quindi bisogna essere sempre attenti a non generalizzare. In Italia i Sinti e i Rom arrivano a partire dal 1422 e molti di loro sono diventati parte integrante della popolazione e possiedono la nazionalità italiana. La migrazione più consistente è avvenuta negli anni Novanta a seguito della dissoluzione della Jugoslavia e il crollo dei regimi comunisti. Si tratta di vari gruppi che provengono soprattutto da Macedonia, Kossovo, Bosnia, Serbia e più recentemente Romania".

Eva Rizzin

Molto spesso i Sinti e i Rom vengono definiti con termini scorretti. Si parla di "nomadi" e si identifica il nomadismo come un aspetto dell'identità culturale dei Rom e dei Sinti. In realtà se si studia approfonditamente la storia, si scopre che la migrazione è avvenuta non per motivi culturali, ma per fuggire da persecuzioni e politiche discriminanti. Un'altra parola che si dovrebbe evitare di usare è "zingari": i fascisti e i nazisti si avvalevano di questo termine per descrivere Sinti e Rom come coloro che rubavano, rifiutavano le regole ed erano asociali. Questa accezione dispregiativa, purtroppo, è ancora presente.
"Nomadi" e "zingari" sono eteronimi, ossia nomi imposti dall'esterno e frutto dei pregiudizi. Bisognerebbe imparare ad utilizzare l'autonimo, cioè il nome che queste stesse comunità hanno deciso di darsi.

Enrica Baio

"Una delle forme più diffuse di razzismo europeo contemporaneo - prosegue Eva Rizzin - è l'antiziganismo. Include e identifica tutte le forme di ostilità verso le minoranze Rom. In Italia questo fenomeno è di tipo istituzionale, mediatico, popolare e politico. Il nostro paese, inoltre, ha il più alto livello di antigizanismo d'Europa (circa l'83%). L'antropologo Leonardo Piasere definisce l'antiziganismo come un fenomeno sociale, psicologico, culturale e storico che vede in quelli che individua come "zingari" un oggetto di pregiudizi e stereotipi negativi, di discriminazione, di violenza diretta o di violenza indiretta. Si tratta di qualcosa che è considerato normale e altamente accettato. Per questo è importante riconoscerlo dopo anni di silenzio".

Marta Comi

Nella parte finale dell'incontro la relatrice ha parlato della sua vicenda personale e del perché ha a cuore il tema dei Rom e dei Sinti: è una Sinta di origine tedesca la cui famiglia è stata perseguitata. A fine Ottocento il trisnonno e il bisnonno sono dovuti fuggire dalla Germania a causa di una schedatura etnica voluta dal capo della polizia della Baviera, Alfred Dillmann. Una volta arrivati in Italia, non trovano la libertà sperata a causa dell'avvento del regime fascista.
Grazie ad una ricerca storica condotta da Luca Bravi sulla persecuzione fascista dei Sinti e dei Rom in Italia, Eva Rizzin è riuscita a ricomporre tutta la storia della sua famiglia e ha dedicato la tesi di laurea alla cultura della sua comunità.

Purtroppo, ancora oggi, si assiste ad una serie di discriminazioni nei confronti di queste minoranze. Molto spesso i media rendono i Rom "capro espiatorio" quando si parla di reati e di delitti, ma questa è una forma di discriminazione e di razzismo che deve essere eliminata.

Contributo fotografico di Andrea Pirovano
S.B.
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