Oggiono: incontro sul codice Braille e i lavori realizzati dagli studenti al Bachelet
"Abbiamo avuto un primo incontro a ottobre nella settimana della dislessia dove abbiamo riflettuto sulle tipologie di apprendimento e oggi l'attenzione si sposta su modo alternativo di studiare, quello del Braille, il codice usato con una competenza tattile - ha commentato la dirigente scolastica Anna Panzeri introducendo l'incontro - Ciò che conta è quello che si esprime. Esistono l'intelligenza musicale, corporea ed emotiva: ciascuna ha in sé una sua genialità comune a tutte le menti inclinate in una certa direzione a partire dalla quale scaturisce per noi la visione del mondo. L'augurio è che l'incontro possa rinnovare l'invito a non demolire le forme diverse di intelligenza in cui c'è un potenziale umano. I saperi che costruiamo ogni giorno devono avere un senso per ciascuno di noi, nella forma della nostra intelligenza".
Guidati dalla docente Ferraina, i ragazzi hanno presentato il lavoro sul Braille che era già stato avviato in istituto negli anni prima del Covid-19.
Partiamo dalle origini di questo codice. Louis Braille nacque nel 1809 e nel 1812 si infortunò con un punteruolo nel negozio del padre e a 5 anni diventò cieco. Vinse in seguito una borsa di studio per scuola dei ciechi a Parigi e da qui cominciò la sua esperienza per migliorare la vita dei ciechi. Per ideare il codice oggi universalmente conosciuto e utilizzato dagli ipovedenti, si ispirò al codice del militare Charles Barbier, un codice notturno basato su massimo di 12 punti. Braille desiderava però un codice che si percepiva con un solo tocco, quindi ridusse il numero di punti per fare in modo che le persone potessero leggere con facilità utilizzando solo il polpastrello. Dopo la morte di Braille nel 1852 per tubercolosi, il codice da lui creato nei due anni successivi si espanse in tutta la Francia e a 102 anni di stanza si era diffuso in tutto il mondo. Per ringraziarlo di questo lavoro che agevolava la comunicazione di tutti gli ipovedenti, la NASA diede il suo nome a un raro asteroide presente nel sistema solare.
Il codice è basato su una cella di sei punti per un totale di 64 combinazioni possibili: queste non sono però sufficienti per rappresentare tutti i caratteri, come i numeri. In questo caso si utilizzano due celle: in rilievo ci sono alcuni punti, mentre nell'altro viene indicata la lettera dell'alfabeto corrispondente. Dall'unione di quanto indicato nelle due celle, si comprende il numero. Per la lettura, è sufficiente ribaltare il foglio e leggere al contrario.
Esistono differenti strumenti per la letto-scrittura. Le tavolette per scrivere sono di tre dimensioni e sono costituite da scanalature che agevolano la scrittura quando ci si serve del punteruolo. Esiste anche lo strumento denominato dattilo-braille, in cui a ogni tasto viene associato un punto, ma oggigiorno è scarsamente utilizzato perché è stato sostituito dal computer. Un altro strumento è la barra Braille che ha quattro tasti: agevola sia la lettura che la scrittura non solo di caratteri, ma anche dei numeri. La barra, come ha mostrato uno studente d'istituto, può essere utilizzata sia per le leggere che per scrivere.
"Due anni fa abbiamo fatto la prima esperienza di laboratorio dove abbiamo allestito quattro postazioni di lavoro - ha spiegato la professoressa Ferraina - Nel primo caso si è fatto il gioco della tombola Braille. Nelle due stazioni successive, sempre attraverso modalità giocose, i ragazzi si sono avvicinati al modo di scrittura Braille, che si fa scrivendo da destra a sinistra e poi girando il foglio: a questo punto è possibile percepire i punti messi in evidenza. Nell'ultimo lavoro, i ragazzi hanno lavorato provato a leggere un testo".
Ci sono state poi altre occasioni in cui gli studenti hanno potuto sperimentarsi nell'approccio al codice Braille. Nel laboratorio di chimica i ragazzi hanno realizzato con la creta le didascalie in braille, le sculture che traducono i segnali di pericolo affisse sulla porta d'ingresso e hanno fatto uno dei due prototipi di cellula. La gran parte di questi manufatti è ormai pronta per essere allestita. "L'intenzione è provare a mostrare il materiale che si produce ogni giorno all'interno delle varie discipline" ha aggiunto la docente elencando altri lavori portati avanti in istituti: è stata creata una tavola riassuntiva degli strumenti del laboratorio di chimica, in cui la percezione tattile avviene attraverso un solco in rilievo sul disegno. Per le lezioni di matematica, è stato utilizzato il piano cartesiano della "pro ciechi", adattandolo alle esigenze scolastiche: con un filo di lana, è stato creato un supporto per studiare la funzione retta. Per le ore di letteratura inglese è stata realizzata una tavola, mentre in storia dell'arte sono state restituite tattilmente le colonne e le piante del tempio greco. Infine, per le ore di scienze motorie, è stata adattata una racchetta alla percezione tattile. "I lavori sono frutto di consulenze avviate con operatori esterni, specializzati in didattica per non vedenti - ha sottolineato la docente - Oltre alle consulenze, è lo studente stesso a guidare nella creazione di questi prodotti e nella correzione qualora non dovesse risultare funzionante".
La preside ha concluso l'incontro elogiando il lavoro degli studenti: "Grazie ai ragazzi che si sono impegnati per farci conoscere da vicino questo mondo di cui abbiamo sentito parlare ma che rimaneva qualcosa di abbastanza lontano per noi, nonostante venga vissuto ogni giorno in alcune delle nostre aule scolastiche. Ci avete dato la possibilità di includere una consapevolezza in più rispetto a un modo di imparare che non conoscevamo bene".