Bulciago: raccolti 100 quintali di aiuti per l'Ucraina, il municipio sommerso da scatoloni. Il consigliere Filippone in contatto con la piccola Kristina

Circa 100 quintali tra cibo, farmaci e indumenti sono stati raccolti tra lunedì e martedì a Bulciago in vista del trasporto che ne sarà fatto verso l'Ucraina nelle prossime ore, organizzato dall'associazione Cassago chiama Chernobyl.

Le immagini della sala consiliare bulciaghese sommersa dagli scatolini della raccolta pro Ucraina

Dopo lo scoppio della guerra e dell'invasione russa nel Paese, la situazione della popolazione ucraina è velocemente precipitata con il passare dei giorni tanto che hanno fin da subito iniziato a scarseggiare le scorte di cibo e medicinali. Il Comune di Bulciago, aderendo all'iniziativa dell'associazione Cassago chiama Chernobyl, si è quindi attivato per raccogliere tutti gli aiuti di prima necessità da far convogliare nei magazzini del sodalizio che provvederà poi al trasporto fino al confine polacco per distribuire il tutto alle persone in difficoltà e ai profughi.

"Non ci aspettavamo una risposta così ampia da parte dei cittadini, come amministrazioni siamo rimasti senza parole alla vista di tutti gli scatoloni che in poco tempo a partire da lunedì hanno riempito la sala consiliare. La gente che è arrivava per lasciare viveri, indumenti o farmaci era come un fiume in piena, abbiamo dovuto bloccare e gestire il traffico per far sì che si potessero depositare gli scatoloni in comune" ci ha raccontato il sindaco Luca Cattaneo, piacevolmente sorpreso e stupito dell'enorme mole di aiuti pervenuti a Bulciago in poche ore dall'annuncio della raccolta la scorsa domenica. Le donazioni sono state così voluminose che la stessa associazione cassaghese ha detto di voler frenare la raccolta di vestiti e indumenti, i più numerosi tra gli aiuti dati, per privilegiare cibo e medicinali oltre che ad aiuti in denaro appena l'emergenza sarà finita. I numerosissimi beni donati dalla gente sono stati inscatolati e incellofanati da una squadra di 40-50 volontari, inclusi alcuni membri dell'amministrazione comunale, che nelle giornate di lunedì e martedì hanno lavorato non-stop come una catena umana per gestire gli imballaggi e caricare i mezzi a disposizione.

A donare non sono stati solo i bulciaghesi, ma come ha confermato il sindaco Cattaneo, perché in molti sono arrivati dai paesi limitrofi e anche più da lontano, come Valgreghentino, Galbiate e Renate e altrove ancora. Gli aiuti inscatolati sono stati poi dirottati nel magazzino di La Valletta Brianza di Cassago chiama Chernobyl, dove tra la tarda serata di mercoledì e la mattinata di giovedì partirà il mezzo che raggiungerà il confine ucraino con la Polonia. "Ci tengo a ringraziare assolutamente le persone che hanno donato ma anche e soprattutto coloro che in numerosi si sono prestati per inscatolare e incellofanare gli aiuti. È impressionate il fatto che le scatole erano talmente tante che non solo non ci si poteva più muovere in sala consiliare ma è stato necessario depositare alcuni scatoloni anche al di fuori. Se ci si pensa, la gente ha avuto solo un paio di giorni per organizzarsi, quindi è ancora più entusiasmante lo spirito di solidarietà di tutte queste persone che hanno donato o aiutato".

Chi invece la situazione la sta vivendo da più vicino è la ragazzina che la famiglia dell'ex assessore (oggi consigliere comunale) Tonino Filippone soleva ospitare prima della pandemia grazie al progetto di Cassago chiama Chernobyl.
Kristina, 13 anni, è infatti considerata dall'amministrazione parte integrante della sua famiglia ed è stato quindi difficile e doloroso dover assistere all'invasione e alla guerra da lontano senza poter fare nulla per mettere in salvo la ragazza e la sua famiglia che abitano in un piccolo villaggio della regione di Chernobyl al confine con la Bielorussia.

Tonino Filippone con Kristina in un'immagine scattata qualche anno fa a Bulciago

"Sono in costante contatto con Kristina, ma da qualche giorno ormai sta diventando difficile sentirsi per chiamata o videochiamata perché anche il segnale diventa sempre più debole. Abbiamo un rapporto molto stretto con lei, la ospitavamo da noi da quando aveva 5 anni e mezzo e ci siamo sempre sentiti quasi quotidianamente da quando nel 2020 non aveva più potuto venire. Il giorno dell'invasione, alle 8 di mattina ho trovato sul telefono una sua chiamata e richiamandola poi mi aveva raccontato che sentiva delle bombe e da lì a qualche ora la situazione è poi precipitata. Purtroppo, abita in un villaggio molto lontano dalle città, i suoi genitori mantengono la famiglia con qualche animale da allevamento e l'orto perché il supermercato più vicino è a ore di distanza, e non hanno neppure una macchina con cui spostarsi. Questo fa capire quanto siano difficili gli spostamenti e di conseguenza come spesso sia impossibile per molte famiglie scappare dalla guerra. È una situazione terribile, e lo si capisce da come me ne racconta, giusto l'altro giorno mi diceva che la sua casa è così vicina alle bombe che spesso nell'arco della giornata sente tremare i vetri delle finestre per le esplosioni" ha commentato Filippone.
M. B.
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