Casatenovo: il viaggio di Antonio Pensa a Iasi (Romania) per recuperare le parenti fuggite dall'Ucraina

A poco più di due settimane dall'inizio del conflitto, la guerra in ucraina ha causato oltre due milioni di profughi. Fra le tante persone che hanno abbandonato le proprie case, a causa degli scontri e dell'avanzata dell'esercito russo, oppure per mettersi in salvo prima che la situazione peggiori, vi sono anche Olga e sua madre Larissa. Entrambe hanno potuto fare affidamento su Sasha, sorella e figlia delle due, che dall'Italia ha contribuito ad organizzare il loro viaggio.
Abbandonata Odessa, la loro città Natale in Ucraina, Olga e Larissa si sono dirette verso la Moldavia. Attraversato il confine dopo due giorni di attesa, hanno fatto una breve sosta nella capitale Chisinau. Ripreso il viaggio, sono giunte in Romania a Iasi. Qui hanno incontrato Antonio Pensa, cittadino italiano residente a Casatenovo, marito di Olga, giunto sul posto per aiutarle ad arrivare in Italia. Abbiamo parlato con lui di questo viaggio durato quattro giorni.

Il casatese Antonio Pensa

Quando ha preso la decisione di partire?

Io, con mio fratello, abbiamo cercato di aiutarle. Inizialmente Olga e mia suocera Larissa non volevano spostarsi perché la situazione a Odessa è migliore di altre città. Gli edifici civili sono stati meno colpiti, è stato bombardato solo il porto e alcuni edifici militari. Però, le navi russe sono al largo e l'esercito russo si avvicina anche via terra. Da un po' di giorni cercavamo di convincerle a lasciare l'Ucraina. Mercoledì scorso [2 marzo] hanno deciso di partire in macchina verso la Moldavia. Si tratta del confine più vicino a Odessa, circa 60 chilometri. Hanno impiegato due giorni. Mi hanno raccontato di una fila di macchine interminabile, hanno passato una notte in macchina in coda. C'erano volontari che per chilometri hanno portato aiuto, coperte e the caldo, macchina per macchina.

Dopo l'attesa, sono riuscite a passare il confine, poi dove si sono dirette?

Sono riuscite a passare il confine, oltre il quale c'erano già le tendopoli. Grazie a un contatto sono state ospitate in una abitazione nella capitale della Moldavia, Chisinau. Poi sono partite per la Romania.

Poco dopo voi avete deciso di partire dall'Italia, giusto?

Con mio fratello, abbiamo deciso di partire domenica [6 marzo] per andare a prenderle. Abbiamo preso un aereo da Bergamo e siamo andati a Iasi in Romania, la città più vicina dove arrivano ancora dei voli aerei. Si trova a una ventina di chilometri dal confine con la Moldavia. A Iasi nello stadio hanno organizzato una tendopoli. Tutti coloro che attraversano la Moldavia arrivando in Romania, passano di lì. Ho visto parecchie macchine ucraine in transito.

Cosa è successo una volta arrivati in aeroporto a Iasi?

Noi siamo arrivati di sera, la città ha 300mila abitanti, era abbastanza tranquilla, almeno per quello che abbiamo visto. Gli ucraini che possono lasciano abbastanza velocemente Iasi. In aeroporto è arrivata Olga con sua madre e la loro macchina. Si sono riposate e poi siamo ripartiti guidando fino a casa in Italia, praticamente fermandoci solo per fare benzina e bere caffè. Siamo arrivati lunedì [7 marzo] alle 19.00 di sera a Casatenovo.

Durante il viaggio ha incontrato molti altri ucraini in fuga dalla guerra?

In Romania quando abbiamo iniziato a guidare eravamo circondati da auto con targa ucraina, poi durante il viaggio le abbiamo gradualmente perse di vista. Ognuna ha preso la sua strada, chi verso l'Austria, chi verso la Germania, chi verso l'Ungheria, chi andava verso Bucarest e chi scendeva anche in Turchia. Arrivando in Italia a Gorizia abbiamo incontrato solo una decina di macchine con targa ucraina.

Un'immagine scattata nel centro storico di Odessa in questi giorni

Quali sono stati i vostri pensieri e le vostre emozioni quando vi siete incontrati in Romania?

Io mi aspettavo di trovarle con una macchina piena di tutto, di tutte le loro corse. Invece avevano solo due trolley. Non so se è la loro speranza di ritornare, non so quando, non so come. Capisco che è difficile lasciare tutto. Noi ci siamo abbracciati, salutati e messi in macchina alla guida. Volevamo solo essere a casa il prima possibile. Io per portarle a mia moglie, loro per arrivare finalmente in un posto più tranquillo.

Una volta arrivati in Italia...

Mia suocera, arrivata, la prima cosa a cui ha pensato è stato il ritorno a Odessa, il prima possibile. Forse è la speranza.

Come le hanno descritto la situazione a Odessa? Lei conosce la città?

Ho frequentato parecchio Odessa in questi ultimi dieci anni ed è una città molto bella, una città russofona. D'estate è una metà turistica, molto frequentata anche dai russi che vanno al mare, ci sono molti alberghi e spiagge. C'è un centro storico costruito da architetti italiani alla fine del Settecento, c'è anche il Teatro Nazionale che è bellissimo. È Una città cosmopolita, c'è anche una comunità ebraica storicamente molto sviluppata. Noi abbiamo là degli amici che non si vogliono spostare perché sono convinti che se Putin vorrà prendere Odessa, vorrà prenderla integra, perché è come un fiore all'occhiello da esibire. Io penso che la guerra quando arriva non guarda in faccia a nessuno, nemmeno a Odessa.

Cosa pensa che accadrà in Ucraina?

Credo che la grande maggioranza degli ucraini lotterà e darà la vita per la propria terra. Difenderà l'indipendenza che hanno ottenuto una trentina di anni fa. Non sarà facile per la Russia pensare di mettere un governo fantoccio e togliere la libertà che ormai è parte di loro.

Sasha e la sorella Olga

Come si sente di commentare ciò che sta accadendo in Europa con il ritorno della guerra, dalla quale i suoi familiari sono dovuti fuggire...

Noi ci sentiamo lontani da quello che sta accadendo. Ma saremo veramente così lontani? Penso che nessuno di noi avrebbe mai pensato di ritornare in questa situazione.

L. A.
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