Oggiono-Annone: raccolta di beni per il popolo ucraino in collaborazione con Eskenosen

Mobilitazione. "Se da tutta Italia arrivassero quantitativi di materiale simili a quelli che stiamo per inviare noi, lo sforzo necessario per la distribuzione sarebbe veramente ingente". Così Claudio Castelli, consigliere delegato allo sport di Oggiono, ha sintetizzato l'entusiasmo per gli ottimi risultati conseguiti dalla raccolta fondi organizzata nella sala consiliare del comune nelle mattine di sabato 12 e domenica 13 marzo. L'atmosfera nel locale era elettrica e il flusso di persone con qualcosa da donare era ininterrotto. "Abbiamo raccolto farmaci e indumenti per bambini e adulti. Per trasportare tutto il materiale al punto di raccolta saranno complessivamente necessari tre camioncini" ha specificato il collega Giovanni Corti, assessore alla cultura della città.

Da sinistra l'assessore Giovanni Corti, il consigliere Daniela Rusconi, il sindaco Chiara Narciso e il consigliere Claudio Castelli

Nel mentre, la sinfonia creata da una volontaria intenta a chiudere alcune scatole con lo scotch ha accompagnato l'arrivo del sindaco Chiara Narciso, la quale si è unita al coro di voci entusiaste. "La risposta degli oggionesi è stata veramente eccezionale e lo dimostrano non solo le donazioni raccolte in questi due giorni ma anche i risultati della raccolta fondi che abbiamo svolto in appoggio con la Caritas. Inoltre, ho già ricevuto numerose disponibilità di famiglie pronte ad accogliere nelle loro case profughi e bambini in arrivo dall'Ucraina" ha sottolineato.

Una mobilitazione orientata sia alle necessità immediate sia al futuro: come ha ricordato il sindaco, infatti, per ora sono arrivate solo persone che avevano un familiare già qui mentre l'accoglienza di chi non ha una rete a cui appoggiarsi avverrà in un secondo momento e sotto il coordinamento delle prefetture, visto e considerato che sarà necessario gestire anche tutto l'aspetto sanitario legato al Covid. Il primo cittadino ha quindi aggiunto: "questa raccolta di medicinali e indumenti è svolta in collaborazione con il comune e l'oratorio di Annone, i quali fanno riferimento all'associazione Eskenosen. Credo sia fondamentale potersi appoggiare a qualcuno in grado di garantire che questi aiuti giungano a destinazione".

L'atrio del teatro dell'oratorio di Annone Brianza era colmo all'inverosimile di scatole e scatoloni. "Serviranno almeno quattro furgoni" ha evidenziato Angelo Bartesaghi, membro di Eskenosen, prima di passarci al telefono Mino Spreafico, coordinatore dell'associazione. "Il termine Eskenosen vuol dire capanna. Siamo una piccola associazione che agisce in appoggio a circuiti più grandi, come per esempio quello della Caritas, puntando sulla rapidità e sulla tempestività delle iniziative" ha raccontato il dottor Spreafico, il quale poi ha aggiunto "l'associazione nasce a Como ma ormai, grazie ad Angelo Bartesaghi e a sua moglie Santina Corti, si può dire che ha messo radici anche ad Annone".

Il coordinatore di Eskenosen, nata da un'idea dei sociologi dell'università Cattolica Mauro Magatti e Chiara Giaccardi, ha riepilogato le iniziative implementate finora a proposito della crisi ucraina. "Il nostro riferimento è padre Luca Bavia, il quale si occupa di accogliere profughi a Varsavia. Invieremo almeno quattro furgoni, previsti in partenza per giovedì con tutto il materiale raccolto tra Como, Monza e Annone" ha spiegato il dottor Spreafico, il quale poi ha concluso: "oltre alla raccolta fondi, ci stiamo organizzando per strutturare delle forme di accoglienza che siano in grado di consentire ai profughi che arriveranno di integrarsi, per esempio attraverso l'individuazione di un impiego lavorativo".

Ancora una volta una mobilitazione orientata sia all'oggi sia al domani. Del resto, i cambiamenti innescati a tutti i livelli dalla crisi in atto sono così profondi che la loro gestione richiede non solo impegno ma anche lungimiranza. Ciò che ha raccontato Angelo Bartesaghi nel congedarci, seppur in minima parte, dà la misura della radicalità delle molteplici dinamiche che si sono messe in moto. "Giovedì partirò di nuovo per la Polonia con altre persone. L'ultima volta che ci sono stato, circa tre mesi fa quando c'era la crisi dei profughi al confine con la Bielorussia, ci siamo dovuti fermare a 7 km dal confine perché le autorità non ci hanno fatto passare" queste le parole del membro di Eskenosen.

In quel momento Varsavia non accoglieva nessuno dei disperati che premevano alle sue frontiere. Oggi, la Polonia ospita più della metà dei due milioni e mezzo di ucraini che hanno lasciato il paese fino ad ora.
Andrea Besati
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.