Casatenovo, UTE: l'acqua al centro dell'incontro con il professor Beretta

Procede senza sosta il seminario culturale proposto dall'Università per Tutte le Età (UTE), l'associazione per la promozione sociale attiva sul territorio di Casatenovo e capitanata da Samuele Baio, che ha visto nei giovedì di queste settimane ospiti di vario genere e interesse all'interno della Casa del Giovane dell'Oratorio San Giorgio.
Il pomeriggio di giovedì scorso, 17 marzo, è stato dedicato a una lezione tenuta dal professor Giovanni Pietro Beretta - professore ordinario di idrogeologia e idrogeologia applicata presso il Dipartimento di Scienze della Terra "Ardito Desio" dell'Università degli studi di Milano - la quale ha riguardato, naturalmente, l'acqua, la sua impronta nella vita di tutti i giorni e la provenienza di quella che consumiamo. Un incontro che ha suscitato l'interesse di molti, che hanno assistito con grande partecipazione e coinvolgimento.

Nella formazione del professor Beretta troviamo insegnamenti universitari anche presso l'Università di Torino e il Politecnico di Milano e i corsi di Master presso Università di Milano - Bicocca, Università di Milano, Università Sapienza di Roma, Università di Siena, Università del Sannio e Università di Catania. È autore di oltre 260 pubblicazioni sia in riviste internazionali che italiane e in atti di convegni. I temi di ricerca sono relativi a studi idrogeologici generali nell'Italia settentrionale, parametrizzazione degli acquiferi, vulnerabilità degli acquiferi, bonifica di suoli e acque sotterranee e monitoraggio, pompe di calore geotermiche, modellazione delle acque sotterranee, confinamento dei rifiuti e subsidenza. È autore di due libri di testo su bonifica delle acque sotterranee ("Idrogeologia per il disinquinamento delle acque sotterranee") e trattamento statistico dei dati ambientali ("Il trattamento e l'interpretazione dei dati ambientali"). È coautore di 6 linee guida su diversi aspetti della messa in sicurezza e bonifica di siti contaminati. È stato relatore invitato a seminari e corsi di imprese private e agenzie pubbliche e ha preso parte a diversi gruppi di ricerca ed è stato capo di diversi progetti nazionali e regionali di ricerca sul monitoraggio delle acque sotterranee e di trasporto dei contaminanti nella zona vadosa. Svolge attività istituzionali presso il Dipartimento di Scienze della Terra dove è stato presidente del Corso di Laurea in Scienze Geologiche e del Corso di laurea magistrale in Scienze della Terra. È stato uno dei consulenti tecnici per la stesura della normativa italiana sulla protezione delle acque, sullo smaltimento dei rifiuti in discariche e ha lavorato come esperto di bonifica dei siti contaminati presso il Ministero dell'Ambiente. Infine, è stato Commissario straordinario dell'Ordine dei Geologi della Regione Lombardia e consulente di diversi Enti pubblici (Regioni, Province, Comuni, Agenzie dell'Ambiente) e di gestione delle acque pubbliche (Aziende acquedottistiche), oltre che di Imprese private (A2a, Edison, Leonardo Elicotteri).

Dopo l'introduzione e i convenevoli iniziali da parte di Samuele Baio - come noto, fra i principali responsabili dell'associazione - l'incontro ha immediatamente preso il via, lasciando le redini al professor Beretta, che ha iniziato il suo discorso partendo dal generale per arrivare al particolare del nostro territorio. "L'acqua ricopre per circa il 70% la superficie terrestre. Di questa percentuale il 97% è occupato dagli oceani, cioè da acqua salata, mentre il restante 3% rappresenta l'acqua dolce. Quest'ultima è a sua volta costituita per il 74% da ghiacciai e calotte polari, per il 25% da acque sotterranee e per un 1% da laghi, fiumi, umidità del suolo e acqua atmosferica. In Italia si ha un afflusso annuo di acque meteoriche di oltre 296 miliardi di m³ e si hanno risorse rinnovabili di quasi 52 miliardi di m³, con un'infiltrazione di acque nel sottosuolo che determina mediamente una disponibilità di oltre 12 m³. Limitando per semplicità l'attenzione sul territorio comunale, si hanno in media precipitazioni di 1307.7 mm/anno, evapotraspirazione 763.2 mm/anno e deflusso superficiale e infiltrazione di 544.5 mm/anno. In pratica si ha quindi un afflusso meteorico medio annuo di 16.6 milioni di m³ di acqua. Visto il prevalere di terreni poco permeabili in superficie, si ha un deflusso preferenziale in corsi d'acqua superficiali temporanei di modesta entità e un accumulo nel primo sottosuolo come nelle sorgenti della Nava, Peschiera-Monteregio, via Sirtori, eccetera" ha esordito. "Il consumo in Italia delle acque vede prevalere l'uso irriguo per il 70%, a cui segue quello industriale per il 20% e quello civile per il 10%. Il consumo umano attuale di acque potabili, partito molti secoli fa da pochi l/giorno/persona, è stimato attualmente con una dotazione di 250 l/abitante/giorno e solo una minima parte entra nell'alimentazione diretta e indiretta, essendo impiegata nelle numerose attività delle abitazioni civili. Fortunatamente in Lombardia "solo" il 27% dell'acqua viene persa lungo il percorso degli acquedotti a fronte del 47% della media italiana".

Con questo pretesto, il dottor Beretta ha quindi spostato la sua attenzione sull'approvvigionamento idrico locale. "L'approvvigionamento avviene mediante acque superficiali e sotterranee. Da diversi anni l'Acquedotto Brianteo fornisce acqua proveniente dal Lago di Lecco, stante la carenza locale di altre fonti di approvvigionamento significative. Sono ancora in funzione due pozzi localizzati però nel territorio di Usmate-Velate che prelevano acque in profondità da una unità geologica più antica (sabbie e ghiaie in argille con fossili) rispetto ai terreni circostanti". Tale carenza ha portato nel passato alla perforazione di circa 100 pozzi, in gran parte abbandonati, ad uso prevalentemente industriale che si intestavano nel conglomerato del Ceppo. "Anche in base alla tipologia di approvvigionamento, nell'acqua distribuita non sono presenti elementi e composti contaminanti (metalli pesanti, nitrati, solventi clorurati) che si hanno in altre zone della Lombardia, obbligando a costosi trattamenti delle acque prima della messa in rete".

Attualmente, il dottor Beretta è componente di Associazione Georisorse e Ambiente (GEAM), International Association of Hydrogeologist (IAH) e National Water Well Association (NWWA). È infine in chief della rivista Acque Sotterranee-Italian Journal of Groundwater e membro del Comitato Scientifico della rivista di Geoingegneria Ambientale e Mineraria (GEAM).

"I macro-componenti disciolti nelle acque sono i cationi Calcio, Magnesio, Sodio, Potassio e gli anioni bicarbonati, solfati e cloruri. Si è inoltre incrementato nel tempo l'uso delle "acque minerali", che ha raggiunto attualmente un valore di 222 l/abitante/anno, che colloca la nostra nazione al secondo posto nel mondo; si hanno attualmente oltre 400 fonti di acque minerali. Secondo i dati storici il primo imbottigliamento a Spa in Belgio risale al 1545, essendo stata l'acqua riservata qualche decennio successivo ad un diritto esclusivo di utilizzo (1583) da parte di dinastie regnanti. In seguito a tale origine, riservata inizialmente ad un mercato di nobili curati da rimedi naturali, il commercio delle acque minerali ad uso terapeutico si sviluppò in modo rapido in tutta Europa" ha spiegato ulteriormente il professore, dedicandosi anche a qualche nozione di carattere storiografico.

Ultimi argomenti affrontati nella conferenza, poi, sono stati le caratteristiche dei diversi tipi di acqua e la sua presenza nella nostra vita quotidiana senza che noi ce ne rendiamo conto. "Secondo le attuali definizioni della norma, le acque minerali naturali si distinguono dalle ordinarie acque potabili per la purezza originaria e sua conservazione, per il tenore in minerali, oligoelementi o altri costituenti ed, eventualmente, per taluni loro effetti. Esse vanno tenute al riparo da ogni rischio di inquinamento. Queste caratteristiche devono essere valutate sul piano: a) geologico ed idrogeologico; b) organolettico, fisico, fisico-chimico e chimico; c) microbiologico; d) se necessario, farmacologico, clinico e fisiologico" ha aggiunto Beretta. "Insieme all'acqua direttamente consumata si ha che la stessa risorsa viene impiegata per la produzione di alimenti e beni; si tratta quindi di considerare la cosiddetta "impronta dell'acqua". Si possono fare a tal proposito diversi esempi delle due categorie sopra considerate: per produrre un bicchiere di latte (200 mL) si ha un consumo di 200 litri e per una T-shirt (500 g) si ha un consumo di 4100 litri d'acqua. Analizzando nel complesso tale impronta, si verifica per circa 85.8% nei prodotti di origine agro-zootenica, per il 9.6% di origine industriale e per il 4.6% di origine domestica. In Italia l'impronta idrica è di 2.332.000 L/pro capite/anno. Per quanto riguarda infine i cambiamenti climatici dovuti all'effetto-serra, non si modificherà la quantità della risorsa a livello globale, ma la sua distribuzione nello spazio e nel tempo; ad esempio, sono attese minori precipitazioni invernali a scapito di un aumento di quelle autunnali per la condensazione del vapore acqueo prodotte dall'incremento di temperatura estiva che è atteso con diversa entità a seconda delle politiche ambientali che saranno adottate per contenere (minimizzare) i problemi ambientali sulla componente acqua".

Esaurito anche questo aspetto, il professor Beretta ha quindi lasciato spazio ai presenti, che hanno manifestato grande interesse ponendo numerose domande e osservazioni. Verso le ore 19 l'evento si è poi concluso, fra la soddisfazione degli organizzatori e del relatore e gli apprezzamenti del pubblico.

G.G.
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