Valaperta: in tanti all'incontro per informare e sensibilizzare sull'accoglienza dei profughi ucraini

Hanno dimostrato ancora una volta una grande solidarietà nei confronti dei più bisognosi i cittadini di Casatenovo e dintorni.
In occasione di un incontro organizzativo in previsione dell'arrivo di profughi ucraini nel comune brianzolo, cittadine e cittadini di ogni frazione sabato pomeriggio hanno riempito il salone dell'Oratorio di Valaperta, desiderosi di offrire il proprio contributo e dare una mano in questo momento critico.

Un'immagine dei relatori intervenuti all'incontro

Obiettivo è quello di accumulare il maggior numero di disponibilità per accogliere, nelle proprie abitazioni o in locali autonomi, gli sfollati che arriveranno nei prossimi giorni: per una gestione più organizzata dei numeri, ancora una volta il Comune, la Parrocchia e le varie associazioni si sono unite in una collaborazione senza parti né colori, dettata dal desiderio di ottenere il miglior risultato possibile in maniera immediata.
A presiedere l'incontro di ieri, infatti, c'erano il sindaco Filippo Galbiati, accompagnato da alcuni membri dell'amministrazione comunale, tra cui per esempio l'assessore ai servizi sociali Gaetano Caldirola e ai lavori pubblici Daniele Viganò, il parroco don Antonio Bonacina con don Andrea Perego, don Marco Rapelli e don Luciano Galbusera, e Erminio e Giovanna Fusi, coniugi di Erba responsabili della Zona di Lecco di Caritas Ambrosiana.

Il sindaco Filippo Galbiati

Dopo un'introduzione da parte di don Antonio, che ha anticipato i temi trattati poi più diffusamente nel corso dell'assemblea, la parola è passata subito al sindaco Filippo Galbiati. "Innanzitutto volevo ringraziare chiunque abbia collaborato perché ci stiamo impegnando tutti, sia nell'ambito parrocchiale, sia in quello decanale, la Caritas... Tengo sempre a mostrare riconoscenza alle persone che, soprattutto a livello locale, hanno esercitato un impegno nella loro dimensione privata. Sottolineo questo impegno per dirvi che, a mio avviso, siamo in un periodo storico particolarmente buio, a livelli che la generazione di cui faccio parte e quella del dopoguerra non hanno mai vissuto. Siamo infatti a ormai due anni dall'inizio di una pandemia che ci ha colpito duramente, è stata una cosa che nessuno di noi avrebbe immaginato fino al 2020 e alla quale ora ci stiamo abituando anche troppo, finendo per sottovalutare una situazione che è invece purtroppo ancora molto seria. Ora poi si è aggiunta questa guerra, esplosa in Europa con una durezza, che vediamo tutti i giorni, che è veramente disarmante. Questo per dire che è un momento storico veramente molto difficile e lo sarà anche per dei riflessi che ricadranno su di noi e sulle nostre vite indipendentemente dall'evoluzione e dall'estensione del conflitto: abbiamo previsioni dal punto di vista economico che non sono per niente positive, né per le famiglie, né per il Comune, né per l'intero Paese" ha esordito amaramente.

Il parroco don Antonio Bonacina

"Probabilmente non lo comprendiamo fino in fondo, ma siamo veramente arrivati a un salto d'epoca che impone, in qualche modo, una capacità di rilettura, di revisione e rivalutazione dei nostri comportamenti e atteggiamenti. Forse facciamo ancora fatica a capirlo perché ci siamo dentro in pieno e non abbiamo mai vissuto questa durezza, però io credo che la prima cosa da mettere in risalto sia che ciò che abbiamo dato per scontato finora non lo è: vediamo in questi giorni l'importanza delle istituzioni democratiche, sembrava che il nostro Paese e il mondo andassero verso una direzione, e invece ne stiamo prendendo una completamente diversa. Diretta conseguenza di questo è portare l'attenzione su un atteggiamento, portato avanti per decenni, quasi di pretesa nei confronti delle nostre istituzioni, forse dovuta anche a una condizione di benessere che abbiamo fortunatamente vissuto: ecco, questo atteggiamento deve cambiare, bisogna imparare a lamentarsi di meno e ad avere un po' più a cuore le istituzioni, sia a livello locale sia a livello nazionale, e a esercitare un po' più l'impegno, che anche sul territorio di Casatenovo è mancato. Sappiamo che diverse comunità della zona si sono impoverite perché tutti noi, grazie forse anche a questa condizione di benessere, tendiamo sempre più a ritrarci nella dimensione degli interessi privati. Questo lo sottolineo con forza perché la risposta a tutto quello che avviene non è altro che il senso di comunità, in cui le relazioni si fondano sull'aiuto reciproco: dobbiamo uscire di più di casa, la sera, per occuparsi di cose che non riguardano prettamente il nostro orticello e la nostra famiglia, e dobbiamo lamentarci un po' meno, perché abbiamo di fronte un periodo storico che richiede questo recupero" ha aggiunto il primo cittadino casatese.

Dopo questo appello iniziale, Galbiati è entrato più nel vivo dell'incontro, spiegando in maniera tecnica e dettagliata quale sarà la procedura da adottare come comunità nei confronti dei profughi che giungeranno dai confini dell'Europa nei prossimi giorni, sottolineando ancora una volta l'importanza della collaborazione da parte di tutte le istituzioni e fra gli stessi concittadini.
È importante evidenziare che l'arrivo dei profughi deve essere gestito attraverso i canali istituzionali, non secondo iniziative estemporanee e autonome, come hanno insegnato le precedenti esperienze con i profughi provenienti dal sud Italia. Premura delle istituzioni poi sarà quella di non accogliere in assembramenti e ammassi di persone, perché ciò non farebbe altro che allarmare i cittadini e non mettere chi arriva in condizioni positive di vita. Si opterà, invece, per una cosiddetta "accoglienza diffusa", basata sull'integrazione nella comunità. "Se vogliamo mantenere la dignità della persona, dobbiamo avere presente che l'accoglienza non può essere fatta se non in questo modo" ha commentato il sindaco.

Il primo passo sarà quello di raccogliere le disponibilità di accoglienza, per poi centralizzarle a livello provinciale. Se ci sono opportunità di alloggi, dunque, o anche in famiglia, è possibile comunicarle attraverso alcuni canali presenti sul sito del Comune: il riferimento per la zona del meratese è l'Ufficio Casa d'Ambito, raggiungibile ai numeri 039/9165965 e 392 2218982 (disponibili nei seguenti orari: tutte le mattine da lunedì a venerdì dalle 8.30 alle 12.30 e lunedì, mercoledì e giovedì dalle 14.30 alle 16.30) e agli indirizzi mail emergenzaucraina.ambitomerate@retesalute.net e ufficiodipiano@retesalute.net). La segnalazione può essere fatta da parte di associazioni, famiglie, parrocchia, chiunque: l'importante è segnalare la disponibilità, le preferenze, il periodo e tutto ciò che può essere rilevante.

Una volta raccolte, le disponibilità verranno comunicate al Distretto di Lecco, che unisce gli Ambiti di Lecco a Merate e Bellano. Lì si creerà l'incrocio fra "domanda e offerta", perché la prefettura, che avrà elencato gli alloggi a disposizione, è in stretto contatto con il distretto degli Ambiti e lì si potrà agevolare la distribuzione dei profughi. "C'è una specificità in questi immigrati rispetto a quelli del sud del mondo, ed è che alcuni di loro hanno dei parenti qui, per cui cercheremo anche di stare attenti a questo incrocio che consenta loro di stare vicini ai parenti, per quanto possibile" ha commentato ancora Galbiati.

I coniugi Fusi della Caritas di Lecco

Qualora invece si venga a conoscenza della presenza di una badante ucraina o di profughi che arrivano spontaneamente, come sta succedendo anche a Casatenovo, sarà necessario comunicare entro 48 ore innanzitutto al Comune, e poi alla questura di Lecco, quindi alla polizia, i nominativi, affinché possano ottenere una misura di protezione internazionale ed essere segnalati all'ATS, l'autorità sanitaria, per tutto quello che attiene, fra l'altro, anche al Covid. "In Ucraina c'è solo il 35% di copertura vaccinale: stiamo quindi vedendo arrivare diverse persone non vaccinate ed esposte al Covid in un momento per noi di ripresa, quindi dobbiamo fare attenzione anche a questo aspetto" ha aggiunto il sindaco.
L'unico modo per aiutare chi scappa dal conflitto, tuttavia, non è ospitare in casa.

"In una prima fase ci siamo mossi tutti, e anche bene, per supportare associazioni che stanno trasferendo generi di supporto in Polonia. Ora abbiamo creato un canale attraverso la Fondazione Comunitaria del Lecchese, che sostanzialmente è l'organismo che nella provincia di Lecco rappresenta Fondazione Cariplo. È stato creato apposta per le donazioni e sta andando molto bene, perché in una settimana abbiamo raccolto già più di 100.000 euro" sono state le parole di Galbiati. "In questo momento la difficoltà è supportare economicamente le misure e le occasioni di accoglienza. C'è un sistema che dipende dal governo e che si chiama SAI, che raccoglie risorse per favorire l'integrazione, per esempio, dei bambini che devono andare a scuola, dei genitori che devono imparare l'italiano, degli uomini e delle donne, quando possibile, che devono essere inseriti nel mondo del lavoro. SAI quindi sostiene tutte le misure necessarie perché l'accoglienza sia dignitosa: non basta dare un tetto e del cibo, cosa comunque inclusa nel programma, ma è importante anche tutto il resto. L'accoglienza va fatta come si deve, perché si tratta comunque di persone". Le risorse economiche aggiuntive per affrontare un impegno numericamente alto nel caso di arrivo di tanti profughi, però, non ci sono ancora. Ecco perchè Fondazione Comunitaria, Cariplo si sono attivate: per creare questo fondo che raccoglie e funziona già in pieno regime, aperto a qualsiasi benefattore e raggiungibile anch'esso dal sito del Comune.

La Fondazione Comunitaria, però, ha una caratteristica, che è quella di non dare soldi né a enti pubblici e comuni né direttamente a chi accoglie. Le risorse raccolte, infatti, verranno devolute a cosiddetti "enti del terzo settore", quindi sostanzialmente cooperative, che seguiranno le persone laddove verranno raccolte. Sul territorio di Casatenovo qualche mese fa è già stata attivata un'operazione di questo tipo per una famiglia giunta dall'Afghanistan a seguito dei tragici eventi legati ai talebani: a oggi, prendendo il loro esempio, il nucleo vive in una casa privata, il cui affitto però è pagato dalla cooperativa La Grande Casa, che ha in sé il progetto di accoglienza e riceve dal SAI i soldi per poterlo fare. Allo stesso modo funzionerà per i profughi ucraini, e del sostegno economico, oltre che dell'integrazione, si occuperà l'ente del terzo settore, insieme al Comune. "C'è tutto un sistema che aiuta, favorisce e si assume la responsabilità di andare fino in fondo, quindi a chi accoglie non viene dato tutto il peso di dover gestire la relazione con persone che non conosce, di un'altra lingua e cultura" ha commentato ancora Galbiati.

Le disponibilità, oggi, sono discrete: sul territorio della provincia di Lecco ci sono già un centinaio di appartamenti a disposizione, e tanti altri ancora verranno esaminati. "Al momento siamo dentro a un fenomeno che non controlliamo, siccome è gestito a livello europeo, legato alla mancanza di un accordo vero e proprio sulla distribuzione dei profughi nei vari Paesi. Per ora, quindi, arrivano solo spontaneamente - a Casatenovo ci sono già 19 persone - e vi chiediamo, qualora doveste venire a conoscenza di qualcuno, di avvisare me, l'assessore Caldirola o l'amministrazione, in modo che possano essere controllati. Vorremmo inoltre evitare sovraffollamenti e garantire appartamenti per tutti, possibilmente nello stesso comune, evitando che si ammassino".
Una volta conclusa la spiegazione del sindaco, la parola è passata ai coniugi Fusi, responsabili di Zona della Caritas Ambrosiana a Lecco, che hanno portato la loro esperienza in ambito di accoglienza costante e impegnata. Spazio poi alle numerose domande del pubblico, che si è dimostrato estremamente interessato e coinvolto. L'incontro si è quindi concluso intorno alle 16, con un diffuso sentimento di solidarietà e voglia di contribuire.

G.G.
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