Dall’Ucraina a Seregno: il viaggio di Kateryna e Maia per l'Europa grazie al sostegno di Cassago chiama Chernobyl

Anastasia e la cugina Kateryna
Ci sono azioni eroiche che non fanno rumore: sono fatte di ansie, preoccupazioni e una solida organizzazione. Fuggire dall'Ucraina in questo momento, senza poter contare sulla solidità dei corridoi umanitari, è difficile, ma con l'aiuto di Cassago chiama Chernobyl non è stato impossibile. È il prologo di una storia a lieto fine di quattro profughi ucraini che sono arrivati nella giornata di sabato 26 marzo a Milano, dopo un viaggio in pullman durato di due giorni. Partiti dai paesi limitrofi di Chernihiv hanno trovato in Italia due famiglie, che negli anni hanno aiutato l'associazione cassaghese, pronti ad ospitarli.
''Quella di giovedì è stata una giornata concitata. Grazie a una serie di nostri contatti in Ucraina e alla disponibilità delle famiglie italiane siamo riusciti in questa impresa che merita di essere raccontata. Ci sono volute volontà, fortuna e tanta tenacia'', ha raccontato il presidente dell'associazione Armando Crippa.
Kateryna, una ragazza di 22 anni, ha riabbracciato sua cugina Anastasia di 19 anni a Seregno, cittadina dove quest'ultima vive da otto anni a questa parte, da quando la famiglia di Patrizia ha deciso di adottarla.
''Grazie all'aiuto di Armando siamo riusciti a far venire da noi Kateryna. I suoi genitori hanno dovuto abbandonare la loro casa nel nord dell'Ucraina perché era diventato troppo pericoloso stare lì'', ha raccontato Patrizia, madre adottiva di Anastasia, che da diversi anni fa parte dell'associazione di Cassago chiama Chernobyl. I controlli alla frontiera sono stati serratissimi e i chilometri di coda che dividevano Kateryna dall'ingresso in Slovacchia si moltiplicavano: finché non superava il confine poteva accadere qualsiasi cosa.
''Non ci ha ancora raccontato il suo viaggio, ci ha detto solo che non possiamo neanche immaginare le cose che ha visto'', ha spiegato Patrizia. Le bombe cadevano, i muri e i vetri delle case tremavano: sono poche e precise le immagini che Kateryna ha usato per raccontare alla famiglia di Patrizia la guerra che ha vissuto. I genitori della ragazza sono rimasti in Ucraina, pur spostandosi perché la zona in cui abitavano stava diventando troppo pericolosa. D'altronde, Kateryna non è la loro unica figlia: il fratello ventenne della ragazza non può lasciare il Paese perché potrebbe essere chiamato alle armi da un momento all'altro.
''Non avremmo mai potuto accogliere Kateryna da noi senza il lavoro dell'associazione che Armando gestisce in maniera eccezionale. Grazie a lui il pullman in partenza da Leopoli diretto a Milano ha portato in Italia Kateryna sana e salva'', ha raccontato riconoscente Patrizia, che ha già assicurato alla nipote la completa disponibilità nell'ospitarla senza una scadenza.

Maia, Vladik e la nonna Natasha a Seregno accolti da Angelo. Primo a sinistra l'assessore Viganò

L'altra storia avvincente riguarda Maia, una ragazza di 15 anni originaria di un paesino vicino a Chernihiv che insieme al fratellino Vladik e alla nonna Natasha hanno sfidato gli avamposti russi e dopo ore difficili e pericolose sono arrivati in Italia, dove ad accoglierli c'era Angelo, anche lui di Seregno, associato di Cassago chiama Chernobyl, che aveva ospitato Maia per alcuni soggiorni terapeutici tra il 2017 e il 2020. Maia, Vladik e Natasha si trovavano fino al 23 marzo scorso in una cantina in un paesino rurale vicino a Chernihiv, dove anche lì, era diventato insidioso rimanere.
Decidono quindi di tentare il viaggio alla volta dell'Europa, in particolare dell'Italia. "Maia ha due sorelle che però sono dovute rimanere in quella cantina perché una delle due ha da poco avuto un figlio, nato nel bunker, con cui sarebbe impensabile partire", ha spiegato Angelo.
Quando la nonna e i nipoti decidono di partire si affidano ad un pullmino che li aspetta nel bosco vicino alla cantina, ma quello stesso giorno il ponte che da Chernihiv permette di attraversare il fiume Dnipro viene bombardato e la famiglia è costretta a scendere 150 km a sud verso Kiev, per trovare un altro ponte che permetta loro di passare nell'altra sponda. Una volta arrivati a Ustilug, vicino al confine con la Polonia, dopo diversi check-point e pericoli sventati, i tre vengono lasciati nella cittadina ucraina, senza nessun motivo apparente e senza nient'altro addosso se non i vestiti che indossavano e una batteria del telefonino scarica che minacciava le loro speranze di sopravvivenza. "Dall'Italia grazie a Google Maps e Google Traduttore sono riuscito a indirizzarli verso un villaggio vicino, a quattro chilometri di distanza da dove si trovavano. Andare a Leopoli senza nessun mezzo alle 19 era impossibile perché distava 300 chilometri e non avevano addosso nulla: né soldi, né cibo", ha raccontato Angelo nella ricostruzione turbata di quegli attimi fatali. Il giorno dopo, il 24 marzo, ad attenderli a Leopoli ci sarebbe stato un pullman diretto in Italia, lo stesso di Kateryna. Grazie ad una triangolazione fortuita che ha coinvolto Angelo, la sorella di Maia chiusa nel bunker, e la carta prepagata completamente vuota della nonna, la famiglia è riuscita ad avere il credito necessario per affittare un taxi che, tra le bombe, le minacce e le sirene, li ha portati a Leopoli per prendere il pullman della salvezza. "L'apporto di Cassago Chiama Chernobyl a Leopoli è stato fondamentale perché grazie un contatto di Armando siamo riusciti a prenotare tre posti sul pullman in partenza. La parte più pericolosa è stata da Chernihiv a Ustilug e poi da Ustilug a Leopoli. La collaborazione tra la popolazione ucraina e quella italiana è stata molto bella e vorrei che fosse da esempio della possibilità di una nuova vita per tutti gli ucraini", ha raccontato Angelo. È stato un viaggio che ha provato particolarmente la nonna Natasha, mentre Maia, grazie anche agli aiuti italiani, ha portato in salvo parte della sua famiglia con un coraggio difficilmente ravvisabile in una ragazza di quindici anni. Angelo ha tenuto anche a specificare il suo ringraziamento a William Viganò, assessore alla sicurezza e protezione civile del Comune di Seregno che si è attivato immediatamente perché i nuovi arrivati avessero tutto ciò che servisse loro: un tampone di controllo, alcuni vestiti e la denuncia di primo soggiorno per Vladik e Natasha. Mentre Maia si è fermata nella casa che negli scorsi anni l'ha accolta con amore e attenzione, il fratellino tredicenne e la nonna sono ora ospiti di un'altra famiglia della Brianza.
''Quello che siamo riusciti a fare lo abbiamo fatto grazie alla generosità delle famiglie e a una serie di nostri contatti sul territorio ucraino e di Chernihiv. Se ci sarà ancora la possibilità di fare arrivare questi profughi non li abbandoneremo, abbiamo la disponibilità di alcune famiglie ad ospitarne altrettante ucraine e tantissime altre disponibili ad accogliere i bambini in fuga dalla guerra'', ha spiegato Armando Crippa orgoglioso dell'esito della preziosa collaborazione tra il popolo ucraino e quello italiano.
Due incredibili storie di cooperazione, fiducia e coraggio hanno prodotto il rumore assordante di un affettuoso abbraccio.
Martina Bissolo
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