Oggiono: Scotti e l'architettura di Fiocchi per il primo dei tre appuntamenti ''a Km 0''

Tesori. Lo scopo dell'edizione di quest'anno di "Incontri a Km 0", ciclo di eventi organizzato dalla biblioteca civica di Oggiono, è semplice: ricordare ai cittadini che possono osservare opere d'arte dietro casa loro. Sommersi dal traffico cittadino, nascosti dietro discutibili rivestimenti di marmo, stravolti dal cambiamento del paesaggio circostante, tali capolavori colorano le strade e i luoghi della nostra vita quotidiana. Grandi ville, eleganti chiese e maestosi complessi di abitazioni popolari.

Da sinistra Gianfranco Scotti e l'assessore Giovanni Corti

''La nostra biblioteca è dotata di una significativa sezione di libri sull'architettura'' ha sottolineato Giovanni Corti nel suo intervento introduttivo. ''Facendo ricerche sul comune e sulla scuola elementare Armando Diaz è ripetutamente emerso il nome dello stesso progettista: Mino Fiocchi. Oltre a cambiare il volto della città di Milano, insieme ad altre importanti firme, nella prima metà del secolo scorso egli ha lavorato molto sul nostro territorio. Credo che i grandi architetti siano coloro che lasciano le impronte nei secoli e sicuramente Fiocchi lo ha fatto'' ha aggiunto l'assessore alla cultura del Comune di Oggiono.
Per definire i contorni e raccontare la sostanza di questa impronta, la sera del 29 marzo è stato chiamato Gianfranco Scotti, tra i più conosciuti cultori dei dialetti e della letteratura lombardi. Redattore sin dal 1978 per la rivista di studi storici "Archivi di Lecco", nel giugno 2018 l'ospite ha pubblicato un articolo intitolato "La serena e colta architettura di Mino Fiocchi: un protagonista del Novecento italiano".

''Ho avuto possibilità di conoscere, anche se non per molto tempo, l'architetto Fiocchi. Era una persona schiva e appartata, un gran gentiluomo che ti restava in mente'' ha sottolineato Scotti, precisando che il professionista ''ha lasciato nella sua città e nel suo territorio un impronta di gusto raffinato realizzando, in quasi cinquant'anni di lavoro, gli esempi più significativi dell'architettura lecchese assieme alle opere di Mario Cereghini''.
Quartogenito di Giulio Fiocchi, fondatore dell'omonima ditta di munizioni, Mino, il cui nome di battesimo era in realtà Giacomo, nacque nel 1893 e sviluppò una poetica incentrata non sul razionalismo, abbracciato da molti suoi compagni di studi, ma su un'originale rivisitazione dell'architettura di Andrea Palladio.
''Il rampollo della famiglia Fiocchi fu conquistato dalla riposante armonia della classicità e la rivisitò nelle sue più nobili espressioni, mantenendo sempre una tensione creativa e una coerenza espressiva'' ha evidenziato Gianfranco Scotti. Tale rivisitazione si concretizzò in due forme: da un lato le residenze per le altre famiglie della borghesia lecchese, dall'altro lato le case popolari e gli edifici pubblici. ''Mino Fiocchi ha avuto il merito di indirizzare il mondo degli industriali lecchesi di inizio Novecento verso un'architettura non magniloquente ma di altissima qualità. Espressione di uno stato sociale che affermava in tal modo la propria presenza senza enfasi e trionfalismi'' ha raccontato il dottor Scotti, il quale ha poi citato a titolo esemplificativo Villa Cima ad Abbadia, Villa Malugani a Malgrate e Villa Aldè a Lecco.

''Sottolineo due aspetti intrinseci della progettazione dell'architetto Fiocchi: il rapporto con il lago e la valorizzazione della luce. A ciò si affianca poi una sensibilità che va ben oltre la classe borghese e si apre alla gente comune. I complessi progettati per i dipendenti della ditta di famiglia a Lecco e a Belledo, per esempio, sono stati realizzati all'insegna non solo della mera funzionalità ma con gusto e generosità progettuale'' ha proseguito lo studioso lecchese mentre alle sue spalle compariva la foto di un altro edificio, il maestoso complesso delle case popolari di Pescarenico. ''Quella struttura sembra un palazzo nobiliare'' ha commentato l'assessore Corti.
I contributi di Mino Fiocchi al patrimonio artistico della nostra provincia non sono terminati. ''Quando si guardando strutture come il comune di Oggiono, la scuola materna a Belledo o la chiesa di Santa Maria della Neve in Artavaggio si può dire che l'occhio si riposa'' ha sottolineato Gianfranco Scotti. L'immagine di un grande edificio situato nel centro di Lecco ha poi suscitato una punta di nostalgia e una di rammarico nella voce del dottor Scotti. ''La sede della Banca popolare di Lecco è un altro dei meravigliosi edifici progettati da Mino Fiocchi. L'opprimente rivestimento di lucido marmo, aggiunto negli anni Cinquanta, è ormai immodificabile. Spero almeno che l'attuale amministrazione la trasformi nella sede del comune. Ciò consentirebbe di salvare questo capolavoro dallo stato di abbandono in cui versa da ormai 15 anni e dare al comune di un capoluogo di provincia come Lecco una sede appropriata'' ha commentato l'intellettuale.

Restituire alla città un pezzo della sua storia. Del resto, Adolf Loos, grande architetto austriaco, invitando i suoi colleghi ad attenersi alla tradizione laddove non la si può migliorare disse ''la verità, anche se vecchia di secoli ha con noi un legame più stretto della menzogna che ci cammina al fianco''.
Andrea Besati
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