Sirtori: ospite di RiFuGio il cappellano del Beccaria spiega che ''non esistono ragazzi cattivi''

Esistono ragazzi cattivi? Per don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano e fondatore della associazione Kayròs di Vimodrone (dal greco letteralmente "momento giusto"), la risposta è no.
Nella serata di mercoledì 13 aprile, presso la biblioteca di Sirtori si è tenuto un incontro molto stimolante organizzato dal gruppo giovanile Ri.Fu.Gio.

Don Claudio Burgio (secondo da destra) con il vicesindaco Tiziano Paschetto e i consiglieri comunali Paolo Belletti e Aziz Sawadogo

Don Claudio, infatti, ha affrontato con i ragazzi il difficile tema della devianza giovanile portando in campo la sua esperienza diretta che lo vede dal 2000 alla guida dall'associazione che si occupa di accogliere minori in difficoltà segnalati dal Tribunale per i minorenni e dai Servizi sociali. Inoltre, da 17 anni collabora con il penitenziario minorile Beccaria, dove ha conosciuto una serie di ragazzi tra i 14 e i 18 anni che hanno commesso reati.
Il sacerdote ha portato all'attenzione dei presenti la figura di Baby Gang, rapper italiano nato a Lecco che attualmente vive a Milano. La sua storia è purtroppo nota a tutti in quanto, per una serie di reati commessi, è stato internato carcere minorile Beccaria ed ha passato quasi tre anni presso la comunità Kayròs. Ancora oggi il ventenne è spesso al centro di indagini, occupando pagine delle testate giornalistiche.
"Conosco Zaccaria - questo il vero nome di Baby Gang - da veramente moltissimi anni. Insieme abbiamo fatto tanta strada e quella che ci manca da percorrere è ancora lunga" ha affermato.

Come ha raccontato, molti ragazzi che entrano a far parte delle gang e che commetto furti e reati nascono in realtà complesse, dove vengono messi faccia a faccia con la devianza e la delinquenza sin dalla giovanissima età.
"I ragazzi che ho conosciuto hanno un disagio insito in loro, che consiste nell'impossibilità di dare un senso alla vita. Mancano i sogni, le prospettive e la parola futuro diventa un vero e proprio incubo per loro" ha continuato il fondatore.
Quel vuoto esistenziale lentamente si insinua nei ragazzi, spesso residenti in periferia e in casermoni popolari, tanto da portarli a credere che per farcela se la devono cavare da soli. Questo, come ha spiegato don Claudio, è conseguenza anche di una mancanza di riferimenti del mondo adulto, che li spinge a diffidare anche delle Istituzioni, dello Stato e delle Forze dell'ordine. Anche essere nati in Italia in famiglie straniere, quindi essere "di seconda generazione" influisce molto sul fenomeno della devianza, anche se ad oggi le ragioni sembrano essere molteplici.

Attualmente i reati più diffusi tra queste gang sono rapina, furto e spaccio e altri legati al mondo dei social e di internet sono in aumento. "I giovani che conosco in comunità spesso hanno la necessità di ricordare al mondo che esistono. Molte condotte, infatti, nascono per essere visibili agli occhi di tutti" ha continuato.
Quello che il don ha sottolineato è l'importanza di farsi un pensiero critico prima di giudicare una situazione. "Sono dell'idea che l'ascolto e il dialogo siano fondamentali per risolvere situazioni complicate. Affrontare una difficoltà del genere di petto e con un atteggiamento repressivo e giudicante non è mai un bene, non si risolve nulla" ha affermato. Il suo rapporto con i ragazzi membri della comunità Kayròs, infatti, è di costante dialogo e riflessione. "Non giustifico mai i reati. Eppure, ascolto questi ragazzi che si aprono e hanno veramente qualcosa da dire".
Con laboratori, attività e supporto don Claudio cammina al loro fianco, con la speranza di donargli un futuro migliore.

"Baby Gang ha passato tre anni in comunità, uno in più del previsto per suo volere personale. Per lui, Kayròs è diventata una casa dove sa di poter trovare qualcuno che lo ascolta. È un ragazzo che ha valori di prossimità e generosità e un enorme talento nella musica, che io ho cercato di coltivare con lui" ha affermato don Claudio.
Il suo modo di gestire la comunità infatti, è spesso criticato dai più tradizionalisti. Eppure lui porta avanti il suo progetto che consiste nel non creare un "regime totalitario" bensì dare a questi ragazzi un ambiente dove possano coltivare le loro passioni, realizzarsi in vari settori e rispettare la loro persona.
Esistono azioni cattive, passati difficili, situazioni complicate, reati, dolore, perdono. Non esistono ragazzi cattivi. E allora, è necessario creare una sensibilità nuova per uscire da questa condizione che porta alla creazione di baby gang, come quella di San Siro. "Sono un prete, ma di una cosa sono certo: la chiesa deve cambiare. I riti, fatti di consuetudini e convenzioni, non hanno nulla a che fare con la vera religione" ha affermato.

"Le pagine più dolorose mi hanno convinto ad andare avanti ed impegnarmi sempre di più per aiutare questi ragazzi. Mi immergo in storie potenti e spesso il modo in cui gestisco alcune situazioni viene criticato, ma rifarei tutto allo stesso modo" ha concluso.
S.L.F.
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