Viaggio in Brianza/35: tappa a Oggiono per Villa Caccia-Dominioni, 'gioiello' ricco di storia

In questa nuova tappa del nostro Viaggio in Brianza ci fermiamo sulla costa del lago di Annone dove sorge Villa Caccia Dominioni. La si può intravedere tra i cespugli che si trovano alle spalle di uno dei migliori punti panoramici, la piazza alta, poco oltre la Chiesa Parrocchiale di Santa Eufemia. Ma la proprietà di questa famiglia si compone anche di due palazzi che danno sul centro del paese e che rappresentano dei testimoni della storia di Oggiono e del suo sviluppo urbanistico nei secoli.



IL PALAZZO
Gli edifici e i cortili che ora si possono osservare sono il frutto della trasformazione di un palazzotto medievale e poi rinascimentale, i cui ultimi feudatari, i Conti D'Adda, ne furono proprietari fino al 1654, anno in cui si estinse il ramo diretto e gli oggionesi ne acquistarono i diritti, costituendosi in Comune.
Nel portico del cortile centrale è stata collocata una lapide in granito, rinvenuta durante dei lavori, dove è inciso “DOMUS ABDUANA A.D.1404”: questo testimonia che già nel tardo Medioevo il palazzo apparteneva alla famiglia dei Conti D’Adda, e gli oggionesi acquistarono i relativi diritti feudali successivamente, demolendo le carceri che un tempo trovavano posto di fronte al sagrato della chiesa, sorte che non toccò il palazzo.



Questo edificio, che già alla fine del '700 era della famiglia Ajroldi, successivamente passò in linea femminile ai De Martini, la cui erede sposò un Grassi. La nipote di quest'ultima, signora Giulia, si unì poi in matrimonio al Conte Pierpaolo Caccia Dominioni.
Alcuni lavori effettuati nel secolo scorso hanno messo in luce dei meravigliosi archi in tufo calcareo che poggiano al di sotto dell’attuale quota della strada, poco più di mezzo metro più in basso. Questo conferma ancora una volta l’origine medievale del palazzo di via Giuseppe Parini 8, dando inoltre l’idea del livello di costruzione che si aveva ad Oggiono nel 1100. Intuitivamente, si presume che l'innalzamento della strada e dei palazzi adiacenti possa collocarsi fra il Sedicesimo e il Diciassettesimo secolo, e sia stato dovuto ai continui allagamenti.


L’edificio che ha sempre svolto la funzione di casa padronale è quello che tutt’oggi si affaccia sul sagrato della chiesa di Santa Eufemia, mentre gli altri fabbricati erano utili per la gestione dei fondi dei Conti D’Adda (e dei successivi proprietari), nonchè come luogo di vita per tanti contadini. Infatti i campi coltivati si trovavano lontano dal centro storico del paese: Oggiono si sviluppò intorno a quella che oggi è via Primo Maggio, perché la dorsale era considerata un luogo sicuro dove vivere dato che era difeso verso nord dal lago e verso sud est da uno dei tanti torrenti che scendeva verso il corso d'acqua principale, creando una zona paludosa che, insieme ad un gran numero di sorgenti, rendeva la zona molto umida.



I CORTILI
I tre cortili in sequenza che si possono osservare entrando dal lato ovest del palazzo si presentavano in modo diverso fino all'inizio del Novecento: a quello centrale si accedeva attraverso un androne ancora visibile, ma chiuso sul porticato interno. Il primo, quello oggi visibile da via Parini, era chiuso sul fronte strada e svolgeva principalmente una funzione di rustico legato all'attività agricola. Nell'area dell'attuale terzo cortile, ovvero quello più ad est, si avevano delle costruzioni di supporto al palazzo prospiciente la piazza della chiesa, al quale si accede tuttora attraverso un elegante androne a volta retto da colonne toscane in granito.
Per volontà del proprietario, il senatore Luigi Grassi, si completarono i lavori di ristrutturazione, con l’obbiettivo di creare un ingresso pedonale e carraio scenografico, attraverso i tre cortili, che raggiungesse e servisse la villa, costruita agli inizi del '900, sulla sommità del crinale morenico con vista lago. Il portico del giardino centrale doveva essere il cuore del palazzo antico, e venne per questo decorato secondo un gusto rinascimentale toscano, costruito, già a quota rialzata, per abbellire il corpo preesistente del palazzo.



Appurato che tale stile fu introdotto in Lombardia dal Filarete, chiamato a Milano da Francesco Sforza dopo il 1450 per progettare l'Ospedale Maggiore, si può intuire che in provincia sia giunto molto più tardi, e che la data riportata sulla lapide “A.D.1404" sia riferita alla costruzione precedente, non di certo a quella che oggi possiamo osservare a livello della strada.
Nel sottogronda del portico, un'ampia fascia orizzontale è dipinta a secco con temi ornamentali policromi, presenti anche in altri palazzi della famiglia dei Conti D'Adda. Queste sono le uniche opere originali, mentre le altre decorazioni, così come le finestre strombate in mattoni, del secondo piano dell'ala ovest che separa il primo e il secondo cortile, sono postume e risalenti a trasformazioni del primo e secondo '900.



Il terzo cortile mostra sullo sfondo il prospetto posteriore del palazzo, la cui facciata principale si affaccia sulla piazza della chiesa: oggi dominato da un superbo esemplare di libocedro posto al centro, agli inizi del '900 era chiuso sul fronte della via Parini da una costruzione che è stata demolita per dare aria e respiro all'intera proprietà, sostituendolo con un edificio residenziale nuovo e più contenuto nelle dimensioni; questo è in stile liberty-eclettico, cosa che si può riconoscere dalle facciate in graffito bianco e nero, con geometrie che richiamano alcuni palazzi dell’Engadina.
È importante sottolineare che ogni intervento, a tempi diversi, anche quelli strettamente funzionali quali i portici per alloggiare le auto dei residenti, è stato fatto con mano accorta e sensibile, spesso recuperando elementi architettonici presenti in loco, e con un gusto non comune, tale da far sì che il manufatto nuovo sembri essere sempre esistito. Non un fatto da poco, per cui bisogna ringraziare la proprietà che ha voluto rispettare questo luogo e la sua storia.



LA VILLA
Come già menzionato, all'inizio del Novecento, precisamente nel 1906, fu edificata la villa residenziale dalle facciate tardo-neoclassiche che si trova sulla sommità del crinale morenico, dirimpetto all’attuale Piazza Alta che rappresentava una piazzaforte difensiva dell'antico castello medioevale. La pianta della villa, pur avendo una forma regolare e le facciate simmetriche, vede all'interno una distribuzione innovativa rispetto alle ville ottocentesche, con l'ingresso e scale laterali e non centrali, al fine di sfruttare al meglio e rendere autonomi i vari piani che la compongono.
Le finestre hanno contorni e fregi neoclassici in arenaria locale, così come la gronda dentellata e i marcapiani. Il corpo in aggetto sul fronte a lago è postumo, di metà del Ventesimo secolo, costruito per avere un'ampia vista del giardino, del lago e delle Prealpi.
L'interno, originariamente in stile liberty, è stato ripetutamente rimaneggiato al fine di rendere gli spazi interni più adatti alla vita del giorno d’oggi. Questo è stato possibile grazie a una pianta studiata dall'inizio in modo razionale e intelligente, che fa convivere l'arte contemporanea di europei e americani, in una simbiosi gradevole e riuscita.



GLI ANEDDOTI E I RICORDI
La visita degli esterni del Palazzo e della Villa Caccia Dominioni ci è stata possibile grazie a Gabriele Caccia Dominioni, il quale è stato molto gentile nell’aprirci le porte e raccontarci alcuni aneddoti di questo luogo: “Ricordo molto bene il cortile più ad est in cui ho trascorso infiniti pomeriggi a giocare quando ero piccolo. Probabilmente è nato allora il mio legame con Oggiono, che considero le mie radici. Ma non solo, io ho tante memorie legate a questi cortili; infatti, nelle occasioni in cui apriamo al pubblico, non troppo raramente passano di qui persone che hanno trascorso, come me, la loro infanzia all’ombra di questo palazzo. Inoltre ho avuto la fortuna di avere una camera che, dando sia sul sagrato che sul cortile interno, poteva vivere il gioco dei ragazzi di fronte alla chiesa oppure la tranquillità di un cortile. I cortili della villa sono decorati da opere d’arte e simboli che vogliono dare importanti messaggi a coloro che li attraversano. Un esempio è un pendolo che non contiene però il meccanismo, rappresentando il pensiero di Virgilio nelle Georgiche in cui afferma: “Sed fugit interea fugit irreparabile tempus”, ovvero: “Ma fugge intanto, fugge irreparabilmente il tempo”.

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Abbiamo poi potuto visitare lo studio estivo dove il nonno di Gabriele Caccia Dominioni, il Senatore Luigi Daniele Grassi, si metteva a lavorare durante le giornate estive. Quest’uomo svolse un importante ruolo sia durante la Seconda Guerra Mondiale, sia nella successiva liberazione. Fu partigiano e rischiò di essere fucilato sulle rive del lago di Annone, ma per fortuna, grazie a un fascista che con il regime spartiva solo il suo misero compenso, venne salvato; poi assunse il ruolo di questore a Como a fianco del Comitato di Liberazione Nazionale, dopo aver ospitato nella sua villa coloro che durante la guerra erano più in difficoltà.
A suo modo ha anche lasciato questo luogo in eredità a suo nipote Gabriele, proprio qualche giorno prima di morire: "Mio nonno era molto legato a questo posto, cosa che mi ha trasmesso nel tempo che ho trascorso con lui. La cosa curiosa è che l’ultima volta che venne qui lo fece con me. Doveva incontrare una signora che gestiva questo luogo mentre la casa non era abitata, ma prima di andar via mi chiese di fare un giro del giardino e della casa. Dopo qualche giorno da quella gita qui ad Oggiono venne a mancare. Probabilmente, in questo modo, mi volle consegnare questo luogo come lascito in sua memoria”.


Un altro salto nella storia del nostro meraviglioso territorio che pian piano stiamo scoprendo in ogni sua sfaccettatura. Doveroso un ringraziamento anche a Dario Ripamonti, presidente del Circolo Angelo Tenchio di Oggiono, all’architetto Edoardo Montrasio e a Gabriele Caccia Dominioni per la grande disponibilità.
Rubrica a cura di Giovanni Pennati e Alessandro Vergani
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