Annone: sentenze di Appello e Cassazione nel ciclo di incontri dedicato al diritto penale

I processi alla Corte d'Appello e in Cassazione sono stati al centro dell'ultima serata dedicata al ciclo del diritto penale nell'ordinamento giuridico italiano, promossa dagli avvocati Enrico Rigamonti, Laura Bartesaghi e Luca Marsigli, tutti di Annone Brianza.
L'incontro precedente si era concentrato nelle battute finali con la chiusura del processo penale e l'emissione della sentenza di primo grado che può essere di assoluzione o condanna. Da qui si può accedere ai gradi successivi di giudizio.
La Corte d'Appello è chiamata a vagliare la sentenza di primo grado e valutare se corretta o meno, compiendo un'analisi sostanziale dei motivi per i quali è stata impugnata. L'Appello è uno strumento di controllo e non di nuovo giudizio ed è un atto di impugnazione parzialmente devolutivo.

Da sinistra gli avvocati Bartesaghi, Rigamonti e Marsigli

Tre sono gli esiti, previsti: la corte può confermare la sentenza, ovvero affermare che quanto deciso dai giudici è corretto, riformarla oppure può valutare l'entità della pena erogata, modificandola in peggio o meglio.
Nell'appello principale - un atto di appello proposto da una delle due parti legittimate - non vi sono limitazioni e i motivi di ricorso possono essere svariati, mentre l'appello incidentale può essere proposto solo dall'imputato entro 15 giorni dall'appello principale e il contenuto è collegato a quello dell'appello principale. Essendoci una connessione tra i contenuti, se il principale è inammissibile, lo sarà anche l'incidentale.
I soggetti legittimati a proporre l'appello possono essere l'imputato, il pubblico ministero (PM) o la parte civile. Tuttavia, non tutte le sentenze possono essere appellate: quelle di condanna sono tutte appellabili tranne le sentenze della sola ammenda. Il PM non può appellare la sentenza emessa a seguito di un rito abbreviato, salvo che sia stato modificato il titolo del reato. Per il patteggiamento c'è il divieto di appello, con una sola eccezione.
Il PM può sempre appellare le sentenze, mentre l'imputato non può appellare le sentenze punibili con ammenda. La parte civile è il soggetto che ha ricevuto un danno dall'imputato e si costituisce nel processo per ottenere il risarcimento del danno patito: il motivo per cui può impugnare la sentenza è limitato alle parti civili della sentenza, come la richiesta risarcitoria. Anche il querelante - la persona offesa dal reato che non si è costituto parte civile - può proporre l'impugnazione, che è limitata agli interessi civili.
Il giudice d'appello, quando viene presentato l'atto di ricorso, non valuta la sentenza in toto, ma si limita ai motivi. Il potere del giudice di pronunciarsi è influenzato anche dal soggetto che si appella. Quando propone appello l'imputato, il giudice infatti non può erogare una pena più grave o applicare una misura di sicurezza nuova o più grave. Se c'è proscioglimento, non si può confermare per motivi meno favorevoli all'imputato. Questo sistema va a garanzia dell'imputato.
Perché la sentenza possa essere impugnata deve rispettare alcuni requisiti e contenere l'intestazione, le generalità dell'imputato, l'imputazione e le conclusioni delle parti. La motivazione deve essere concisa: serve agli operatori del diritto e all'imputato per conoscere le ragioni per cui il giudice ha assolto o condannato. Il giudice deve sviscerare le prove assunte durante l'istruttoria dibattimentale e indicare, qualora ci siano state prove testimoniali, i motivi per cui non ha ritenuto attendibili le testimonianze. Al termine c'è il dispositivo, ovvero il riassunto del processo, che è la parte letta dal giudice quando esce dalla camera di consiglio. Infine, devono essere presenti la data e la sottoscrizione della sentenza da parte del giudice monocratico o collegiale. La mancanza di alcuni di questi elementi caratterizza la nullità o meno della sentenza. Se il giudice legge un dispositivo non conforme o se manca la sottoscrizione del giudice, si può incorrere in nullità. Se il giudice legge la sentenza e non c'è corrispondenza tra dispositivo e motivazione, secondo la giurisprudenza prevale sempre il dispositivo.
La redazione della sentenza segue alcuni tempi tecnici: il giudice esce dalla camera di consiglio, legge dispositivo e riserva la stesura della sentenza nel termine ordinario (15 giorni dalla lettura del dispositivo) oppure può leggere dispositivi con i motivi. Il giudice può riservarsi un termine non superiore a 90 giorni per il deposito della sentenza integrale con i motivi. Questi stessi tempi determinano il tempo per impugnare la sentenza. Se non si impugna in quel termine, la sentenza diventa definitiva; se si impugna fuori termine, si considera inammissibile.
Tutte le sentenze sono appellabili se non sono passate in giudicato, ovvero se sono decorsi i termini.

L'atto di appello è un atto scritto: deve contenere il provvedimento impugnato, l'estremo dell'atto impugnato, la data, il giudice che l'ha emesso e l'indicazione dei capi o dei punti di sentenza che debbono essere rivalutati. Occorre poi indicare le prove che il giudice di primo grado ha indicato a sostegno della sua decisione e, infine, arrivare alla richiesta di riforma della sentenza di primo grado con la richiesta assolutoria e la richiesta di ridurre le attenuanti generiche o la pena.
È possibile che la corte d'appello possa richiedere una valutazione delle prove e quindi risentire determinati testimoni.
L'ultimo grado di giudizio presente nell'ordinamento italiano è la Cassazione. Si tratta del terzo momento decisionale di un processo penale, ma è radicalmente diverso dagli altri due perché non si rivaluta il materiale probatorio e il giudice emette sentenza sulla colpevolezza o l'innocenza dell'imputato. La Cassazione è un grado di giudizio di rango costituzionale. L'impianto motivazionale deve reggere il vaglio critico da parte della corte di cassazione che non è un giudice di merito ma di legittimità: valuta quindi la sentenza, senza sostituire il proprio convincimento.
Il travisamento della prova da parte del giudice è uno dei motivi che possono reggere il ricorso in cassazione; non può essere invece portato a ricorso il travisamento del fatto. Possono impugnare l'accusa, la difesa, la parte civile. Vi sono due gradi: o l'annullamento senza rinvio o l'annullamento con rinvio con il quale la corte annulla la sentenza e può fissare il principio di diritto.
M.Mau.
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