V.Greppi: a 30 anni dalla guerra in Bosnia inaugurata la mostra ''Shooting in Sarajevo''

Ha preso il via nei giorni scorsi la rassegna ''1992-2022. La guerra in casa'' promossa dal Consorzio Brianteo Villa Greppi in occasione dei trent'anni dall'inizio dell'assedio di Sarajevo, il più lungo della storia recente. Una carrellata di incontri, dibattiti, mostre e concerti - pensati e organizzati dal consulente storico Daniele Frisco - per riaccendere i riflettori sulla Bosnia Erzegovina e sulle tantissime vittime di questo conflitto.

Roberta Biagiarelli, Luigi Ottani e Daniele Frisco

Nel suggestivo ex granaio di Villa Greppi si è tenuto il primo incontro con il fotografo Luigi Ottani e l'attrice, autrice e documentarista Roberta Biagiarelli. I due ospiti hanno presentato al pubblico il libro ''Shooting in Sarajevo'' (Bottega Errante Edizioni) e l'omonima mostra fotografica, allestita al primo piano del Granaio.

Marta Comi, vicepresidente del Consorzio, ha introdotto così l'evento: ''Grazie a tutti per essere qui con noi in una giornata di festa per il nostro paese. Prima di parlare della rassegna, vorrei spiegarvi che cos'è il Consorzio Brianteo Villa Greppi e di che cosa si occupa. Il Consorzio è un ente pubblico costituito da quindici comuni e due provincie - Lecco e Monza - e lavora nel territorio della Brianza collinare. Sono due le finalità principali: la prima è quella di recuperare il patrimonio storico composto da Villa Greppi, l'Antico Granaio, le scuderie e il giardino all'italiana; la seconda finalità è l'organizzazione e la promozione di rassegne culturali, che spaziano dalla musica, teatro, letteratura alla storia. Nell'ambito della storia, ogni anno il Consorzio con il dottor Frisco promuove l'iniziativa ''Tracce della Storia'' con focus su tematiche sempre diverse. Per quest'anno si è pensato di ricordare i trent'anni dall'assedio di Sarajevo. A febbraio però è scoppiata la guerra in Ucraina a causa dell'invasione russa e così abbiamo deciso di inserire nella rassegna anche una parte di approfondimenti dedicata alla situazione geopolitica attuale''.

A destra Marta Comi

''Shooting in Sarajevo'' è un progetto a quattro mani iniziato nel 2015 da Roberta Biagiarelli e Luigi Ottani. La passione balcanica della Biagiarelli nasce molto tempo fa, nel 1998: "Ispirata dal libro ‘La guerra in casa' di Luca Rastello - ha affermato l'autrice - ho deciso di approfondire una delle parentesi più buie dopo la fine della Seconda guerra mondiale: il genocidio di Srebrenica. All'epoca abitavo a Torino e non sapevo nulla di quel fatto se non dopo la lettura del libro di Rastello. Ho lasciato la città e mi sono trasferita nei territori del massacro per toccare con mano quello che era successo. Ho scritto un monologo per raccontare quell'esperienza e per ricordare quanto successo. Sono stata anche a Sarajevo per diversi anni e ho conosciuto una realtà davvero particolare. Ho accumulato tanti racconti e, nello specifico, c'è una figura di cui si parlava spesso: quella del cecchino".

Un giorno Roberta incontra Luigi e quest'ultimo, fotografo di professione, le chiede di tornare a Sarajevo insieme per fotografare la città dai luoghi in cui i cecchini l'hanno assediata. I piani alti degli appartamenti del quartiere Grbavica, le finestre dell'Holiday Inn e le postazioni sulle montagne diventano il punto di vista privilegiato per immedesimarsi in chi sparava a sangue freddo, per "lavoro".

Ottani ha raccontato la specificità del libro e dei suoi contenuti: "Inizialmente la mia idea era quella di realizzare un libro solo di fotografie e questo mi ha portato a scontrarmi con Roberta, che riteneva fossero necessarie delle parti scritte. In realtà, poi mi sono accorto che con i testi il lavoro risultava più completo e arricchito. Queste parti testuali sono opera di Azra Nuhefendic', Jovan Divjak, Gigi Riva, Carlo Saletti e Mario Boccia. Per quanto riguarda le foto, non volevo fare il solito reportage sulla città. Così ho scelto, con l'aiuto di Roberta, dei punti di vista particolari, cioè quelli dei cecchini durante l'assedio. Ho portato con me dei teleobiettivi e dei duplicatori per cercare di essere il più fedele possibile a quello che era successo. Le foto sono state scattate dal 2015 al 2019, ma dal punto di vista dell'emozione la nostra intenzione era far sì che lo spettatore si ritrovasse indietro nel tempo, esattamente nel periodo 1992-1995. Ammetto che scattare non è stato facile, mi ha fatto riflettere e ha creato in me anche disagio e sofferenza".

Per questo lavoro, la post-produzione è stata fondamentale: Ottani ha aggiunto un mirino al centro delle fotografie: la posizione del soggetto inquadrato rispetto al mirino permette di fare una serie di considerazioni sulla psicologia del cecchino. Il fotografo decide di usare il colore.

"Non volevo che le fotografie fossero in bianco e nero, come in un classico reportage. Non volevo dare l'idea che si trattasse di una guerra antica, ma bensì di un passato recente, vicino a chi osserva. L'aggiunta del formato Polaroid è legata, invece, all'idea dello scatto irripetibile, unico. Come lo sparo non si può tornare indietro. Le foto all'interno del libro sono parte anche della mostra, che è stata inaugurata - conclude Ottani - lo scorso aprile proprio a Sarajevo".

Al termine dell'incontro, il pubblico è stato condotto al primo piano del granaio per una visita guidata con i due ospiti per assaporare da vicino gli scatti. Sarajevo rimane ancora oggi, ai nostri occhi, una città simbolo che si è risollevata dopo l'assedio e oggi cerca di far convivere pacificamente al suo interno diverse culture e religioni.

Per non mancare ai prossimi appuntamenti della rassegna si può consultare il seguente link: http://www.villagreppi.it/rassegna/tracce-della-storia/

S.B.
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