Casatese: strappò la figlia al padre 11 anni fa portandola in Russia. Madre condannata

Il padre non vede la figlia - nel frattempo diventata maggiorenne - dai primi mesi del 2010: della sua partenza per San Pietroburgo, la città natale della madre, era venuto a conoscenza contattando la scuola della bambina che, allora, aveva solo sette anni. Da quel momento il nulla. Nessun contatto, nemmeno telefonico. Niente di niente. E di tempo ne è trascorso ormai tanto. 11 compleanni senza nemmeno poter dire "auguri" alla piccina divenuta nel frattempo donna. 11 anni che hanno forse anestetizzato anche il rancore verso l'ormai ex compagna visto che, quest'oggi, in Aula, a precisa domanda, l'uomo ha dichiarato di non aver più interesse a perseguire colei che, per qualche tempo, è stata sua moglie, una 48enne russa a processo per "sottrazione e trattenimento di minore all'estero" ai sensi dell'articolo 574 bis del codice penale.

Tre i testimoni escussi nell'ambito del processo a carico della straniera, fino al ritorno in Patria residente con la famiglia nel casatese. L'ex marito, per l'appunto, quale persona offesa, un carabiniere che si occupò degli accertamenti a seguito delle denunce presentate dall'uomo e una psicologa di Retesalute, al tempo incaricata dal Tribunale dei minorenni di effettuare una indagine psicosociale sui coniugi ormai in fase di separazione e non in buoni rapporti tra loro, senza mai vedere la bambina, poi formalmente affidata in via esclusiva al padre. La madre, si sarebbe dimostrata "molto spaventata da quello che poteva succedere", assumendo dunque un atteggiamento "non collaborante". Fino appunto alla improvvisa "sparizione" della figlioletta, comunicata soltanto annunciando alla scuola, via mail, l'iscrizione della minore presso un Istituto di San Pietroburgo. Chi, materialmente, abbia portato la bambina in Russia però non è stato appurato. Ai Carabinieri, infatti, l'imputata risultava in Italia anche dopo lo spostamento della piccina. Proprio per tale ragione l'avvocato Giovanna Corti, difensore d'ufficio della donna, ha chiesto il giudicarsi della stessa esclusivamente per il trattenimento all'estero, lamentando a tal proposito poi un difetto di giurisdizione. Una valutazione non condivisa dal giudice Paolo Salvatore che ha invece condannato la donna a 2 anni e 4 mesi di reclusione, pena lievemente inferiore ai 2 anni e mezzo proposti dalla pubblica accusa, rappresentata dal vpo Caterina Scarselli. Ovviamente il tutto in assenza dell'imputata, con rientrata in Italia.
A.M.
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