Molteno: festa per i 65 anni di ordinazione sacerdotale di don Carlo Ambrosoni

Giubilo quest’oggi a Molteno per don Carlo Ambrosoni che è tornato per festeggiare insieme ai parrocchiani il 65esimo anniversario di vita consacrata. Nel 1957 veniva ordinato sacerdote dal cardinale di Milano Giovanni Battista Montini - poi divenuto papa Paolo VI - mentre il 25 settembre 1971, don Carlo prendeva possesso della parrocchia che condusse per lungo tempo.

Don Carlo con i sindaci Giuseppe Chiarella e Mauro Colombo

Domenica 26 giugno è stato accolto sul sagrato della chiesa parrocchiale di San Giorgio dal corpo musicale e dalle istituzioni, i sindaci dei comuni di Molteno e Garbagnate Monastero che lo hanno salutato con parole di affetto e stima.
“Don Carlo, Pastore indimenticato della comunità moltenese per questa gente ha costituito una guida non solo religiosa, anche culturale e sociale divenendo un punto di riferimento insostituibile per il nostro paese - sono state le parole del sindaco Giuseppe Chiarella - Don Carlo ha fatto tanto per Molteno: a partire dall'Oratorio, la cui costruzione iniziò per volere di don Giuseppe Biffi, con il suo palazzetto fortemente voluto e ancora oggi punto di riferimento di tutto il territorio; la ristrutturazione della chiesa parrocchiale di San Giorgio; il libro su Molteno edito nel 1978 e tanto altro. Chi come me ha avuto la fortuna di crescere sotto la guida spirituale di don Carlo, da cui è stato battezzato, comunicato e cresimato, non può certo dimenticare la sua figura. Una figura autorevole proprio perché Pastore di Cristo; una figura che con il suo sguardo severo sapeva anche incutere un certo timore. E allora chi ha conosciuto profondamente Don Carlo, non può non ricordare che dietro quella autorevolezza e apparente rigidità c'era un uomo dolce e santo, che ha fatto della sua vita uno strumento di grazia”.
Il primo cittadino ha concluso con un augurio da parte dell’intera comunità affinché don Carlo “possa continuare a sentire la mano del Dio misericordioso che la sorregge, che possa sperimentare e testimoniarci l'amore di Dio; che, con Pietro e Paolo, possa continuare a esultare di grande gioia mentre cammina verso la meta della fede non dimenticando mai nelle sue preghiere Molteno e i suoi abitanti”.

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Per il sindaco di Garbagnate Mauro Colombo sarà impossibile dimenticare don Carlo, per il rapporto unico e personale costruito con i parrocchiani: “La accogliamo di nuovo in questa terra nella quale per ben 46 anni è stato nostro pastore, lasciandoci una grande ricchezza spirituale accanto a un’intensa attività pastorale e a un’infaticabile cammino di fede e rinnovamento culturale e sociale, dei quali abbiamo beneficiato tutti noi parrocchiani. Lei ha inoltre portato avanti, nel periodo di permanenza in questa comunità un’attività preziosa di recupero, salvaguardia, conservazione e valorizzazione dei beni artistici, storici e culturali legati alle nostre radici cristiane”.

All’ingresso in chiesa, davanti all’altare, don Carlo ha subito preso la parola per ringraziare della calda accoglienza: “Siamo qui radunati per un momento significativo della parrocchia che riscopro comunità viva. Questi ricordi comportano motivi di riconoscenza al signore che ha permesso tornassi ancora una volta a rivivere la vita di una comunità. Ringrazio per l’incontro avuto fuori dalla chiesa, soprattutto dell’autorità e i vostri sorrisi e la vostra attenzione che andavano al di là della curiosità. Tutti volevano che il mio sguardo un po’ titubante penetrasse nel cuore di ognuno. Gioisco con voi: ringrazio immensamente il Signore, per la sua presenza tra noi e per l’amore vero che guida ognuno di noi a vedere nell’altro una comunità nuova. Vogliatemi bene come io ve ne ho voluto”.
Il sacerdote ha ricordato anche i cambiamenti avvenuti nel tempo, come l’altare provvisorio che lui stesso aveva fatto posizionare per “proteggere i marmi di questa bellissima chiesa”.

La solenne messa è stata in seguito concelebrata da don Massimo Santambrogio, pastore della comunità e da Monsignor Giuseppe Scotti e don Francesco, che avevano stretto rapporti con lo storico parroco, come ha ricordato lo stesso don Carlo: “Sono contento che la messa sia guidata e partecipata da sacerdoti. Monsignor Giuseppe Scotti, la cui presenza richiama mio fratello don Luigi, soprattutto quando era in casa di riposo. La presenza di don Luigi è molto sentita in questo momento. Don Francesco mi richiama alla memoria tutti i preti che ho chiamato per le feste e le confessioni, momenti organizzati con la sorella Esterina. Ritrovo don Massimo Santambrogio che mi ricorda don Giuseppe Biffi, un vero brianzolo. C’è stata la meteora don Pietro, che ho seguito nel momento di sofferenza, per lui e la comunità. Ora c’è don Massimo: i parroci qui durano a lungo. Auguro che anche a lui ci sia questa prospettiva di un cammino nella volontà di Dio”.
Monsignor Giuseppe Scotti ha ben riassunto lo spirito della giornata durante l’omelia: “Fare festa a don Carlo significa fare festa a un uomo, è la festa di una comunità credente che con la forza dello spirito è in grado di dire “sono qui”. Il nostro grazie a don Carlo è perché anche noi, guardando lui, possiamo dire il nostro “eccomi”. È l’eccomi di una comunità che si apre al mondo, che non sta chiusa in chiesa ma apre le porte ed esce”.

La pergamena del Papa

Al termine della messa, don Carlo ha ripreso la parola richiamano l’inizio del suo sacerdozio: l’ordinazione in duomo a Milano e la prima messa tenuta a Caravaggio, come promise se il fratello Filippo, che l’anno prima aveva avuto un grave incidente sul lavoro, si fosse salvato. Il fratello Ernesto, oggi 94enne, lo caricò sul portapacchi di un motorino per accompagnarlo al santuario.
Il novello prete Don Carlo venne mandato a Capriano di Briosco, dove affiancò un parroco anziano. La Curia lo destinò poi a Palazzolo, località del milanese: “Mi recai lì e incontrai il parroco, parlando dell’ingresso del nuovo coadiutore. Il giorno dopo mi arrivò la cartolina in cui la curia mi ordinò di diventare coadiutore a Molteno. Scoprii in seguito che qui era stato destinato un coadiutore in gamba (don Romano Bernasconi), che doveva succedere a don Giovanni e che avrebbe accettato solo se avesse avuto il diritto di successione. Don Biffi venne a saperlo, si arrabbiò e lo fece andare via. Pescarono quindi me: sono arrivato per fare il coadiutore a don Biffi a cui ho cercato di stare vicino perché era anziano. Lo facevo consapevole che quando sarei diventato anziano avrei avuto il bisogno della comunità. Mi sento sotto la benedizione di don Biffi che ricordo con un affetto particolare”.
Don Carlo ha ricevuto alcuni doni dalla comunità: la pergamena di Papa Francesco con l’augurio che “il ministero si conformi sempre più a quello di Cristo che non è venuto per essere servito, ma per servire”. Gli è stato poi fatto dono del piviale di Papa Giovanni XXIII, un volume scritto da un prete anziano che fa il passaggio di consegne a un prete giovane.
Il sindaco di Molteno ha donato un’icona di San Giorgio a cui è dedicata la chiesa parrocchiale, mentre il collega di Garbagnate il ritratto del santuario di Santa Caterina del sasso sul lago Maggiore
La festa è poi proseguita con un pranzo in oratorio, che si è conclusa con il taglio della torta prima del saluto finale e del rientro di don Carlo presso la Rsa di Monticello Brianza.
M.Mau.
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