Cesana: un'effige ricorda la leggenda bergamasca dei Santi Fermo e Rustico

L'effige dei santi patroni
C'è una leggenda che unisce Verona, Bergamo e Cesana Brianza. I tre paesi sono accomunati da una fervente devozione popolare per i Santi Fermo e Rustico, due santi di origine nordafricana che combattevano per l'imperatore in luoghi diversi e che sono stati martiri in modo diverso. La loro milizia era quella del Signore: sono stati fedeli al lavoro di soldati e alla fede. Questi due martiri africani sono risaliti nella penisola italiana, arrivando a Verona e poi a Bergamo: la fede di queste persone era un esempio e uno stimolo nella crescita della comunità ed è ancora oggi fonte di adorazione. Il legame dei Santi con il paese ai piedi del Cornizzolo è molto forte: Cesana si trovava sulla strada consolare percorsa dalle legioni romane e quindi i due santi sono facilmente arrivati qui da Verona. Di interesse è la loro testimonianza cristiana, non il colore della loro pelle: pur essendo nordafricani vengono raffigurati bianchi perchè esprimono la nostra sensibilità.
A Cesana gli è dedicata la chiesa parrocchiale, che ha più di 400 anni. Il martirio dei Santi Patroni è visibile anche nei dipinti presenti in chiesa, dove si ricorda che essi preferirono la gloria di Dio alla gloria degli uomini e per questo sono beati.
A Verona, i due santi vengono ricordati, il 9 agosto di ogni anno, con una "messa propria" con approvazione romana nella chiesa di San Fermo Maggiore. A Bergamo, invece, sono compatroni di Sant'Alessandro. Nel Duomo della città, in una cappella settecentesca costruita dall'architetto Filippo Juvarra, sono coacervate le reliquie dei due santi Martiri e di San Procolo vescovo. I tre corpi giunsero nella cattedrale nel 1575, per volontà di San Carlo Borromeo: ci fu una processione solenne per la collocazione sotto l'altare maggiore.
Secondo la narrazione tradizionale bergamasca, i corpi dei santi martiri Fermo e Rustico e del vescovo Procolo, rimasero per molto tempo custoditi in una chiesa posta alla periferia di Bergamo, in località Plozano, dopo che le salme erano state solennemente collocate nella chiesa di San Fermo Maggiore a Verona. Che cosa accadde? Qui ci viene in aiuto una tradizione che affonda nella leggenda e rivendica la cittadinanza bergamasca dei santi: secondo tale mito, i due martiri discendevano dalla nobile antica famiglia dei Crotta. Nell'885 alcuni mercanti bergamaschi, insieme alla famiglia Crotta, si recarono a Verona per trafugare le salme che portano a Plorzano, dove rimasero seppellite per quasi tre secoli in un'urna di marmo.
Secondo questa narrazione, nel 1151, una donna posseduta dal demonio, venne liberata dal male dopo essere giunta al luogo dove erano seppelliti i santi. Appresa la notizia, accorse il vescovo di Bergamo che trasferì le reliquie in una chiesa annessa al monastero delle monache di San Benedetto. Fu però su iniziativa di San Carlo Borromeo che i resti dei santi vennero traslati nella cattedrale di Bergamo.
L'urna di marmo che contiene i resti, ogni anno compie il miracolo di riempirsi di acqua cristallina, dal profumo soave, che allontana i mali. Il miracolo dell'acqua dell'urna ha alimentato per secoli la devozione popolare.
A Cesana c'è un'immagine che riprende la leggenda bergamasca. Un'effige, apposta su un'abitazione, testimonia ancora oggi questa devozione. "Effiges sanctorum Martyrum Firmi Et Rustici Nationis Bergomensis" è l'iscrizione che accompagna la stampina.
M.Mau.
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