Casatenovo: a Villa Lattuada il mito d'Europa riletto da Paolo Rumiz

Villa Lattuada. Affascinante, fiabesca, circondata da un grande parco, questa storica dimora ha aperto i cancelli e accolto il festival L'Ultima Luna d'Estate in occasione di uno degli eventi più importanti previsti nell'edizione di quest'anno. "Dobbiamo ringraziare la famiglia Vismara per averci dato l'occasione di far conoscere questa villa agli abitanti del territorio. Ringrazio anche il gruppo degli alpini, l'associazione nazionale Carabinieri e il gruppo AIDO per l'aiuto che hanno prestato nell'organizzare questa serata" ha sottolineato Enrica Baio, consigliere delegato alla cultura del Comune di Casatenovo.

Il direttore artistico Luca Radaelli e il consigliere comunale con delega alla cultura, Enrica Baio

"È bellissimo il fatto che un privato apre le proprie magioni ad un evento così grande. Il sodalizio tra la nostra associazione, i privati e gli enti pubblici non è banale. C'è ancora qualcuno che si adopera affinché la cultura possa vivere" ha aggiunto Luca Radaelli. "So che Paolo Rumiz è una persona famosa. Vi invito però a guardare il libretto e a venire anche agli spettacoli che ci saranno questa settimana perché sono tutti molto interessanti" ha concluso il direttore artistico dell'Ultima Luna d'estate. Gli applausi degli spettatori hanno quindi accolto sul palco proprio l'opsite. "Togliamo l'articolo, non diciamo l'Europa ma Europa. In questo modo possiamo andare alla radice della verità femminile dell'Europa. Europa è femmina nel mito" ha esordito lo scrittore. Nella mitologia greca, Europa era una principessa di Tiro, una città di quella Fenicia che oggi corrisponde al Libano. Giove, invaghitosi di lei, si trasformò in un toro, la rapì e la portò attraverso il mare fino a Creta, la prima delle isole occidentali.

Paolo Rumiz

Tratto dall'ultimo libro dello scrittore triestino e prodotto da Intesa San Paolo e Italian Literary Agency, "Canto per Europa", con la regia di Franco Però, rilegge questa leggenda incrociandola con la realtà. Paolo Rumiz, Giorgio Monte e Lara Komar, accompagnati dalle musiche di Aleksandar Karlic Vangelis Merkouris, hanno trasportato gli spettatori sono trasportarti nel cuore di quell'identità che l'Europa di oggi sembra aver smarrito.
La protagonista di quest'avventura è Evropa, una profuga siriana che sale a bordo di Moya, il vascello di quattro argonauti occidentali, nomadi incalliti. Sono Petros, l'Ammiraglio, Sam il Francese zoppo, Ulvi, il cuoco turco e il narratore, astronomo e scrittore. "Ma voi la guerra la conoscete?" urla Europa ai suoi compagni di viaggio mentre racconta la sua storia. Un urlo che ha risuonato per minuti nel grande parco di Villa Lattuada. La Moya, barca ultracentenaria, batte il Mediterraneo dal Libano in lungo e in largo.

Accanto al rapimento del dio, che diventa un sogno della giovane e bellissima profuga, il racconto di questo viaggio si colora di passaggi strazianti perché tremendamente reali. "Oh donna, cosa cerchi dove il sole va a morire? Non ti vorrà nessuno nel mio mondo" spiega drammaticamente il narratore a Evropa per poi aggiungere "Occidente che sai pagar salato governi innominabili e camorre purché gli ultimi restino nel fango. Vecchio occidente, il tuo onore perduto già a Kabul, Srebrenica e sul mare".
Poi, nel viaggio, verso l'isola greca di Kos, il motore della barca si inceppa e la brezza cade all'improvviso. "Fu allora che sul fondo dell'Egeo si disegnò un arcipelago d'ombre. I corpi dei bambini naufragati andavano in un banco taciturno come stracci buttati alla rinfusa. Tra le fosche cattedrali marine una folle di ombre transumava". L'immagine penetrava nel profondo dell'anima.

Al termine dello spettacolo, mentre il fragore degli applausi veniva portato via da una leggera brezza, ci siamo avvicinati a Paolo Rumiz e gli abbiamo chiesto perché, soprattutto in tempi difficili come quelli odierni, è necessario riscoprire le radici del concetto di Europa. "Non abbiamo mai avuto tanto bisogno di mito, di narrare l'Europa in un modo diverso. Oggi saremmo portati a recitare un requiem per una terra che tace intimidita di fronte al gioco delle grandi potenze. Ci troviamo schiacciati da due mitologie maschili: quella post - sovietica e quella dei suprematisti bianchi d'America." ci ha spiegato l'autore "In un contesto simile trovo commovente rammentare la nostra discendenza da una inerme migrante arrivata dall'Asia. È impossibile scindere l'identità dell'Europa dal Mediterraneo, il mare dove sono nate la democrazia e la filosofia".

La piccola folla di spettatori si disperdeva lentamente tra le ombre della notte. Poco oltre i cancelli di Villa Lattuada, una giovane coppia discuteva di uno dei passaggi più potenti dello spettacolo appena concluso. Parole che con drammatica intensità hanno raccontato che cosa è, veramente, Europa. "Questa terra è il miraggio di chi non la possiede, di chi attraversa il mare con fatica. Forse, è il sogno di chi viene respinto, non di chi l'abita sazio da sempre. Da oggi, sia chiamata come te Evropa".
Andrea Besati
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