Costa: ricordati i dieci anni del parco giochi di Brenno, costruito su un terreno confiscato

Nei due giorni appena trascorsi ha avuto luogo a Costa Masnaga il "Weekend della legalità". In quest'occasione è stato ricordato il decennale dell'inaugurazione del parco giochi di Brenno sul terreno confiscato (avvenuto l'anno scorso ma i cui festeggiamenti sono stati rimandati causa covid) e il trentennale delle stragi di Capaci e via d'Amelio. Il primo momento di celebrazioni è stato sabato pomeriggio, proprio presso il parco giochi di via Sant'Ambrogio.

Alcuni momenti della cerimonia di sabato a Costa Masnaga

Con orgoglio Sabina Panzeri, prima cittadina masnaghese, ha rivendicato l'importanza del riuso sociale dei beni confiscati. ''Come amministrazione comunale e come comunità abbiamo l'obbligo di restituire alla collettività i beni confiscati''. L'amministratrice ha mosso un appello al più ampio tema del rispetto delle regole, che non deve essere visto come una forma di limitazione alla libertà, ma come un elemento di garanzia dei diritti di ciascun cittadino. Panzeri ha poi ricordato il coraggio dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: ''Non si sono mai arresi, hanno perseguito il proprio dovere a testa alta combattendo la mafia e facendo arrestare centinaia di mafiosi''.

La preside Chiara Giraudo (a sinistra) e Sabina Panzeri, prima cittadina di Costa

Panzeri ha infine annunciato che verrà installata una nuova targa davanti al campetto da basket, più stabile di quella usata la prima volta nel 2011. Simbolicamente sono state poste le prime pietre del futuro manufatto. Insieme con la dirigente scolastica, un'ex insegnante della primaria che ha organizzato l'anno scorso un percorso scolastico sulla legalità e il parroco sono state riportate sui mattoni le parole "coraggio", "insieme" e "testimoni coraggio civile".
''Vogliamo simbolicamente porre delle basi solide al contrasto della mafia. Possiamo partire dai piccoli gesti della quotidianità, aiutando il compagno di banco anziché offenderlo, e non pensare solo ai grandi sistemi. Questo è ciò che si aspetta la comunità di Costa Masnaga'' ha proseguito.

La dirigente scolastica Chiara Giraudo si è soffermata sul significato delle regole. ''Anche chi sta dall'altra parte rispetta delle regole, coercitive e basate sull'omertà. Con i ragazzi a scuola ci siamo interrogati su quali regole vogliamo seguire noi. Questo terreno rappresenta un esempio: se prima rappresentava l'interesse di un singolo, ora rappresenta un interesse collettivo''. La preside ha poi espresso l'importanza della scuola come luogo in cui si apprendono i rudimenti della cittadinanza attiva e ha ricordato che di recente il cortile del plesso scolastico è stato dedicato alla legalità con una targa.

È intervenuta anche l'AVIS, parte del comune impegno per una cultura della legalità. L'associazione locale ha infatti deciso di destinare delle risorse per l'acquisto di libri da aggiungere al patrimonio librario della biblioteca di Costa Masnaga - e quindi del sistema bibliotecario lecchese - che riguardano proprio il tema della legalità. Una decisione assunta per onorare il trentennale delle stragi di Capaci e via d'Amelio.

Daniele Isella di Avis Costa

 

Il parco giochi è intitolato a due giovani vittime di mafia: Giuseppe Letizia e Federica Taglialatela. A rievocare le loro storie sono stati ''Gli Architetti delle Parole'', che basa buona parte del proprio lavoro su testi teatrali di impegno civile. Al duo di attori Carlo Arrigoni e Mattia Cattaneo è stata commissionata la sfida di ripercorrere le vite dei due giovanissimi morti in circostanze ben diverse tra loro. Per la serata di sabato sono stati accompagnati al violoncello da Viola Valsecchi, originaria di Olgiate Molgora e in corso al Conservatorio di Milano.

Gli Architetti delle Parole e sotto un primo piano di Viola Valsecchi

La vicenda di Giuseppe Letizia è maggiormente nota, ma fa riflettere ogni volta che la si rilegge o riascolta. Il bambino era stato testimone involontario dell'omicidio del sindacalista Placido Rizzotto e, ritenuto un pericolo nonostante fosse soltanto un dodicenne, morì in condizioni sospette per intossicazione. Sullo sfondo un pezzo della storia della mafia e dell'antimafia. Una criminalità organizzata che già negli anni Trenta e Quaranta del Novecento si serviva di professionisti, entrati a pieno titolo nell'organico di Cosa nostra, come il medico Michele Navarra che difatti decretò la morte del ragazzino. Quel frangente storico ricorda però anche l'avvio del movimento antimafia, partito dalla lotta per la difesa delle terre agricole con i Fasci siciliani, in cui un ruolo importante fu svolto proprio da Placido Rizzotto. Dopo il suo omicidio, il testimone fu raccolto come eredità morale da quel Pio La Torre che disegnò la Legge che avrebbe istituito il reato per associazione a delinquere di stampo mafioso e che avrebbe previsto per la prima volta la confisca dei beni ai mafiosi. Senza quella Legge, approvata soltanto dopo il sacrificio umano dello stesso La Torre, non si sarebbe mai potuto realizzare, ad esempio, il campetto di basket a Brenno.

Carlo Arrigoni e sotto Mattia Cattaneo

 

La morte di Federica Taglialatela è relativamente più recente, nel 1984. Fu tra le vittime della strage del treno Rapido 904, avvenuta il 23 dicembre di quell'anno. Anche lei aveva dodici anni, frequentava la scuola media ''Scotti'' di Ischia e stava per trascorrere le vacanze natalizie a Milano insieme alla propria famiglia. Quel treno non raggiunse mai la destinazione. Il convoglio fu fatto saltare in aria. Un evento precursore della mafia stragista degli anni Novanta con agganci con l'eversione nera. Il racconto recitato dagli ''Architetti delle parole'' è stato tratto dalla testimonianza di un'insegnante di Federica Taglialatela.

Il weekend della legalità è proseguito domenica 9 ottobre con la presentazione del libro ''Giorgio Ambrosoli. Dolore, orgoglio, memoria'' presso l'oratorio.

M.P.
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