A proposito di risposte nel merito e scelte politiche
Partiamo dai fatti: ieri si è tenuta una conferenza stampa in cui Niccolò Caretta di Azione e Pietro Bussolati del Partito Democratico, hanno nuovamente affrontato il tema Trenord. In particolare, i due consiglieri di opposizione hanno esposto i contenuti di due documenti dell'Autorità di regolazione dei trasporti, ovvero l'organismo nazionale responsabile della corretta applicazione dei regolamenti comunitari in materia di diritti dei passeggeri nel trasporto ferroviario. Diritti dei passeggeri nel trasporto ferroviario. Un'espressione che fa sorridere pensando alle condizioni dei trasporti su rotaie in Lombardia. Al di là di questo, il primo di questi due documenti è un parere del novembre 2021 in cui si esprime preoccupazione per l'assetto concorrenziale del mercato ferroviario regionale italiano e si invita a valutare una riconsiderazione della durata del prossimo affidamento. Ricordiamo che il contratto di servizio di Trenord è scaduto a fine 2020 ed è stato prorogato tre volte, ogni volta per un anno. Sulla base di un parere ulteriore richiesto all'autorità, Bussolati e Caretta hanno poi sottolineato il rischio di perdere i fondi del PNRR per il rinnovo del parco rotabile e di vedere decurtata la quota spettante alla Lombardia del Fondo nazionale dei trasporti, pari nel 2021 a 400 milioni. Questo in caso di nuovo affidamento diretto a Trenord per altri dieci anni, dal 2023 al 2032. Qualcosa su cui la Regione sta già lavorando. Ora, il rischio che la procedura di affidamento diretto, se non svolta nel modo corretto, possa portare alla perdita di così tanti soldi avrebbe meritato una risposta dettagliata e specifica. In teoria. Invece, l'assessore Terzi ha dichiarato ai giornali e alla televisione ha dichiarato che in sostanza non c'è alcuna alternativa a Trenord. Perché? Eh, perché Trenitalia non può partecipare ad una gara essendo socio di Trenord, perché la regione ha compiuto una scelta politica per cui si vuole evitare che il trasporto ferroviario vada in mano a società con sede a Parigi o Berlino. E poi, ultimo ma non meno importante, perché la colpa dei disagi è di Rete Ferroviaria Italiana, cioè del gestore delle infrastrutture. Quando si dice: risposta nel merito. Ma attenzione bene, è stata fatta una scelta politica. Politica. Al che uno si chiede: ma la scelta politica di lavorare per sistemare le condizioni pietose in cui si trova il trasporto ferroviario in Lombardia verrà mai presa? 16 scioperi in poco più di un anno e mezzo. Un ridicolo sondaggio pubblicato ad ottobre in cui si afferma che l'81% dei clienti Trenord si dichiara soddisfatto del servizio. Lamentele costanti dei comitati pendolari, perennemente inascoltate. La scelta politica di affrontare quanto accade ogni giorno, perché è incontestabile che stia accadendo, verrà mai presa o si scaricherà sempre la colpa su RFI? RFI che è una società partecipata al 100% da Ferrovie dello Stato Italiane, cioè in sostanza dallo Stato. Uno stato che sta per avere un governo dello stesso colore politico della giunta regionale, se riusciranno a formarlo. La scelta politica di parlare con chi avrà in mano i dossier dei trasporti a proposito di questi problemi verrà mai presa? Bho, ai posteri l'ardua sentenza.
Andrea Besati