Da Casatenovo a...Salvador de Bahia. Don Andrea riavvolge con noi il nastro dei ricordi

''La prima volta che sono arrivato a Casatenovo me la ricordo benissimo. Come se fosse ieri. Anche se sono passati undici anni!''.
Era il 2011 quando don Andrea Perego è stato destinato a Casatenovo come diacono e poi, successivamente, come sacerdote. Tra pochi giorni lascerà la Brianza per una nuova destinazione - la città di Salvador de Bahia in Brasile - che raggiungerà come fidei donum. Quasi undici anni esatti dopo il suo arrivo nella comunità pastorale casatese.

Don Andrea Perego (a destra) con Monsignor Mario Delpini

''Era proprio un pomeriggio di inizio ottobre. Pochi giorni dopo l'ordinazione diaconale mi sono recato in Duomo insieme ai miei compagni per ricevere la mia destinazione, direttamente dalle mani dell'Arcivescovo. Casatenovo è stata un po' una sorpresa, non mi aspettavo di essere destinato così vicino a casa''.
Don Andrea è infatti nato e cresciuto a Lecco, precisamente nel rione San Giovanni, dunque a pochi chilometri dalla Brianza. ''Subito ho incontrato don Sergio e don Marco Zappa, allora prevosto e responsabile della pastorale giovanile della comunità. Anche se era ormai sera, ho deciso di venire subito a Casatenovo, ero molto impaziente'' ci spiega ridendo.

''Qual è stata la mia prima impressione? Sicuramente una comunità cristiana con un forte senso di identità, che deriva dalla tradizione e dalla storia del suo territorio. Una comunità caratterizzata da un grande impegno sociale, con tanti, tantissimi volontari e realtà associative che spesso hanno la loro antica origine anche nel mondo oratoriano. E che si distingue sul territorio per questo grande senso di solidarietà e di appartenenza, due aspetti che viaggiano insieme''.

L'impegno di don Andrea si è rivolto fin da subito alla pastorale giovanile, con un lavoro incentrato proprio per trasmettere ai giovani questi valori di riferimento. E basato su una visione ben precisa.

''Ho sempre pensato che l'oratorio non sia solo un luogo fisico, ma molto di più. È un'esperienza che si fa vivere ai ragazzi al di là del luogo in cui si è. L'oratorio è un trampolino di lancio, verso l'esterno. In passato i ragazzi trascorrevano tutta la loro gioventù in oratorio, fino al matrimonio. Oggi non possiamo più immaginare che sia così. Cosa dobbiamo fare? L'oratorio dovrebbe mostrare ai giovani la vita cristiana, così che la vivano anche fuori dall'oratorio, e sempre nella vita''.

Una visione che ha plasmato il percorso di don Andrea, indirizzando propositi ed esperienze. Quali gli obiettivi più importanti raggiunti in questi anni?

"Cito come prima cosa i percorsi di educazione alla fede, che sono diventati sempre più comunitari. Oggi, fin dall'iniziazione cristiana, il catechismo si svolge ad una dimensione comunitaria all'interno della comunità pastorale".

E la comunità pastorale, nata nel 2006 riunendo le cinque parrocchie casatesi, è stata di certo una risorsa da valorizzare, secondo il sacerdote lecchese, anche per bambini e ragazzi; il tutto permettendo di creare dialoghi importanti con le altre realtà del territorio e aprendo le porte dell'oratorio per centrare obiettivi sempre più ampi.

"Credo che la comunità pastorale, intesa come reale rete di collaborazione tra parrocchie, abbia reso la realtà giovanile significativa anche a livello numerico e di presenza sul territorio. Ciò ha permesso la realizzazione di tante iniziative molto importanti per la crescita umana dei ragazzi. Ricordo in particolare il periodo del lockdown, con l'impegno dei giovani nella distribuzione della spesa a domicilio ai soggetti più fragili, in collaborazione con l'amministrazione comunale.
Poi il campeggio, con numeri sempre crescenti. Il mondo dello sport, con la realtà della San Giorgio, rifondata nel 2016 con un progetto educativo ben preciso. La collaborazione con le cooperative sociali del territorio, come la Vecchia Quercia e la Grande Casa, l'apertura al mondo dell'educazione laico con Compiti Point. La collaborazione con le scuole, in particolare gli ultimi progetti con l'istituto Villa Greppi; il lavoro di rete fatto con l'amministrazione comunale e la Fondazione Comunitaria del Lecchese per valorizzare il nostro territorio. Sono felice di dire che la nostra pastorale giovanile è diventata una voce importante e un interlocutore stimato anche al di fuori del mondo ecclesiale, nel vivere civile. Abbiamo poi costituito la comunità educante territoriale, composta da scuole, oratori, associazioni, gruppi sportivi. Magari non appare sui giornali, magari non è pubblicizzata, ma c'è e lavora in squadra per raggiungere gli obiettivi. Casatenovo c'è e si prende cura dei propri giovani. Poi, tra gli obiettivi raggiunti, dopo tanti anni di impegno, riunioni e parole, non posso farne a meno di citare la ristrutturazione dell'oratorio San Giorgio che ha preso il via".

Tantissime le altre esperienze citate da don Andrea, e vissute in questi undici anni - "quasi un terzo della mia vita", come precisa ridendo: gli oratori estivi; il momento di preghiera delle donne all'alba del Sabato Santo; le vacanze adolescenti, estive ed invernali; le settimane di vita comunitaria; la via Crucis 2.0; le GMG a Cracovia e in Brasile; l'orto dei miracoli; il progetto del murales in oratorio con l'artista BSimo; lo sportello d'ascolto; il viaggio a Roma con alcuni giovani per l'ultima udienza di papa Benedetto, e tante, tante altre. "Per parlare coi giovani, l'unico modo è condividere con loro le esperienze. Ritengo siano fondamentali proprio per questo"

Qualcuna, in particolare, rimarrà per sempre nel cuore?

"Ovviamente tutte ed ognuna. Ne cito solo tre particolarmente significative.
La prima è l'esperienza di catechista alla Nostra Famiglia di Bosiso Parini, che mi ha arricchito nella fede e nella mia umanità.
La seconda è la fiaccolata da Cracovia e Auschwitz, per il carico simbolico dei luoghi da cui siamo partiti, per il significato della fiaccola e del fuoco, come fede, passione, dedizione e fedeltà, ma anche per l'esperienza vissuta da tanti giovani, e sono certo che la porteranno sempre nel cuore. Ho in mente un'immagine particolare: la nostra entrata in paese nel cuore della notte, e la bellissima messa con il cardinal Tettamanzi in oratorio, illuminato dalla luce delle nostre fiaccole.
E poi l'ordinazione sacerdotale di Marco Sala. Un nostro giovane che ha deciso di scegliere e seguire il Signore sulla strada del sacerdozio, con ardore, amore e semplicità".

Dal passato, al presente, al futuro. Per don Andrea si apre la missione come fidei donum in terra brasiliana.

"Salvador de Bahia è la quarta città più popolata del Brasile, con numerose favelas. Io cercherò di operare nella realtà giovanile, che in alcuni contesti è gravata da problematiche complesse e difficili: l'omicidio è la prima causa di morte tra gli adolescenti, che spesso si trovano immersi in situazioni di narcotraffico, traffico degli organi, prostituzione giovanile. Cercherò di capire cosa il Signore ha da dare a me e a chi incontrerò, nella certezza che l'unica parola che non passa è davvero quella del Vangelo. Sarà una realtà molto diversa da quella che lascio, con una forte spaccatura tra benessere e povertà assoluta".

Realtà diversissime, lontane migliaia di chilometri. Eppure, Casatenovo e il Brasile sono in realtà più vicini di quanto sembri.

"Sì, perché per me questa esperienza è un dono che mi fa il Signore, ma questo dono è anche merito di Casatenovo. Il frutto più bello che posso portare con me, e anche lasciare qui, dopo undici anni, è proprio la missione. Ho già donato la vita al Signore quando sono diventato prete, ora la vorrei donare ancora di più. Spero che questa mia scelta, oltre che generare stupore e curiosità, faccia interrogare chi è disponibile sulle sue decisioni di vita, sulla capacità di relazionarsi con gli altri e di accogliere il diverso".

E se per don Andrea si aprono le sfide della missione, quali sfide la comunità casatese si troverà invece davanti?
"Credo saranno legate a queste problematiche inedite che sono un po' le conseguenze del periodo pandemico: difficoltà scolastiche e di apprendimento, questioni educative e sociali, complessità nel creare momenti di comunità e popolari".

E come affrontarle?

"Come sempre, con le proprie risorse e potenzialità, ed è quello che auguro a Casatenovo".

Perché, pronti per la partenza, è sempre tempo di auguri.

"Di auguri sì, ma anche di ringraziamenti!", ha precisato don Andrea.
"Parto dai primi. Alla comunità casatese auguro di cuore di saper riconoscere e soprattutto accettare i propri talenti attuali, le risorse, le potenzialità, anche se forse non sono quelli desiderati. Le auguro di sapersi coinvolgere nel presente per costruire il futuro, rifuggendo il lamento, che ci impedisce di valutare la realtà. Agli adulti, in particolare, auguro di non vivere nel passato, ma di farlo fruttificare nel presente e poi nel futuro.
E ovviamente un augurio particolare ai giovani. A loro auguro di scoprire nel passato della comunità delle direzioni di senso e valori forti per fare scelte coraggiose per il bene comune. Esporsi, mischiarsi, prendersi responsabilità, sporcarsi le mani, senza ritirarsi nella logica individualista.
Poi, un pensiero per don Lorenzo. Quando lo accoglierete, spero che riconosciate che anche lui ha donato la vita al Signore: non cercatelo solo per questioni organizzative, non valutatelo solo con criteri pratici e materiali. Come tutti i sacerdoti, ha donato la vita. Chiedetegli anche di insegnarvi chi è Dio, cercatelo per condividere con lui il Vangelo".

E poi i ringraziamenti.

"Esatto. E qui mi prendo un po' di tempo perché le persone che ho incontrato in questi undici anni sono davvero tante. E vorrei ringraziare tutti, proprio tutti coloro che ho incontrato sul mio cammino. I volontari degli oratori, i parrocchiani, la diaconia e le suore, don Antonio. Chi mi ha testimoniato la sua fede in questi anni. Le istituzioni, con il nostro sindaco Galbiati, i collaboratori, chi si spende per il bene comune, perché mi ha insegnato generosità e dedizione; tutti i casatesi che magari non hanno compiti o ruoli importanti nella comunità ma che con la loro vita mi hanno testimoniato la bellezza del lavoro e la purezza di cuore dei semplici.

E poi, permettetemi un ringraziamento particolare ai ragazzi, agli adolescenti, ai giovani. Ho vissuto in mezzo a loro per undici anni, ho cercato di accompagnarli, di camminare con loro. Grazie di avermi permesso tutto questo, grazie di avermi permesso di incontrarvi, di entrare nelle vostre vite. Siete voi che avete tenuta viva in me la passione per il Vangelo e per le questioni educative, e per questo vi dico grazie.
Infine, un ricordo particolare e affettuoso a chi ci ha lasciato in questi anni: Aldo, Francesca, Giovanna, Giuseppe, Natalino, la piccola Vanessa, e tanti altri. Sono sicuro che vegliano e veglieranno sempre sulla nostra comunità".

Auguri e ringraziamenti. Che la comunità casatese si prepara a ricambiare nel prossimo fine settimana partecipando alla veglia missionaria in Duomo e accogliendo don Andrea in oratorio per una serie di iniziative (clicca QUI per l'elenco con gli appuntamenti previsti). Dopo undici anni di cammino, percorso insieme.

Laura Vergani
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.