Bevera: la Consolata...nel mondo. A pranzo raccontate le esperienze dei padri in missione

Un pranzo di condivisione e di gioia, organizzato dai Missionari della Consolata domenica 23 ottobre, per celebrare in compagnia la speciale ricorrenza della giornata missionaria mondiale. Ad aprire la mattinata, presso il centro di Via Romitaggio a Bevera di Castello Brianza, è stata la celebrazione della messa delle ore 11, alla quale è seguito il pranzo etnico e locale che prevedeva un piatto unico a base di carne, cous cous di verdure e polenta e, nel primo pomeriggio, tè marocchino e caffè.

Al centro Padre Stephen Alfred Odhiambo, superiore della casa di Bevera

L'aspetto particolare di questo momento era la disposizione dei posti a sedere di ogni missionario per il pranzo: ogni tavolo, infatti, ospitava un religioso della Consolata che avrebbe poi raccontato la sua esperienza nel mondo. Proprio il superiore della Consolata, Padre Stephen Alfred Odhiambo, ha preso la parola presentando, a uno a uno, i suoi compagni: Fratello Adolf, missionario nella Repubblica Democratica del Congo, Padre Sylvester in Angola, Padre Silvanus in Venezuela, Padre Celio in Mozambico e in Italia, e Padre George in Spagna e in Italia. Padre Stephen ha infine concluso la serie di interventi raccontando la sua esperienza personale in Venezuela.

''La mia esperienza da missionario - ci ha raccontato il superiore di Bevera - è stata in parte bella, in parte impegnativa, però ho scoperto che la missione è lasciarsi andare e non condizionare lo spirito che è in noi. Quindi, mi sono lasciato andare. È stato difficile perché nella maggior parte dei luoghi in cui sono stato, quasi nessuno vuole andare e quindi tocca a noi missionari trasferirsi, senza la presenza fisica della Chiesa. Il mio compito è quello di avvicinare la gente, portando loro gioia, ma anche ascoltando i loro sentimenti, le loro paure, le loro angosce, le loro sofferenze e anche i loro momenti di felicità: la prima cosa che ho imparato è ascoltare perché senza questa prospettiva non si può fare niente''.

Un altro aspetto importante, emerso dal racconto delle varie esperienze, è stata la vocazione, come ha ricordato Padre Adolf nel suo intervento. ''La mia vocazione è nata da bambino quando andavo in chiesa con mia mamma e, alla fine della scuola primaria, sentivo di avere una scelta da fare e, da questo momento, mi sono avvicinato un gruppo della mia parrocchia che si occupava dei ragazzi che volevano essere religiosi, seguiti da sacerdoti e sorelle che, nell'incontro settimanale, raccontavano la loro vocazione. Alla fine della scuola secondaria, ho deciso di ascoltare la mia vocazione per rispondere alla chiamata di Dio, bussando alla porta dei Padri della Consolata, ma non era semplice perché questa scelta, questa nuova vita è una sfida sia per la lingua da imparare sia per la lontananza dalla mia famiglia. Ma, quando si sente la chiamata di Dio e si ha la determinazione, si arriva sempre alla fine di quello che si sta cercando; la missione è veramente buona e vera, ma ci vogliono coraggio e determinazione perché non è semplice''.

Un'altra testimonianza offerta è stata quella di Padre Sylvester dell'Angola, dove le donne vivono una condizione di svantaggio in ambito lavorativo a causa dell'alfabetizzazione e la mortalità infantile rimane una costante che grava sul Paese. ''Noi, come parrocchia e come missionari, lavoriamo con le donne per combattere l'analfabetizzazione perché ancora molte di loro non sanno nè leggere nè scrivere e, a causa di questo, non possono entrare nell'attività commerciale del Paese. Lavoriamo anche per i bambini in condizioni di salute grave a causa della denutrizione e della mortalità infantile e che, in seguito alla guerra, l'assistenza sociale non riesce a curare ; per questo, la Chiesa è luogo di promozione umana, che, grazie alla Pastorale, accompagna le donne incinte e i bambini per evitare la morte infantile. Grazie all'aiuto di benefattori e amici, che finanziano e procurano libri e uniformi dalle elementari fino all'università, seguiamo l'educazione di molti bambini e bambine: questo è importante perché un paese che non educa i giovani, è un paese povero perché il futuro si trova nei bambini ed è per questo che lavoriamo tanto per loro e per dar loro il giusto valore''.

Un aspetto curioso, sottolineato da Padre George, è il ruolo del missionario. ''Vorrei citare un'espressione di Padre Frizzi, che definisce il missionario come un camaleonte, che assume il colore del luogo in cui si trova, ma non perde la sua proprietà e, allo stesso modo, è anche il missionario. Questo animale ha, inoltre, occhi grandi e il missionario deve osservare il mondo senza giudicare, ma, purtroppo, viviamo in un mondo dove, a prima vista, l'unica cosa che sappiamo fare è giudicare. Vorrei anche contrastare l'idea che in Italia e in Europa non c'è la missione; sono venuto in Italia nel 2013, dopo gli studi, e, in seguito, sono stato mandato a Torino per quattro anni, dove ho ricoperto il ruolo di vicario. La cosa che mi ha aiutato di più in quel periodo è la presenza in oratorio, dove c'erano ragazzi di varie origini con situazioni difficili, a cui, piano piano, siamo riusciti a dar loro una proposta formativa''.

A intervenire in questo racconto è stata anche la nibionnese Rosy Pozzi, autrice del libro ''TURKANA, Estasi al mare di giada'', dove racconta la sua esperienza in Africa da volontaria. ''È da tredici che anni che frequentiamo il Kenya e da cinque che abbiamo deciso di vivere sei mesi in Italia e sei laggiù, dove abbiamo dato inizio a un progetto in collaborazione con una signora che già aiutava le popolazioni locali. Vedendo in prima persona le difficoltà che queste persone devono affrontare, ci siamo dunque occupati di procurare il materiale per riparare le loro capanne e beni di prima necessità, come il cibo. Abbiamo inoltre deciso di aiutare anche i bambini negli orfanotrofi nel recupero di materiale scolastico per la loro istruzione. Quindi, per dare un contributo in più, ho deciso di proiettare film-documentari a offerta libera e, poi, con l'arrivo del covid, ho pensato a un modo alternativo per condividere la mia esperienza, cioè scrivere libri sui miei viaggi attraverso anche poesie e i miei disegni''. Questo libro, pubblicato nel 2022, è disponibile anche in lingua inglese, tradotto da Padre Stephen in modo da condividere questa testimonianza anche a un pubblico più vasto.

''Mi piacerebbe vedere questo racconto di viaggio anche nelle mani degli studenti e dei ragazzi. Come i tre libri precedentemente pubblicati a scopo solidale, anche questa edizione può essere ordinata tramite mail all'indirizzo rosypozzi@alice.it oppure acquistare online presso la casa editrice ETABETA o nei maggiori store internet'' ha concluso l'autrice.
Viviana Iovanella
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