Casatenovo: l'ultima messa celebrata in San Giorgio da don Andrea, in partenza per il Brasile

"Comincio col dire che sono un po' agitato, quindi insomma, perdonatemi se sbaglio i congiuntivi - che tanto, comunque, mi hanno detto che li ho sempre sbagliati - e perdonatemi anche se non ci sarà un ordine logico nelle cose che dico, anche perché, strano ma vero, non ho preparato la predica. È da tempo che mi ricordo che dovrei cercare di scrivere due o tre cose, magari non proprio tutto il testo che se no poi dicono che sono pesante e divento lungo, quando invece si sa che don Andrea è apprezzato per un altro tipo di caratteristica, che è la brevità delle omelie... ma alla fine non l'ho fatto".

Difficile, in effetti, trattenere le emozioni in quel momento, che ha toccato, fra grandi e piccini, un po' tutti. Si è tenuta domenica mattina, nella chiesa di San Giorgio a Casatenovo, la messa per salutare tutti insieme don Andrea Perego, l'ultima, da lui presieduta qui da noi, prima che parta per la sua nuova missione come fidei donum nella città di Salvador de Bahia, in Brasile.

A stringersi attorno al sacerdote, in questa funzione così carica e sentita, una chiesa gremita di fedeli, che l'hanno accompagnato, ognuno a proprio modo, in questi undici anni di cammino a Casatenovo. Non potevano certo mancare, fra loro, bambini, ragazzi, adolescenti e giovani, nonché tutti gli educatori della Pastorale Giovanile, che hanno costituito il punto focale del mandato di don Andrea fino a ora. Presenti inoltre, per gli ultimi saluti e ringraziamenti, anche il sindaco Filippo Galbiati, accompagnato dalla sua vice Marta Comi e da alcuni membri della giunta comunale, e il maresciallo Christian Cucciniello, in rappresentanza dei carabinieri di Casatenovo.

"Ora che non ho più alcun ruolo ufficiale qui nella Comunità Pastorale, posso dedicarmi a qualche confidenza. Mi è capitata una cosa strana: dal momento in cui abbiamo dato l'annuncio di questa nuova destinazione, la reazione della maggior parte delle persone è sempre stata di grande stupore: "Ma come mai?", "Ma cosa c'entra il fatto di andare in missione con un prete da parrocchia?", mi chiedevano, che mi fa pensare che siamo bravi noi a dare categorie, a stabilire chi deve fare cosa, ad assegnare posti e a etichettare tutto - poi i brianzoli su questo sono anche molto ferrati. E io, con grande ingenuità, ho sempre risposto che non dev'essere una grande sorpresa, perché per me è quasi una cosa naturale, dal momento che io la vita al Signore l'ho già donata. Ufficialmente da quando sono prete - o diacono, come direbbero i teologi, a me, poi, verrebbe da dire che in realtà l'ho già donata quando sono entrato in seminario, anzi, a voler ben guardare, magari già dalla prima volta che mi è venuto in mente di diventare prete".

L'ordinazione diaconale di don Andrea è avvenuta, appunto, nel 2011, ed è stato subito in quell'anno che, originario della vicina Lecco, è giunto nella comunità di Casatenovo al fianco di don Marco Zappa e don Sergio Zambenetti. Quasi un anno dopo, nel giugno 2012, è stato ordinato sacerdote dall'allora arcivescovo di Milano Angelo Scola, diventando già da subito un importante punto di riferimento per tutti i fedeli, in particolare i più giovani.

"Insomma, in realtà credo sia una storia: la storia mia ma anche vostra, la storia di tutti noi, la storia di una comunità, la storia della Chiesa... siamo tutti in cammino verso il Signore, quello che Lui vuole è che noi gli doniamo la nostra vita. Per questo dopo dieci anni di Messa, fatta soprattutto con gli adolescenti, con i bambini del gruppo sportivo e con tutti gli oratori, mi sono detto: "E adesso, Signore, cosa vuoi da me?", perché so che Lui vuole sempre di più, da me, da voi e da tutti. Lui sa che più ci chiede, più saremo disposti a dare. È come un bravo insegnante, che più pretende, più otterrà risultati proficui. Così mi sono sentito dentro a questa morsa, ho avvertito la necessità e l'urgenza di prendere una decisione, dietro alla quale c'era il Signore che mi stava chiedendo di dare molto di più".

Così, dopo aver ricoperto per anni il ruolo di vicario per la Pastorale Giovanile, occupandosi dei bambini dell'iniziazione cristiana, di pre-adolescenti e adolescenti, dei diciotto-diciannovenni e dei giovanissimi, e dopo aver vissuto con loro tantissime iniziative promosse insieme alla comunità, come gli oratori feriali con il campeggio, le vacanze estive ed invernali, le settimane di vita comunitaria, le fiaccolate, l'orto dei miracoli, il momento di preghiera dedicato alle donne all'alba del Sabato Santo, la via Crucis 2.0 e la partecipazione alla Giornata Mondiale della Gioventù proprio in Brasile, don Andrea Perego partirà questo novembre per la città di Salvador de Bahia, dove opererà comunque nella realtà giovanile, ma in un contesto ben diverso da quello che abbiamo la fortuna di avere qui. È stato proprio lui a raccontare, in un'altra intervista sempre per Casate Online, come la sua destinazione sia la quarta città più popolata del Brasile, con numerose favelas segnate da problematiche di omicidi, narcotraffico, traffico di organi e prostituzione giovanile.

"Allora mi è capitata questa cosa che ho trovato stana, ovvero che tutti reagissero con grande stupore, mentre io dentro di me sentivo una grande naturalezza, e dicevo: "Ma non è che ho fatto una cosa chissà quanto grande", e anche adesso penso che siano altri quelli che fanno grandi scelte - non sono certo io che faccio la differenza, anzi, qui a Casatenovo devo dire che di gente che dona la propria vita agli altri ne ho conosciuta tanta. Io ho imparato molto da voi e dalla storia di questa comunità: mamma mia, che storia carica di energia che abbiamo!".

E quale modo migliore per ricordare e celebrare i momenti passati insieme e per rendere grazie per tutto ciò che c'è stato di un'ultima, grande messa comunitaria. Durante la funzione, accompagnata da diversi canti e da numerosi momenti in cui la comunità ha fatto sentire la propria vicinanza e la propria gratidudine al sacerdote in partenza, il momento da tutti più sentito è stato proprio quello dell'omelia, che ha assunto un carattere quasi intimo.

"Sono stato confermato nella decisione di non fare la predica dalla seconda lettura. Voi sapete che San Paolo è un tipo un po' megalomane, qui per esempio sta dicendo che lui ha fatto tutto: è un suo vanto aver annunciato il Vangelo, la potenza dei segni e dei prodigi che ha compiuto con la forza dello Spirito parlano per lui, s'è fatto un punto di onore di non annunciare il Vangelo dove era stato già conosciuto, è andato in tutte le direzioni del mondo... Insomma, quando l'ho letto, ho pensato: "Va bene, allora io giro la pagina e inizio dicendo una cosa molto banale", cioè una cosa che mi ha detto un mio prete amico, don Angelo, la prima volta che gli ho detto che c'era questa occasione e possibilità. Da bravo padre spirituale, lui mi ha guardato e mi ha detto: "Ricordati che il merito di questa scelta non è tuo, ma è di Casatenovo". E io credo che sia davvero così, perché se sono arrivato a maturare questa decisione è merito di questi undici anni fatti con voi, è merito delle esperienze che abbiamo condiviso, è merito di ciascuno di voi che siete seduti qua. È questa la riprova che la vita funziona così: non è solo tua, non è una cosa nella quale ti devi chiudere per difendere, ma è una comunità, è una fratellanza universale dentro alla quale siamo tutti - questa cosa il Papa ce la sta dicendo in continuazione. In un periodo come questo che - è innegabile, anche se stiamo uscendo dal Covid - è segnato dall'isolamento, anche di tanti anziani, di tanti giovani, che non hanno più occasioni per frequentarsi né speranze per il futuro, riscoprire che c'è una rete sociale che ci unisce e che le cose che tu hai in realtà te le donano gli altri, credo sia fondamentale. In questi anni penso che l'abbiamo proprio condiviso e sperimentato insieme".

E quale momento migliore in una funzione religiosa, se si parla di doni, dell'offertorio. Bambini, ragazzi e adolescenti della parrocchia hanno infatti portato all'altare numerosi simboli delle esperienze vissute insieme in questi anni e degli auguri che tutta la comunità fa al prete in partenza, per testimoniare anche materialmente la propria gratitudine e l'affetto che, oramai, è diventato indissolubile.

"Andando avanti sempre per immagini, volevo dire che mi ha colpito anche un'altra suggestione, questa volta proveniente dalla prima lettura - gli Atti degli Apostoli - che inizia con una fotografia della prima comunità di Antiochia e dei primi cristiani - non dimentichiamoci che i cristiani hanno iniziato a essere chiamati così proprio ad Antiochia. Gli Atti degli Apostoli recitano così: "C'erano, nella chiesa di Antiochia, profeti e maestri". Sembra una cosa di duemila anni fa, impossibile che capiti ancora, perché i profeti sono tutti morti e di maestri ne abbiamo bisogno ma non ce ne sono più di grandi. In realtà vi devo dire che qui, nella chiesa di Casatenovo, di profeti e maestri ce n'erano molti, e ci sono ancora. Io li ho incontrati: in questi undici anni io, qui, ho visto il Signore. L'ho riconosciuto in tante domande di senso di ragazzi e di giovani, in tante loro ansie, in tante loro problematiche; l'ho riconosciuto nelle storie di tanti malati, di tante famiglie, di tante persone semplici, che magari, senza dire chissà che cosa, hanno testimoniato una vita cristiana profonda: io a Casatenovo ho visto il Signore. Allora la missione per me è davvero un dono che mi fa Dio, ma è anche un dono maturato qui, in questa comunità".

Comunità che, anche grazie a lui, è cresciuta e maturata, si è unita e consolidata. Proprio per questo, al termine della funzione sono stati in molti a manifestare la propria riconoscenza: fra gli altri, anche il Consiglio Pastorale Comunitario, rappresentato da Maria Limonta, ha voluto esprimere un pensiero per il sacerdote in partenza, accompagnato dagli applausi e dalle emozioni dei fedeli.

"Mi viene da buttare lì poi un'altra riflessione, proprio così, a caldo, che riguarda proprio questa dinamica del dono. Io sento proprio che la missione è un dono che mi sta facendo il Signore, è un'occasione per poter scendere ancora più in profondità nel rapporto con Lui. Mi torna in mente, a questo proposito, un'altra cosa che dice sempre e con insistenza Papa Francesco, ovvero che "ciascuno di noi è una missione". Cosa vuol dire? Prima di tutto, significa che dobbiamo farci convertire da Dio. Quando uno pensa di aver conosciuto Dio, è tutto finito, mentre se uno resta disponibile per far sì che Lui continui ad arare il suo cuore, allora quel cuore diventa una missione in cui Dio agisce, parla e opera: io sono una missione. Allora parto prima di tutto perché ne ho bisogno io, perché ho bisogno di essere evangelizzato da Dio. Poi certo, andrò a fare anche tante cose, perché il posto in cui andrò è un po' particolare, ma prima di tutto questa dinamica del dono è importante perché ci fa riscoprire che noi siamo la missione. Nel momento in cui lo capisci non puoi che aprirti al mondo intero, alla Chiesa universale, non puoi che aprire le braccia e chiedere che sia Dio a entrare nella tua vita: il primato è solo Suo, l'azione di grazia viene da Lui".

Non poteva mancare, naturalmente, un pensiero anche da parte del sindaco Galbiati. A nome di tutta l'amministrazione comunale, ma sotto certi aspetti anche secondo un punto di vista intimo e personale, il primo cittadino ha ricordato le numerose e fruttifere collaborazioni fra la Parrocchia e il Comune - tra cui, rimanendo in tema "giovani", gli oratori estivi o i numerosi progetti di integrazione -, che hanno soddisfatto entrambe le parti; ma un pensiero è andato anche ai periodi più bui del mandato (primo fra tutti la pandemia), in cui, citando proprio le parole di Galbiati, "la Parrocchia e il Comune si sono trovati a doversi guardare in faccia e a sostenersi a vicenda, perché era l'unico modo per poter andare avanti".

"Allora mi conforta ascoltare nel Vangelo quello che dice Gesù: "Andate, fate discepoli, battezzate, mandate un missionario", ma soprattutto, "Ecco, io sono con voi fino alla fine del mondo", che in questi giorni sto leggendo in modo un po' diverso dal solito. Frase famossissima che conclude il Vangelo, Gesù dice che ci accompagna sempre nel tempo, ma adesso ho scoperto che ci accompagna anche nello spazio, perché non è stato il Papa a dire che lui viene "dalla fine del mondo"? L'Argentina è solo un po' più in giù del Brasile, quindi adesso vado anche io "fino alla fine del mondo", e Gesù mi accompagna tutti i giorni. Anzi, sono sicuro che come ho visto il Signore a Casatenovo, continuerò a vederlo nella mia vita''.

A concludere, infine, un ultimo grande regalo che la comunità ha voluto fare a don Andrea Perego: innamorato delle poesie di Franco Sironi, poeta dialettale, al termine della funzione è stato proprio lui in persona a leggere la composizione "I radìss", datata 1984, che ha incantato e commosso i presenti. Ma non è finita qui: il testo della poesia è stato anche cantato dal Coro Brianza, le cui voci armonizzate sono riecheggiate per tutta la chiesa.

"Un'altra cosa che volevo dire, e penso possa essere l'ultima, è che in tanti, oltre a mostrarmi il loro stupore, mi stanno manifestando le loro emozioni in questi giorni: in molti mi hanno scritto, mi hanno mandato messaggi, mi hanno dato abbracci e mi hanno mostrato pianti e lacrime - chi mi conosce sa che dico sempre che io non ho amici e non provo sentimenti, ma la cosa con cui vorrei concludere e che ci tengo a dire, anche se sembra banale e scontata, è che vi porterò sempre nel cuore, che in questi anni ho imparato a volervi bene e che spero che questo rapporto di amicizia e di affetto possa continuare, perché è qua che si vede il volto di Dio, e questa cosa dobbiamo annunciarla, dobbiamo farla vedere anche agli altri, perché Cristo ha davvero ancora qualcosa da dire al mondo di oggi e ai tanti giovani che ci sono qui. Allora l'augurio è questo, soprattutto per i più piccoli, per i nostri adolescenti e i nostri giovani, ovvero quello di scoprire che il Signore c'è: basta vederlo, basta accoglierlo, e, una volta che ti accorgi della sua presenza, basta aprirti alla vita e dire "Signore, tu che mi hai donato la vita, prendila e fa' di me ciò che vuoi, e fa' di me uno strumento della tua pace".

Allora ancora auguri per la nuova esperienza di don Andrea: anche noi, siamo sicuri, lo porteremo sempre nel cuore.

G.G.
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