Dolzago: cerimonia per il 4 Novembre, dai bambini un toccante invito alla pace

“Siamo qui oggi, nella Giornata delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale, per ricordare i Caduti di tutte le guerre”: così il sindaco di Dolzago Paolo Lanfranchi in apertura del momento di celebrazione svoltosi quest’oggi presso il monumento in paese, dove la cerimonia per il 4 Novembre è entrata nel vivo dopo la messa in chiesa con la deposizione di una corona di fiori e l'alzabandiera sulle notte dell’Inno di Mameli. Don Walter ha rivolto una preghiera e una benedizione agli Alpini andati avanti, affinché il loro ricordo rimanga sempre vivo nella nostra memoria.




Il 24 maggio del 1945 l’Italia entrava in guerra. In tantissimi partirono per il fronte, e le perdite furono notevoli: le truppe non erano sempre armate e addestrate in modo adeguato. “Seppur vi fosse, tra i vertici politici e militari, la convinzione che l’intervento sarebbe stato di breve durata, che l’Austria-Ungheria sarebbe stata rapidamente costretta alla resa, fu una tragedia immane. La Prima guerra mondiale fu uno dei più sanguinosi conflitti della storia umana. Persero la vita 10 milioni di civili, con un numero sterminato di feriti e di mutilati. Non c’è paese, anche il più piccolo, che non abbia i suoi Caduti. Non c’è famiglia che non abbia una storia da raccontare” ha detto il primo cittadino ricordando i giovani dolzaghesi morti al fronte e invitando i presenti a riflettere sulle grandi guerre che ancora oggi infiammano il nostro mondo. Un sentito ringraziamento è stato poi rivolto alle associazioni del territorio, al Gruppo Alpini e alla Protezione civile per il costante impegno dimostrato verso il paese. 




Presenti alla commemorazione anche i bambini della Scuola primaria, che nel centro della piazza hanno letto alcuni pensieri e riflessioni. “Ogni anno questa Giornata è un’occasione per ricordare i Caduti, i morti di tutte le guerre, che per noi ragazzi sono eventi ormai lontani, che conosciamo solo perché ne leggiamo nei libri o perché raccontati dai nostri nonni. Dobbiamo però riuscire a capire la sofferenza, il dolore e il sacrificio di chi ha perso la vita, così da renderci conto dell’assurdità di questi conflitti. Non esiste litigio che non possa essere risolto con il dialogo, non c’è ingiustizia che richieda la violenza per essere sconfitta. Non c’è nessun motivo per cui la guerra debba ancora prevalere sulla pace”, le dolci parole riecheggiate nella piazza durante la commemorazione.




“Sono sicuro che se i Caduti di ogni Nazione e di ogni tempo potessero esprimere un ultimo desiderio ci chiederebbero di impegnarci, ognuno di noi, perché in ogni altra parte del mondo non venga più versato sangue e si affermi la pace. Mai come in questo momento ne abbiamo bisogno” ha concluso il primo cittadino rivolgendo un pensiero di sentita vicinanza alle vittime della guerra in Ucraina.




La mattinata si è conclusa con le parole di chi il conflito l’ha vissuto in prima persona: Gian Maria Bonaldi, combattente dell’Adamello. “I morti è meglio che non vedano quel che sono capaci di fare i vivi, e la strada storta che sta prendendo il mondo... è meglio che non si accorgano nemmeno che siamo diventati così poveri e tanto miseri che non siamo capaci di volerci bene. No, è meglio che i morti non stiano nella neve e nel ghiaccio e che non sappiano di noi, altrimenti potrebbero pensare di essere morti invano, ed allora si sentirebbero ancora più soli”.
Sa.A.
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