Casatenovo: a trent'anni da Mani Pulite l'ex PM Colombo torna sul tema della corruzione

Trent'anni: tanto è passato da Mani Pulite, un'inchiesta passata letteralmente alla storia poichè capace di portare alla luce il sistema occulto delle tangenti e dei finanziamenti illeciti ai partiti politici. Fra i protagonisti di una pagina giudiziaria ingiallita dal trascorrere del tempo - rimasta tuttavia impressa nella memoria di chi visse quegli anni - c'è il dottor Gherardo Colombo, parte del pool della Procura di Milano (insieme fra gli altri, ad Antonio Di Pietro e Piercamillo Davigo ndr) titolare dell'indagine che mise sottosopra l'intero Paese, ridisegnando la geografia politica italiana.

Gherardo Colombo, ex magistrato e giudice

Difficile raccontare mesi (anzi, anni) fitti di interrogatori ed arresti, ma Colombo ha provato a sintetizzare il senso di quella stagione nell'incontro organizzato nella serata di lunedì presso la sala consiliare del Comune di Casatenovo. Introdotto dal capogruppo di Persone e Idee Fabio Crippa e dalla premessa di Romano Limonta - amico e socio dell'associazione Sulle Regole, fondata dallo stesso ex magistrato - l'ospite ha posto innanzitutto il focus su un tema importante, quello della corruzione.

Romano Limonta

Un fenomeno più che mai attuale, ma allo stesso tempo diverso da quello al centro dell'indagine avviata nel 1992. ''Allora era connessa al finanziamento illecito: per vincere un appalto bisognava pagare'' ha detto Colombo, riferendo la complessità di indagini che molto spesso si basavano sugli accertamenti di conti correnti esteri sui quali confluivano le risorse e sulla falsificazione dei bilanci societari. ''Oggi questo sistema non esiste più: la corruzione è anarchica, dipende dalle persone ed è molto più diffusa di quello che non si pensa. Anche perchè molti episodi non arrivano alla fama nazionale. La corruzione è il risultato di una forma mentis: dal non pagare le tasse, ai rapporti con la pubblica amministrazione che passano attraverso l'acquisto''.

A sinistra il consigliere Fabio Crippa

Una corruzione che non riguardava il sistema degli appalti, ma anche le forze dell'ordine e la magistratura, con arresti che hanno coinvolto esponenti della Guardia di Finanza, solo per fare un esempio. A dimostrazione dell'attualità del fenomeno, la tabella di Transparency International Italia, mostrata da Limonta nel corso dell'incontro: qui il nostro Paese si trova al 56°posto della classifica mondiale secondo i dati 2021 relativi all'indice di percezione della corruzione. Ben più virtuosi di noi, Svizzera, Danimarca, Svezia e Nuova Zelanda solo per citarne alcuni.

A destra la professoressa Caterina Lo Prete

Una stagione gloriosa quella che visse il dottor Colombo, ma non sempre semplice. Osannato e criticato, lui come i colleghi magistrati rimasti per mesi sotto i riflettori della cronaca nazionale. Alla domanda postagli dalla professoressa Caterina Lo Prete, docente di sostegno presso un istituto superiore lecchese e assessore a Bosisio Parini, che ha chiesto all'ospite la sensazione che si prova nel fare qualcosa di utile per la comunità, l'ex magistrato ha risposto così: ''facendo il pubblico ministero ero molto soddisfatto, soprattutto quando si arrivava all'assoluzione delle persone sulle quali stavo indagando. Il mio lavoro è sempre stato molto inclusivo rispetto alla vita delle persone: togliere loro la libertà, non è una cosa da poco. E' una bella responsabilità'' ha proseguito. ''Mi sono spesso chiesto, dove trovo la legittimazione nel togliere un padre al figlio, mandandolo in carcere? Il lavoro del magistrato riguarda la patologia della società''.

Lasciata la Procura prima e il tribunale poi, Gherardo Colombo si è concentrato su un aspetto altrettanto importante, quello della formazione. Ogni anno è impegnato in una serie di incontri con i ragazzi, illustrando non tanto la stagione di Mani Pulite (che molti di loro, anche e soprattutto per età, non conoscono) ma l'importanza delle regole. Su questo argomento il riscontro è più che positivo, con un elevato coinvolgimento.
''Con i giovani è necessario utilizzare un linguaggio che sanno comprendere: le regole non si fanno rispettare imponendo l'obbedienza, bisogna uscire da questa logica. Le regole sono le istruzioni da seguire per essere liberi di poter scegliere. Si rispettano se si trova la giusta motivazione''.

Nel rispondere alle domande del pubblico - incalzato anche dalla sollecitazione di Romano Limonta - Colombo ha affrontato infine il tema delle carceri. ''Vanno resi vivibili'' ha detto. ''Lì ci deve andare solo chi è pericoloso, per gli altri bisogna puntare su pene alternative. Anche perchè la maggior parte di chi esce da un penitenziario, commette nuovi reati. Spesso l'esecuzione della condanna non serve, bisogna puntare su altro'' ha detto l'ospite, rivolgendo un grazie sentito a chi è intervenuto, ricambiato da un applauso altrettanto sincero.
G. C.
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