Costa: percorsi d'arte con un omaggio a Pierpaolo Pasolini
Grandissimo successo di pubblico a Costa Masnaga al doppio evento culturale su Pasolini all'interno della rassegna "i colori dell'autunno" e "percorsi d'arte" nella giornata di sabato 19 novembre. Il pomeriggio è iniziato con lo spettacolo "omaggio a Pasolini" presso il Costaforum, seguito dalla inaugurazione della mostra collettiva "passione" presso lo spazio espositivo della vicina biblioteca comunale.
L'evento, organizzato dall'assessorato alla cultura guidato da Anna Cazzaniga, che ha affidato la direzione artistica a Paolo Parente, ha inteso celebrare la poliedrica figura di Pier Paolo Pasolini in occasione del primo centenario della sua nascita. Pier Paolo Pasolini è stato scrittore, regista, sceneggiatore, attore e drammaturgo, ma soprattutto un grande poeta. Fu così culturalmente versatile, che si distinse in numerosi campi, anche come pittore, romanziere, linguista, traduttore e saggista.
Soprattutto la sua passione fu quella di essere un attento osservatore dei cambiamenti della società italiana e anche per questo suscitò spesso forti polemiche e accesi dibattiti per la radicalità del suo giudizio negativo nei riguardi della nascente società dei consumi.
All'evento a cui, oltre allo stesso Parente hanno partecipato l'ensemble Juvenilia, diretto da Cristina Folli e Manuela Nicolini che ha letto alcune poesie di Pasolini è seguita l'inaugurazione della mostra Passione.
Sono dodici gli artisti che nel trattare il tema Passione hanno partecipato con entusiasmo a questo giusto omaggio collettivo e celebrativo dedicato al grande poeta e artista Pier Paolo Pasolini:
BRUNO BIFFI con le sue ossidazioni astratte incise con una particolare tecnica calcografica personale, che utilizza lastre di ferro e che permette di ottenere un’espressiva scala di neri e di grigi, in una potente scrittura creativa, carica di mistica emozione.
FRANCESCA BRIVIO con le sue pitture appassionate in una vera e propria esplosione di energia carnale, che investe corpi, movimenti e sfondi: opere sensuali, turbini di materia pittorica in divenire, con un’apertura al sublime.
ELVIRA ELIA con i suoi dipinti accurati, non lontani dal virtuosismo fiammingo, il suo studio della ritrattistica da Leonardo in poi, e il saper mettere a confronto la realtà con la sua visione personale.
PIETRO GALBUSERA con le sue vedute informali che ricordano il Monet delle Ninfèe o le Brianze di Morlotti, in un’astrazione che non è per niente contraria alla Natura, in una sorta di pittura neo-macchiaiola e visionaria, generosa di luce.
CINZIA GILARDI con le sue immagini gestuali, che attratta dal tema della mostra, ha dipinto un’opera proprio per questa collettiva. Opera che, come le sue altre, è una sintesi minimalista tra colore e non-colore, tra grafica e pittura, tra ricordo e presente.
FABRIZIO MARTINELLI con le sue trasparenze concettuali, anch’ egli arrivato a realizzare appositamente un’opera per questa collettiva, che, come suo solito, è un’installazione di vari materiali
alternativi, con un risultato di esplosivo colore.
ANTONIO MELCHIORRE con le sue materie drammatiche, dense di tensione pauperistica, di un misticismo francescano, che riparte in modo spontaneo dall’alterazione formale e fisica del materiale di un Burri o dal minimalismo di uno Scarpitta.
PAOLO PARENTE con i suoi quadri selvaggi di uno dei suoi periodi artistici, quello neo-espressionista, tra il figurativo e l’astratto, in cui si avvicendano figure, colori e gestualità dai tratti barbarici, nel desiderio febbrile di libertà.
ROCCHINA ROSAMILIA con i suoi personaggi misteriosi che sembrano scaturire da un travaglio psicologico, dall’inquietudine intrigante della maschera e del suo doppio sogno, in un gioco di simbologie provenienti da dimensioni altre.
GIOVANNI RUGGIERI con le sue figure fuse nel colore, che risultano come delle apparizioni ricche di sentimento, in cui le figure femminili vengono rappresentate con tinte libere, che le rendono magiche creature.
SCEGLE con i suoi ricami Zen nel suo prezioso tessuto visivo, in cui ciò che è vero e che è dipinto si fondono insieme in immagini musicali, delicate, silenziose, raffinate e che verrebbe voglia di decifrare come epigrafi di una lingua lontana.
ALESSANDRA VAGHI, con le sue mitologie nordiche raccontate spesso in grande formato, con una rara forza pittorica dal carattere neo-caravaggesco, in cui si recupera la magia e l’archetipo che riguardano il destino dell’umanità.
FRANCESCA BRIVIO con le sue pitture appassionate in una vera e propria esplosione di energia carnale, che investe corpi, movimenti e sfondi: opere sensuali, turbini di materia pittorica in divenire, con un’apertura al sublime.
ELVIRA ELIA con i suoi dipinti accurati, non lontani dal virtuosismo fiammingo, il suo studio della ritrattistica da Leonardo in poi, e il saper mettere a confronto la realtà con la sua visione personale.
PIETRO GALBUSERA con le sue vedute informali che ricordano il Monet delle Ninfèe o le Brianze di Morlotti, in un’astrazione che non è per niente contraria alla Natura, in una sorta di pittura neo-macchiaiola e visionaria, generosa di luce.
CINZIA GILARDI con le sue immagini gestuali, che attratta dal tema della mostra, ha dipinto un’opera proprio per questa collettiva. Opera che, come le sue altre, è una sintesi minimalista tra colore e non-colore, tra grafica e pittura, tra ricordo e presente.
FABRIZIO MARTINELLI con le sue trasparenze concettuali, anch’ egli arrivato a realizzare appositamente un’opera per questa collettiva, che, come suo solito, è un’installazione di vari materiali
alternativi, con un risultato di esplosivo colore.
ANTONIO MELCHIORRE con le sue materie drammatiche, dense di tensione pauperistica, di un misticismo francescano, che riparte in modo spontaneo dall’alterazione formale e fisica del materiale di un Burri o dal minimalismo di uno Scarpitta.
PAOLO PARENTE con i suoi quadri selvaggi di uno dei suoi periodi artistici, quello neo-espressionista, tra il figurativo e l’astratto, in cui si avvicendano figure, colori e gestualità dai tratti barbarici, nel desiderio febbrile di libertà.
ROCCHINA ROSAMILIA con i suoi personaggi misteriosi che sembrano scaturire da un travaglio psicologico, dall’inquietudine intrigante della maschera e del suo doppio sogno, in un gioco di simbologie provenienti da dimensioni altre.
GIOVANNI RUGGIERI con le sue figure fuse nel colore, che risultano come delle apparizioni ricche di sentimento, in cui le figure femminili vengono rappresentate con tinte libere, che le rendono magiche creature.
SCEGLE con i suoi ricami Zen nel suo prezioso tessuto visivo, in cui ciò che è vero e che è dipinto si fondono insieme in immagini musicali, delicate, silenziose, raffinate e che verrebbe voglia di decifrare come epigrafi di una lingua lontana.
ALESSANDRA VAGHI, con le sue mitologie nordiche raccontate spesso in grande formato, con una rara forza pittorica dal carattere neo-caravaggesco, in cui si recupera la magia e l’archetipo che riguardano il destino dell’umanità.